स्थिरसुखमासनम् ॥२.४६॥
in caratteri latini:
sthirasukhamāsanam ||2.46||
ovvero:
sthira-sukham āsanam.
Esaminando parola per parola avremo:
sthira, aggettivo, radice verbale "sthā" (in piedi), ha il significato di "stabile";
sukham, nominativo neutro singolare, dal prefisso "su" che significa "buono", "piacevole", godibile" e dal sostantivo neutro "kha", che significa "vuoto", "cielo"," foro", mozzo della ruota" e, nel tantra il "vuoto creativo della vagina della Dea", ha il significato di "piacevole", "che provoca godimento";
āsanam, nominativo singolare, formato dalla radice verbale "ās" che significa "sedersi" e dal suffisso "ana" che è un suffisso neutro "Kr̥t" (o qualcosa del genere...) che indica "un'azione", "l'agire". āsana significa quindi "postura", "seggio", "posizione".
Spesso la parola "sukha" viene tradotta con "comodo", anzichè con "piacevole", ad ogni modo il versetto è assai semplice da interpretare, abbiamo infatti:
stabile-piacevole-āsana;
dove āsana - posizione - indica una delle posizioni che Vyasa elenca nel suo commento al versetto 2.46 (cfr. traduzioni di Ganganath Jha e di Rama Prasad): "Le posizioni principali sono) come segue (tad yathā): Padmāsana (padmāsanam) , Vīrāsana (vīrāsanam) , Bhadrāsana (bhadrāsanam) , Svastika (svastikam) , Daṇḍāsana (daṇḍāsanam) , Sopāśraya (sopāśrayam) , Paryaṅka (paryaṅkam) , Krauñcaniṣadana (krauñcaniṣadanam) , Hastiniṣadana (hastiniṣadanam) , Uṣṭra-niṣadana (usṣṭraniṣadanam) (e) Samasaṁsthāna (sama-saṁsthānam) . (Quando quelle posture sono) salde (sthira) (e) piacevoli (sukham) , e (ca) (possono essere tenuti) a volontà (yathāsukham) , (sono conosciute come vere posture yogiche) , e così via (iti-evam-ādi iti) ||46||
Nel versetto successivo - prayatnaśaithilyānantasamāpattibhyām - che magari esamineremo nei prossimi giorni - viene spiegato ancora meglio come praticare gli āsana.
Un'ultima considerazione riguarda il termine āsana, che indica solitamente la postura o il seggio su cui si siede il maestro, ma in questo caso, secondo Vyasa, Shankara e Vachaspati Misra, indica una o più delle posture che in passato si ritenevano fondamentali, ovvero Padmāsana, Vīrāsana, Bhadrāsana, Svastikāsana, Daṇḍāsana ecc.
Puntualizzo questo concetto - che per me è autoevidente - perchè ultimamente alcuni giovani praticanti che interpretano entusiasticamente il ruolo di missionari dello Yoga Sutra, hanno cominciato a divulgare una interessante teoria in base alla quale gli āsana sarebbero un qualcosa che appartiene alla mente e all'immaginazione e non al corpo nel suo insieme.
Questa interessante e soprendente teoria credo possa derivare dall'interpretazione degli āsana fatta dalla teosofa Alice Bailey ai primi del '900 in un testo dedicato allo Yoga Sutra ( titolo originale in italiano - ma ci sono varie versioni - La Luce dell'Anima - Yoga di Patanjali commentati da A. Bailey) nel quale le posture sarebbero un"atteggiamento mentale" o una visualizzazione; é un'interpretazione bizzarra, che nessuno dei commentatori e traduttori che ho studiato ha mai preso in considerazione, ovvero, oltre ai già citati Vyasa, Shankara ecc.) Vivekananda, Hariharananda Aranya, Vyasa Houston, Tainmi, Barbara Miller, swami Sacchidananda, James Haughton Woods, James R. Ballantyne, Paul Deussen, Ronald Steiner....per citare solo, tra quelli che ho consultato, coloro le cui traduzioni si possono scaricare gratis sul web.
Come è possibile che qualcuno abbia pensato che posture di cui parla Vyasa nel commento allo Yoga Sutra siano "una roba mentale"?
Proprio non so....un'ipotesi potrebbe essere questa: qualcuno che non sa bene il sanscrito - come la Bailey che credo non lo conoscesse - ha confuso la parola आसन, che nello Yoga significa senza possibilità di dubbio "postura", con la parola असन che potrebbe indicare anche un'offerta al dio e un atteggiamento mentale di preparazione all'offerta a dio
आसन e असन sono quasi uguali, vedete?
Solo che c'è una stanghettina in più....e il non vederla potrebbe essere un piccolo veniale errore di distrazione che finisce per trasformare una postura fisica in un "luogo mentale".
Ovviamente la mia è solo un'ipotesi, ma la trovo divertente.
Come dicevo nel precedente post, prima di pensare di spargere urbi et orbi la sua personale interpretazione di Yoga Sutra, un testo studiato da secoli, un giovane, per pratica, ricercatore entusiasticamente immerso nel ruolo di missionario dello Yoga Autentico, come se ne vedono in giro in questo periodo - per fortuna aggiungerei - dovrebbe armarsi di pazienza, studiare un pochino le interpretazioni precedenti, i commentari e le regole base del sanscrito.
Giacchè l'illusione della conoscenza fa più danni dell'ignoranza, anche se si è in buona fede.
Un sorriso,
P.
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