Passa ai contenuti principali

Sai Baba di Shirdi e il Chiloom d'Erba





Il 15 ottobre 1918, Sai Baba di Shirdi accese un chiloom d'erba, lo passò ad uno dei suoi discepoli (quello che stava alla sua destra, i chiloom di solito si fanno girare in senso antiorario) e, ridendo, gli poggiò la testa sulla spalla.
Poi più nulla.
Morì così uno degli yogin indiani più amati di tutti i tempi, con un tiro d'erba e una risata.

Sai Baba era un burlone: per insegnare l'elasticità mentale, nascondeva il maiale nel cibo che condivideva con vegetariani e musulmani.

Voleva dimostrare loro che Dio è ovunque e che la possibilità della realizzazione non dipende certo dalla qualità e dalla quantità del cibo ingerito.
Che storia...Quando me l'hanno raccontata non credevo alle mie orecchie.

Per un periodo non breve della mia vita ho curato l'alimentazione in maniera quasi nevrotica;on ero Vegano (mangiavo il parmigiano una volta la settimana e qualche volta inzuppavo la frutta fresca e il miele nello yogurt), ma per, almeno quattro, forse cinque anni mi sono rifiutato di avvelenare il mio corpo con cibi industriali, con grassi idrogenati e soprattutto con "cadaveri",come chiamavo allora le bistecche, il prosciutto di Parma o il coniglio alla cacciatora.

Scoprire che Sai Baba di Shirdi, yogin realizzato, considerato da Islamici e Hindu una incarnazione dell'Amore, fumava erba e costringeva i suoi allievi a cibarsi di carne di porco mi fece l'effetto di un ceffone o di un unghia scheggiata che graffia, insieme, la lavagna e le sinapsi.

Spesso, per ciò che riguarda lo yoga, anziché studiare i testi, confrontando il più possibile varie interpretazioni e traduzioni, tentiamo di adeguare le parole e gli insegnamenti dei maestri alle nostre credenze o, peggio, mettiamo la firma di quei maestri in calce alle nostre riflessioni.

Altre volte, parandosi dietro lo scudo della devozione, abbracciamo una particolare interpretazione senza prenderci la briga di controllare cosa davvero avesse detto quel tal maestro o cosa ci sia scritto nel tal testo originale (cosa che in tempi di internet e vocabolari on line, sarebbe piuttosto agevole, basterebbe "un clickino").
Non so se questo sia un bene o un male.

Di certo alcune credenze moderne si sono ormai sostituite alle verità storiche e se Yogi e Maestri del passato sentissero quanto oggi si racconta di loro probabilmente stenterebbero a riconoscersi, o magari si sbellicherebbero dalle risate.

Le credenze più diffuse riguardano, appunto, l'alimentazione e la sessualità dei maestri e degli yogin antichi:
per la maggior parte dei praticanti di yoga la dieta vegetariana o vegana e l'astinenza o la continenza sessuale sono condizioni imprescindibili per raggiungere la Realizzazione, la Quiete (con la Q maiuscola) o comunque una superiore consapevolezza. poi vai a leggere le biografie dei maestri, i racconti puranici, o gli inni dei veda e ti scontri con storie di scorpacciate di carne e pesce, sbronze epiche, amori clandestini e figli illegittimi...e cominci a farti delle domande.





Commenti

Post popolari in questo blog

IL TIZZONE ARDENTE

Mandukyakarika, alatasànti prakarana  45-50, 82 ; traduzione di  Raphael : "E' la coscienza - senza nascita, senza moto e non grossolana e allo stesso modo tranquilla e non duale - che sembra muoversi ed avere qualità Così la mente/coscienza è non nata e le anime sono altre-sì senza nascita. Coloro i quali conoscono ciò non cadono nell'errore/sofferenza. Come il movimento di un tizzone ardente sembra avere una linea dritta o curva così il movimento della coscienza appare essere il conoscitore e il conosciuto. Come il tizzone ardente quando non è in moto diviene libero dalle apparenze e dalla nascita, cosi la coscienza quando non è in movimento rimane libera dalle apparenze e dalla nascita. Quando il tizzone ardente è in moto , le apparenze non gli provengono da nessuna parte. Né esse vanno in altro luogo quando il tizzone ardente è fermo, né ad esso ritornano. Le apparenze non provengono dal tizzone ardente a causa della loro mancanza di sostanzialità. Anche nei...

IL SIGNIFICATO NASCOSTO DEI MANTRA - OM NAMAḤ ŚIVĀYA

Alzi la mano chi non ha mai recitato un mantra indiano o tibetano senza avere la minima idea di cosa significasse. C'è addirittura una scuola di pensiero che invita ad abbandonarsi al suono, alla vibrazione e ad ascoltare con il cuore. Il personale sentire viene considerato un metro di giudizio assai più affidabile della razionalità, e l'atteggiamento più comune, nell'approccio alla "Scienza dei mantra è il " Che mi frega di sapere cosa vuol dire? L'importante è che mi risuoni! ". Devo dire che ci sta. Tutto nell'universo è vibrazione e ovviamente quel che conta è il risultato. Se uno recita 108 volte Om Namaha Shivaya senza sapere che vuol dire e poi si sente in pace con il mondo, va bene così. Anzi va MOLTO bene! Ma bisogna considerare che nei testi "tecnici" dello yoga, non numerosissimi, si parla di una serie di valenze simboliche, modalità di  pronuncia e possibilità di "utilizzo" che, secondo me, la maggi...

IL FIGLIO DI YOGANANDA E L'INDIGESTIONE DI BUDDHA

YOGANANDA Quando nel 1996, pochi giorni prima del suo centesimo compleanno Lorna Erskine, si abbandonò al sonno della morte, Ben, il figlio, decise di rivelare al mondo il suo segreto i: Yogananda, il casto e puro guru, era suo padre. Ne uscì fuori una terribile, e molto poco yogica, battaglia legale a colpi di foto, rivelazioni pruriginose ed esami del DNA tra la Self Realization Fellowship,la potente associazione fondata dal maestro, e gli eredi di Lorna (che chiedevano un sacco di soldi...). Ad un certo punto vennero fuori altri tre o quattro figli di discepole americane, tutti bisogna dire assai somiglianti al Guru, . E venne fuori una storia, confermata da alcuni fuoriusciti dalla Self Realization Fellowship (e quindi... interessati) riguardante un gruppo di "sorelle dell'amore" giovani discepole che avrebbero diviso con Yogananda il terzo piano del primo centro californiano della S:R:F. Certo, per tornare a Lorna, che se una donna americana bianca e b...