"Il processo della conoscenza" - diceva tempo fa il mio amico e mentore Andrea Pagano - "consiste nell'accedere a sempre nuovi livelli di incompetenza".
Si tratta di una verità autoevidente che nell'ambito dello yoga è del mercato della spiritualità in genere, è talvolta difficile da accettare; soprattutto da parte di coloro che, dopo aver avuto delle esperienze estremamente formative - come l'aver ricevuto insegnamenti da maestri riconosciuti di scuole orientali o l'aver esperito (o creduto di esperire) ciò che nello yoga viene chiamato Samadhi Savikalpa o "risalita di Kundalini " - si trovano o si pongono a capo di gruppi di ricercatori o di praticanti.
Il fascino esercitato su un numero più o meno vasto di persone ha spesso l'effetto di una droga e, se non si è ben "centrati" si rimane vittime delle scariche di endorfine prodotte dalla sensazione di potere legata indissolubilmente alla consapevolezza di interpretare il ruolo del maestro più o meno illuminato.
Nel caso in cui la vita, generosamente, offra a questi - spesso autonominati - maestri veri o presunti, l'occasione di affinare la propria conoscenza, accade di sovente che siano restii ad accettare l'invito ad "accedere ad un nuovo livello di incompetenza" . Questa resistenza conduce di solito al vano tentativo di attaccarsi al passato e ha talvolta come risultato la creazione di rapporti di dipendenza reciproca con adepti o discepoli - anche loro spesso autonominati - inquadrati in Gruppi, Cenobi, Centri, Istituti ....il cui fine non sarà più la conoscenza intesa come Ricerca della Verità, ma il perpetuarsi di un'illusione, il risveglio dalla quale potrebbe essere assai doloroso.
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