[…] saṃkhittena pañcupādānakkhandhā
dukkha.
Che
potremmo così tradurre:
In breve, la sofferenza nasce dall’attaccamento ai
cinque aggregati[1].
I cinque aggregati”, skandha in
sanscrito e kandha in pāli, sono:
1.
Rūpa, in pāli rūpa (forma);
2.
Vedanā, in pāli
vedanā (sensazione/consapevolezza
della sensazione);
3.
Saṃjñā, in pāli
saññā (Percezione/nome/cognizione/
capacità di afferrare le caratteristiche distintive);
4.
Saṃskāra,
in pāli
saṅkhāra (conformazione/contenuti
psichici);
5.
Vijñāna, in pāli viññāṇa (coscienza).
Il primo skandha (kandha) è rūpa che
traduciamo con forma, ma occorre fare attenzione a non confonderlo con rūpa
inteso come insieme degli oggetti di percezione.
Rūpa, per Buddha, è tutto ciò che, essendo formato dai
cinque mahā bhūta (i quattro “grandi elementi”, Terra, Acqua, Fuoco e Aria più lo
Spazio che li limita) può essere percepito dai sei sensi, ovvero vista, udito,
olfatto, gusto, tatto e mente.
In pratica tutto ciò che è materia ed energia ed è
percepibile dai sensi è rūpa.
Quando invece si parla di rūpa skandha (rūpakkhandha),
si intende una specie di deposito o serbatoio (skandha significa
propriamente “mucchio”, “aggregato”), una specie di gigantesco archivio di “impressioni
mentali”.
Per creare un’impressione mentale non è sufficiente,
infatti, che un’oggetto o un fenomeno vengano percepiti ma devono essere, per
così dire, attenzionati: se ad esempio passa un aereo mentre sono assorto nella
contemplazione di un tramonto, nonostante l’aereo vengo percepito dalle mie orecchie
e dai miei occhi, non entrerà nel Rūpa skandha.
Rūpa skandha (rūpakkhandha)
non è quindi qualcosa
di materiale, ma è una specie di gigantesco archivio contenente:
1. Le impressioni mentali di qualcosa che si è
sperimentato nel passato (in pāli atita rūpa);
2. Le impressioni mentali di qualcosa che ci si
aspetta di sperimentare in futuro (in pāli anāgata rūpa);
3. Le impressioni mentali di qualcosa che si sta
sperimentando (in pāli paccuppanna rūpa)[2].
Gli atita rūpa sono
impressioni relative ad oggetti percepiti nel passato di questa vita o, per chi
crede alla reincarnazione, nelle vite precedenti; per cui non sono rūpa fisici,
«sono solo ricordi di rūpa esistiti nel passato»[3]; per fare un esempio i miei
nonni morti quando ero un bambino sono ancora presenti nella mia mente, ma di
fatto, fino a prova contraria, non esistono più.
Se gli atita rūpa sono
impressioni di oggetti di percezione che “sono esistiti”, gli anāgata
rūpa sono impressioni mentali «che non comportano neppure un vero rūpa»[4]; per fare un esempio
io posso immaginare la forma, le dimensioni e il colore di un’auto che vorrei
acquistare in futuro, ma che non esiste e potrebbe non esistere mai.
I paccuppanna rūpa, infine,
sono effettivamente i rūpa percepiti nel momento presente, ma «vanno
a rientrare nella categoria degli atita rūpa in una frazione di secondo»[5], giacché l’impressione
mentale è sempre successiva alla percezione.
[1] Alcuni
propongono di tradurre upādāna con “tendenza a stare vicino”, e questo potrebbe
portarci a intendere “l’attaccamento” in maniera diversa dalla maggior parte
delle interpretazioni. Vedi: https://puredhamma.net/key-dhamma-concepts/five-aggregates-pancakkhandha/panca-upadanakkhandha-introduction/
[2] Vedi: https://puredhamma.net/key-dhamma-concepts/five-aggregates-pancakkhandha/difference-between-physical-rupa-and-rupakkhandha/
[3] Vedi: https://puredhamma.net/key-dhamma-concepts/five-aggregates-pancakkhandha/difference-between-physical-rupa-and-rupakkhandha/
[4] Vedi: https://puredhamma.net/key-dhamma-concepts/five-aggregates-pancakkhandha/difference-between-physical-rupa-and-rupakkhandha/
[5] Vedi: https://puredhamma.net/key-dhamma-concepts/five-aggregates-pancakkhandha/difference-between-physical-rupa-and-rupakkhandha/
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