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IL MANTRA DI GURU RINPOCHE SANSCRITO "OPERATIVO"

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Il mantra di Guru Rinpoche è un esempio di quello che  definisco "Sanscrito Operativo", uno dei tre generi di sanscrito. So che molti dei miei amici sanscritisti storceranno il naso, ma ritengo ragionevole, sulla base della mia esperienza di yogin (pratico da quasi mezzo secolo) e nonostante la mia - scarsa - abilità con le lingue (nonostante i tredici anni di studio della lingua inglese, tra scuole primaria, secondaria e università sono ancora a livello di "the pen is on the table")supporre che  esistano tre diversi generi di sanscrito:
Il primo è il sanscrito dei sanscritisti che sanno destreggiarsi con abilità tra i tempi, i modi, la metrica e le  regole grammaticali a volte bizzarre della lingua in cui sono scritti i testi vedici e vedantici;

Il secondo è il sanscrito "lingua viva" parlato da credo 20.000 persone in tutto il mondo;

Il terzo è, appunto, il sanscrito operativo, nel quale ogni sillaba, a prescindere dal significato letterale di parole e frasi, ha una valenza pratica, nel senso che presuppone la conoscenza e la  prassi di determinai gesti,posture e visualizzazioni.

Il mantra di Guru Rinpoche, praticato nel tantrismo tibetano (sette Nygma e Kagyu, se non sbaglio) è un chiaro esempio di "sanscrito operativo".
  

Guru Rinpoche è "Padmasambhava", il maestro indiano che, assieme alla sua amante Yeshe Tsogyal, intorno al 700 d.C. avrebbe introdotto lo yoga indiano in Tibet.
Il suo mantra, essenza dell'insegnamento tantrico, è:

Oṃ Āḥ Hūṃ Vajra Guru Padma Siddhi Hūṃ.

Si tratta uno dei mantra più famosi del tantrismo buddista - su internet se ne trovano centinaia di versioni recitate e cantate da gente come Don Cherry e Allen Ginsberg - e racchiude in sé gli insegnamenti del maṇḍala e delle cinque famiglie mistiche

Per sperimentare appieno la potenza del Mantra di Guru Rinpoche occorre, prima di recitarlo, comprendere il significato di ogni sillaba e mettersi nella "giusta condizione" per praticare.

Oṃ Āḥ Hūṃ è il mantra della saggezza infinita e rappresenta le tre porte della conoscenza:

Mente (Canale centrale del corpo), Parola (Canale di destra/Sole) Corpo (Canale di sinistra/Luna) 

A loro volte Mente, Parola e Corpo sono legati alle tre energie fondamentali della manifestazione, ovvero:

jñāna śakti
kriyā śakti
icchā śakti.

Oṃ è la forma udibile dell'Assoluto, il seme di Brahma;

Āḥ o Ah, rappresenta l'insieme dei suoni vocalici, quelli inscritti nei sedici petali del loto della gola ovvero le quattordici vocali 

अ a
आ ā
इ i
ई ī
उ u
ऊ ū
ऋ ṛ
ॠ ṝ
ऌ ḷ
ॡ ḹ
ए e
ऐ ai
ओ o
औ au

più

अं aṃ e अः aḥ .

Le vocali simboleggiano  l'insieme delle potenze della manifestazione, mentre le consonanti sono il "veicolo" delle potenze.
il "Visarga " (emissione, orgasmo) aḥ, significa molto di più.

Nel sanscrito "operativo" le vocali principali sono tre: A, I ed U e
sono l'emblema delle tre potenze della divinità.

A sta per anuttara, "la Suprema".

I sta per icchā, "il Desiderio".

U sta unmeṣa, "l'Espansione".

Lo Yoga per il tantra è il "Riposo delle Potenze":

il riposo di anuttara è ānanda, la "Suprema Beatitudine".

Il riposo di icchā è īśāna, la "Luminosa Capacità Creatrice".

Il riposo di unmeṣa è ūrmi, "l'Onda".

La manifestazione, l'universo, nascono dal "riposo della divinità" ed è in questo riposo  che noi e le "diecimila cose" esistiamo.


Le altre vocali, che rappresentano la diversità del manifestato, si creano per l'urto o la reciproca penetrazione, delle tre potenze principali.

La E nasce dall'urto di A, Suprema beatitudine, e I, Desiderio e Luminosa capacità creatrice.

La O nasce dall'urto di A e U, Onda dell'espansione.

Poi vengono AI e AU.


Ma fino allo sviluppo di tutte le altre "lettere", la manifestazione resta allo stato potenziale racchiusa nel Bindu (punto) che rappresenta la aṃ.

L'individualità, l'autocoscienza sono il prodotto dell'unione di aṃ ed aḥ= aham = IO o IO SONO (AHAM ASMI).


La terza sillaba del mantra è Hūṃ.

Hūṃ ha molti significati, anche troppi:

हूं hūṃ è formato dalla
h ह्
unita alla
ū ऊ
compenetrate in un unico simbolo:
hū हू .

L'Anusvara, il puntino che i caratteri latini scriviamo  è messo in alto, sopra la sillaba.

Il puntino "in questo mantra", rappresenta la bodhi, "il seme - inteso come sperma - di Vajradhara", la conoscenza assoluta. illimitata, che si nasconde in ognuno di noi.

Il Suono Hūṃ si può leggere come unione del veicolo/mezzo (consonante H) che rappresenta il seme maschile ( śuklā che significa bianco e indica anche la saliva e il liquido cerebrospinale) e la conoscenza superiore/potenzialità creativa (la vocale U) che rappresenta l'ovulo femminile (rakta che significa rosso e indica anche il sangue mestruale, il colore, l'innamoramento, l'eccitazione).


Le prime tre sillabe del mantra di Padmasambhava, Oṃ Āḥ Hūṃ , rappresentano  la creazione ed il processo che "induce" nell'essere umano sia il principio dell'individualità (AHAM) che la possibilità di accedere all'illuminazione (BODHI come seme di Vajradhara).

Le altre sillabe disegnano un maṇḍala:

Vajra indica la famiglia mistica del Diamante, l'emozione negativa della RABBIA, il dhiani Buddha Akshobia, l'Acqua, il colore blu, l'EST.


Guru indica la famiglia del Gioiello (Ratna), l'emozione negativa dell'ORGOGLIO, il dhiani Buddha Ratnasambhava, la Terra, il colore giallo, il SUD.

Padma indica la famiglia del Loto, l'emozione negativa della PASSIONE/SENSO DELPOSSESSO , il dhiani Buddha Amithabha, il Fuoco, il colore rosso, l'OVEST.

Siddhi indica la famiglia del Doppio Vajra. l'emozione negativa dell'INVIDIA/GELOSIA, il dhiani Buddha Amogasiddhi, il Vento, il colore verde, il NORD.

Infine Hūṃ indica la famiglia della Ruota del Dharma, l'emozione negativa dell'IGNORANZA, il dhiani Buddha Vairochana, lo Spazio, il colore bianco, il CENTRO.


La rappresentazione simbolica del mantra rende lo schema più chiaro:

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Le tre figure in alto sono le tre potenze, o le " TRE PORTE", Corpo Parola mente, ovvero Oṃ, Āḥ, Hūṃ.



Poi in senso orario (,da sinistra a destra, ma dal basso in alto) abbiamo:
l'Acqua (Akshobia blu,la famiglia mistica della rabbia) ovvero VAJRA, l'Est;

la Terra (Ratnasambhava giallo, la famiglia mistica dell'orgoglio) ovvero GURU, il Sud;

il Fuoco (Amithabha, la famiglia mistica della Passione) ovvero PADMA, l'Ovest;

il Vento (Amogasiddhi, la famiglia mistica dell'Invidia) ovvero SIDDHI, il Nord;

Infine al centro del maṇḍala, lo Spazio (Vairochana), la famiglia mistica dell'Ignoranza) ovvero Hūṃ.


PRATICA DEL MANTRA.
Prima di iniziare la recitazione del mantra si dovrebbe procedere all'evocazione.

In sanscrito si chiama Samayasattva dove samaya significa "VOTO", "PROMESSA" e sattva, qui, ESSENZA, CREATURA, ECTOPLASMA e consiste nel produrre dinanzi a se, mediante la visualizzazione, l'immagina della "Divinità preferita" .

A quel punto si immagina il proprio corpo identico a quello dell'immagine visualizzata e si pronunciano le sillabe Oṃ, Āḥ, Hūṃ alla fronte, alla gola , al cuore fin quando "NON ACCADE QUALCOSA", una sensazione di energia "morbida" che ci avvolge, una luce che ci penetra ecc. ecc.

E' l' jñānasattva, l'essenza della conoscenza: la divinità evocata è penetrata in noi e ci dà modo di verificare l'identità tra NOI e la DIVINITA' evocata.


A questo punto posso cominciare la recitazione del mantra, 108 volte come viene suggerito solitamente, facendo attenzione ai "luoghi" del corpo in cui risuonano le varie sillabe.

Dopo la recitazione visualizzeremo il nostro corpo come fosse un maṇḍala.

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