स्थूलस्वरूपसूक्ष्मान्वयार्थवत्त्वसंयमाद्भूतजयः
॥४४॥
sthūla-svarūpa-sūkṣmānvayārthavattva-saṁyamād bhūta-jayaḥ ॥44॥
3.44. Si ottiene la padronanza sugli elementi (bhūtajayaḥ) facendo saṁyama sui
loro aspetti grossolani (sthūla), generali (svarūpa)[1], sottili (sūkṣma)[2],
sull’inerenza [dei guṇa] (anvaya)[3] e
sulla “finalità” (arthavattva)[4]
[ovvero sullo scopo degli elementi][5].
ततो ऽणिमादिप्रादुर्भावः कायसंपत्तद्धर्मानभिघातश्च ॥४५॥
tato 'ṇimādi-prādurbhāvaḥ kāya-saṁpat tad-dharmānabhighātaś ca ॥45॥
3.45. Da questo (tatas) [ovvero dal fare saṁyama sugli aspetti grossolani, generali, sottili etc. degli elementi] insorgono (prādurbhāvaḥ) [per primo] (ādi) il potere di diventare piccoli come un atomo(aṇimā)[6], la perfezione del corpo (kāya sampad)[7] e ( ca) il non impedimento alle caratteristiche fondamentali (dharmanabhighātaḥ)[8] [degli elementi][9].
रूपलावण्यबलवज्रसंहननत्वानि कायसंपत् ॥४६॥
rūpa-lāvaṇya-bala-vajra-saṁhananatvāni kāya-saṁpat ॥46॥
3.46. La perfezione del corpo (kāya sampad) [consiste] nella bellezza (rūpa), nella grazia (lāvaṇya)[10], nella forza (bala) (e) nell’essere solidi come un diamante (vajra)[11].
[1] Svarūpa (स्वरूप) significa “propria forma”, propria natura”, in questo caso, secondo il
commento di Vyāsa, va interpretato come “caratteristiche generali” o,
meglio, “proprietà distintive”: il calore, ad esempio, è una “caratteristica generale”
del Fuoco, l’onnipresenza è una caratteristica generale dello Spazio ecc.
[2] Con sūkṣma (सूक्ष्म), “sottile”, si intendono qui i tanmātra (तन्मात्र), ovvero suono, tangibilità,
luce, sapore e odore.
[3] Anvaya (अन्वय)
si riferisce a una “discendenza, razza, lignaggio o
famiglia”, ma in questo caso, sulla base del commento di Vyāsa ho
tradotto con “inerenza”, come nella traduzione di Swami Prabhavananda:
3.44. (3.45). By making saṁyama on the gross and subtle forms of the
elements on their essential characteristics and the inherence of gunas in them,
and on the experiences, they provide for the individual, one gains mastery of
the elements.
Per comprendere l’uso che si fa della parola anvaya in questo
versetto occorre far riferimento a 3.13 e 3.14 e alla relativa spiegazione dei
concetti di dharma e dharmī; semplificando si può dire che ciò che è formato dagli stessi
elementi è caratterizzato dai medesimi processi trasformativi e quindi può
creare un gruppo o un “aggregato”
[4] Arthavattva (अर्थवत्त्व) significa letteralmente “significato”, “importanza”; ma
in questo caso va inteso come “intenzionalità”: sia gli elementi sia i guna hanno
uno “scopo” una finalità sulla quale lo yogi pratica il saṁyama.
[5] Traduzione di
I. K. Taimni:
3.44. (3.45). Mastery over Panca Bhutas by
performing saṁyama on their gross, constant, subtle, all-pervading and functional
states.
Traduzione di Swami Vivekananda:
3.44. (3.45). By making saṁyama on the elements, beginning with the gross,
and ending with the superfine, comes mastery of the elements.
[6] Aṇimā (अणिमा) – il potere di diventare
piccoli come un atomo - è la prima (ādi) a manifestarsi tra le otto realizzazioni o poteri siddhi (सिद्धि) dello Yoga; vedi ad esempio:
-
Brahmāṇḍa-purāṇa I. 2. 39; II. 29.82; III. 3.65; 36.17; 67.16;
-
Vāyu-purana
2.39; 13.3; 57.76; 92.15.
Esistono diversi
elenchi delle otto siddhi, ma per ciò che riguarda il versetto 3.45 dello Yoga
Sūtra, in genere ci
si attiene al seguente elenco:
1.
Aṇimā: capacità di
diventare piccolo come un atomo
2.
Mahimā: capacità di diventare enorme;
3.
Laghimā: capacità di diventare molto leggero;
4.
Garimā: capacità di diventare molto pesante;
5.
Prāpti: capacità di realizzare qualsiasi;
6.
Prakāmya : capacità di andare ovunque;
7.
Īśita: capacità di controllare gli elementi e le forze
della natura;
8.
Vaśita: capacità di esercitare un’influenza su chiunque.
[7] Saṃpad (संपद्) significa “ricchezza”, “prosperità”,
“eccellenza”. Nelle traduzioni di questo versetto e del successivo viene reso
spesso con “perfezione”.
[8]“Libertà dagli
impedimenti rappresentati dalle caratteristiche fondamentali (dharmanabhighātaḥ)”
si riferisce alle caratteristiche generali degli elementi definite svarūpa in 3.44, a significare che per il corpo dello yogi “il calore del Fuoco”, “la
durezza della Terra” o “la velocità dell’Aria” non rappresentano - più – impedimenti”.
[9] Traduzione di
I. K. Taimni:
3.45. (3.46). Thence the attainment of the
Animan etc., perfection of the body and the non-ostruction of its functions (of
the body) by the powers (of the elements).
Traduzione di
Swami Vivekananda:
3.45. (3.46). From that comes minuteness, and the rest of the
powers, “glorification of the body” and indestructibleness of the bodily
qualities.
[10] Lāvaṇya (लावण्य) significa sia “salato”, “salinità”,
sia “grazia”, “bellezza” e “fascino”.
[11]
Traduzione di I. K. Taimni:
3.46. (3.47). Beauty, fine complexion, strength, and
adamantine hardness constitute the perfection of the body.
Traduzione di
Swami Vivekananda:
3.46. (3.47). The glorifications of the body are beauty,
complexion, strength, adamantine hardness.
Commenti
Posta un commento