Mi affascina il potere delle parole, lo ripeto spesso. A volte la consuetudine, o l'ignoranza, ne nasconde il significato originale, ma prima o poi il senso nascosto fa capolino, come un affresco antico che rinasce alla bellezza tra le crepe dell'intonaco. Prendi " afrore ": "odore acuto e penetrante, come quello del mosto in fermentazione o del sudore del cavallo", dice il dizionario, ma basta una goccia di fantasia per vedere il bosco di Afrodite, e la corsa folle della Dea, le cosce snelle insanguinate dai rovi, ad abbracciare Adone, ferito a morte. Afrore è l'odore acre del cinghiale assassino. Afrore è il profumo del muschio su cui giace l'Amato. Afrore è il sudore della Dea impazzita, che volle farsi Donna. Il profumo della Dea, in fondo questo significa " afrore ". Anche la parola indiana Chidambaram potremmo tradurla con "Profumo della Dea" (vedo già i miei amici sanscritisti sobbalzare sulla sedia...)...
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