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RAPPORTO TRA ENERGIA VITALE E ASTROLOGIA NELLO YOGA CLASSICO

  Per “Yoga Classico” noi intendiamo l’insieme di insegnamenti provenienti dalle venti yoga Upaniṣad e da una serie di testi scritti dal II al XV secolo d.C. Non tutti questi “manuali di istruzione” sono scritti in sanscrito: molti sono in Tamil, alcuni - poi tradotti in sanscrito in epoca moderna – erano in Rajasthani o Gujarati (Gujjar Bhakha), altri ancora –quelli diffusi in Tibet e Nepal dai maestri del Nord dell’India in fuga dalle invasioni islamiche - in una sorta di “sanscrito spurio” mescolato al tibetano. Si tratta di testi che colpiscono per la loro essenzialità e per i continui collegamenti con l’astronomia/astrologia indiana, lo āyurveda, la danza e le arti marziali indiane, tanto da far quasi sospettare l’esistenza i un’unica fonte di conoscenza. Ecco per fare alcuni esempi alcuni brani di un testo del X secolo : […] Lo yogin dovrà quindi eseguire il controllo del soffio vitale […] che spira per le vie della Luna, del Sole e di Rāhu […]. Le vie del Sole, della Luna...

PRĀṆĀYĀMA

  PRĀṆĀYĀMA   Il terzo passo dello Ṣaḍan ̇ gayoga – Prāṇāyāma - è il controllo dei soffi vitali intesi come veicolo della mente, e il suo scopo è quello di interrompere la circolazione delle energie nei due canali laterali ( Rasanā a destra e Lalanā a sinistra) per immetterle nel canale di centro ( Avadhu ̄ ti ̄ ). Occorre tener conto del fatto che con l a parola Pr ā ṇ a si indicano sia l’energia vitale in generale, sia l’insieme dei soffi vitali o V ā yu , sia uno specifico soffio vitale. Si legge ad esempio nel versetto 95 del Vivekac ū ḍ ā ma ṇ i , un trattato medioevale attribuito a Ādi Ś an ̇ karācārya : Lo stesso prāṇa diviene prāṇa, apāna Vyāna, udāna, samāna in accordo alle loro funzioni [o secondo le modificazioni che subisce] come [avviene per] l'oro, per l'acqua. [1]   Con la parola prā ṇ a – unita ad ahar ( अहर् ), che significa giorno - si indica anche la circolazione dei soffi vitali “diurna” - una circolazione in teoria controllab...

PATANJALI, IL FRATELLO DI KRISHNA

  Patañjali, il fratello di Kŕṣṇa. Una delle più antiche edizioni dello Y.S. è quella pubblicata a Pune nel 1947, Ānandāśramamudraṇālaye 1904 (Ānandāśrama Sanskrit Series, 47), con il titolo: "Yogasutra with Bhasya (Pātañjalayogaśāstra) Based on the edition by Kāśinātha Śāstrī Āgāśe" Si tratta di un testo di grande interesse che invito i miei colleghi a scaricare e/o copiare [ https://gretil.sub.uni-goettingen.de/gretil/1_sanskr/6_sastra/3_phil/yoga/patyogbu.htm ] Trai motivi di interesse, secondo me, c'è l'invocazione a Patañjali, dedicata, pare, da Vyāsa, agli "studenti" [...]. L'invocazione attribuita a Vyāsa esordisce con una affermazione abbasyanza generica, ovvero "[Sia lode a] colui che si incarna in molteplici forme [...]". Tra queste molteplici forme, secondo Vijñānabhikṣu (XVI secolo d.C.), c'è anche Balarāma, il fratello maggiore di Kŕṣṇa. Già questo potrebbe essere fonte di riflessioni intriganti, ma la cosa più importante,...

YOGA SUTRA - IL POTERE DEGLI OGGETTI (3.14)

  3.14 è un altro di quei versetti in cui risulta evidente l'impossibilità di comprendere Yoga Sutra senza leggere il commento di Vyāsa. Credo che con tutta la buona volontà immaginabile nessun praticante potrenbbe arrivare a comprendere 3.14 senza leggere le spiegazioni. Anche perchè si fa uso di termini , come dharma o śānta, che solitamente vengono tradotti in modi affatto diversi: qui dharma significa "qualità", nel senso di "potere" insito in un particolare oggetto o gruppo di oggetti: il Dharma dell'argilla ad esempio è il vaso, o la statua o il bicchiere; śānta invece rappresenta ciò che "tramonta" ciò che è "passato". Un'altra cosa importante è l'assoluta necessità di conoscere il Sāṃkhya: senza la conoscenza dei 25 principi e delle relazioni tra Suono, orecchio, Spazio ecc. questo versetto - e tutto lo Yoga Sutra - sarà completamente incomprensibile. 3.14: शान्तोदिताव्यपदेश्यधर्मानुपाती धर्मी ॥३.१४॥ In caratteri latini: ś...

KAṆĀDA E LA FILOSOFIA VAIŚEṢIKA - Il Problema della Devozione

Il titolo di questo Post è volutamente provocatorio, non credo assolutamente che la Via della Devozione rappresenti un problema, ma utilizzando esclusivamente, o quasi, la fede come strumento di conoscenza, si rischia di non comprendere perfettamente o addirittura di travisare alcuni insegnamenti tradizionali, compresi, ovviamente, quelli di Patañjali.  Il problema dell'utilizzazione esclusiva o quasi dello strumento di conoscenza della fede mi è balzato agli occhi cercando di interpretare gli aforismi 3.44, 3.45 e i relativi commenti che si riferiscono, dichiaratamente, agli insegnamenti del Vaiśeṣika di Ka ṇ āda. Vaiśeṣika, da Viśeṣa ( विशेष , "particolarità", "diversità", "carattere distintivo") è una delle sei scuole filosofiche ortodosse indiane, e si basa su una serie di concetti che sembrano fare a pugni con la Via della devozione: per Ka ṇ āda ciò che è reale nell'Universo deve essere innanzitutto godibile, percepibile, e può essere ridotti...