“Se l'uomo
vedesse le stelle una volta ogni cento anni
conserverebbe il ricordo della città di Dio”.
Da bambino, al tramonto, mi chiedevo cosa sarebbe successo se il sole si fermava, un attimo prima di sciogliersi nel mare d'oro.
La meraviglia del principio si sarebbe presto fatta panico: astrologi e profeti avrebbero gridato alla fine del mondo o all'arrivo di alieni dalle mani appiccicose, i padroni avrebbero donato soldi e gioielli ai servi, i timidi gridato il loro amore in piazza e mia mamma sarebbe andata a Venezia.
Poi, pian piano, il tempo avrebbe dipinto il prodigio di normalità.
Si abitua a tutto l'essere umano.
Dopo duecento anni “mezzogiorno” sarebbe stato un ricordo antico e chi avesse parlato di notti stellate un pazzo.
Solo ciò che si trasforma ci interessa: la bellezza dell'Eterno,
sempre uguale a se stessa non riusciamo proprio ad apprezzarla, forse ci
annoia. “Dio è A-logico”, scrive Avalon, infinito come un oceano senza sponde:
come potremmo, noi che viviamo di regole e confini, comprendere l'illimitato?
Senza i ricordi e le speranze non ci sarebbero né TU né IO, e senza la morte, che ci dona la bellezza dell'effimero, lottare per il bene, la gloria, la ricchezza non avrebbe alcun senso. Se ciò che chiamiamo Dio è oltre la morte, oltre il tempo, oltre lo spazio e senza forma, allora per noi Dio è il Nulla. Bisogna prendere confidenza con il vuoto se vogliamo conoscere Dio.
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