NON MENTE NON PENSIERO
"Sebbene nel suo compito non ponga attenzione,
Sui piccoli campi di montagna,
Lo spaventapasseri non è posto invano".
Bukkoku Kokushi
Il maestro di spada non brandisce le
armi.
Sacralizza lo spazio, le forme, i
colori.
Lo spadaccino brandisce la spada, il maestro
coglie il giusto intervallo di tempo e spazio.
Il maestro di spada immagina che la vita sia
sogno.
Per lui forme e misure sono per lui sacre.
Il maestro di spada non fa esercizi per
riscaldare braccia e polsi: le "sacralizza".
Poggiare la spada per terra con la stessa
grazia con cui una farfalla si posa su un fiore.
Il maestro di spada cerca l’identità con la natura,
è questo che definisce “sacro”.
Non c'è differenza tra il suo roteare la lama
e il turbine del vento.
Poggiare la spada a terra è come pregare.
La creazione del mondo avviene attraverso
misure, nomi e forme.
Misure nomi e forme sono sacre.
INSEGNAMENTI DI TAKUAN SOHO A YAGYU
MUNENORI, (1571-1646), SIGNORE DI TAJMA, MAESTRO D'ARME DEL CLAN
TOKUGAWA.
“Il principiante deve praticare la disciplina e poi per realizzare
l'immutabile saggezza dovrà percorrere il cammino inverso fino all'inizio,
prima del punto di stallo.
C'è una ragione in tutto ciò.
Parlando dell'arte marziale tale ragione sarà così
esemplificata:
La mente del principiante che nulla sa della corretta
posizione del corpo o del modo di tenere la spada sarà ibera da condizionamenti.
Se un uomo armato lo attacca egli reagirà istintivamente.
Cominciando la pratica della disciplina imparerà la giusta
postura fisica e il giusto atteggiamento mentale e la sua mente si fermerà sui
vari aspetti.
In questa fase se si trovasse a colpire un avversario si
troverebbe a disagio.
Col passare del tempo e continuando la pratica
incessantemente il principiante si renderà conto di non essere più tale.
La sua mente si sarà liberata dal peso dei pensieri che
prima la affollavano e sarà ritornata così come era all'inizio, quando tutto
doveva essere appreso.
Questo è, espresso in maniera chiara, il motivo per cui
fine ed inizio combaciano.
Così contando da uno a dieci il primo e l'ultimo numero
divengono adiacenti.
Analogamente suonando la scala musicale daichikotsu a kamimu verrà
naturale suonare di nuovo ichikotsu dopo Kamimu .
Si può dire che ciò che è in basso e ciò che è in alto tendano ad
assomigliarsi.”
Takuan Soho
descrive la legge universale dell'ottava e mette in evidenza l'errore compiuto
oggi come nel XVII secolo da coloro che negano la necessità dello studio e
della pratica per raggiungere la spontaneità dello Zen sei.
Il sistema
musicale giapponese si basa su scale a dodici note.
Ichikotsu (do)
Tangin (do#)
Hyòjò (re)
Shòzetsu (re#)
Shimomu (mi)
Sojò (fa)
Fushò (fa#)
Tsukuseki) (sol)
Ban (sol#)
Banshiki (la)
Shinsen (la#)
kamimu (si).
Il dire che
occorre tornare al punto iniziale prima del (primo) punto di stallo, non
significa che la pratica e lo studio siano inutili.
E ciò è ben
spiegato dall'analogia con la scala musicale.
L'ottava,
nella musica occidentale, rappresenta un ciclo completo:
Do-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si-Do.
Dopo l'ultima
nota (Si) della scala naturale si ricomincia dalla prima (Do), ma la frequenza
di questa sarà più alta.
In pratica si è saliti di
livello.
La Legge naturale si sviluppa
seguendo la l'andamento di una spirale tridimensionale.
La pratica
incessante serve per produrre quei processi energetici che portano l'aspirante
a compiere un “salto di orbitale” o di ottava.
L’addestramento
parte da Do (Ichikotsu) ed arriva al Do, ma si è passati attraverso una
serie di gradini rappresentati dalle note della scala musicale.
Il samurai
alla fine dell’addestramento apparirà come prima di iniziare la pratica della
disciplina: stesso aspetto fisico, carattere, gusti, ma le energie sottili
vibreranno ad una frequenza doppia.
In altre
parole è “salito di un ottava”, e solo chi riesce a far vibrare le proprie
energie sottili alla medesima frequenza può rendersi conto del mutamento.
L’esperienza
del “Do alto” è ciò che viene definito Satori.
Se non si esperisce
il satori si tornerà inevitabilmente al do basso, la situazione
dell'inizio.
La pratica Zen
è quindi una pratica "senza scopo-senza conoscenza, senza tecnica" ma
solo dopo aver realizzato il do alto, la frequenza doppia di vibrazioni.
“Nel Buddismo quando si raggiunge la
Comprensione della Realtà, andando in profondità, ci si pone come colui che
nulla sa né del Buddha, né della legge.
E del Buddismo non esisteranno valori od altro di positivo
su cui potrebbe fermarsi l'attenzione della mente.
L'ignoranza ed il dolore sono punto di partenza.
Il luogo costante e l'immutabile saggezza sono il punto di
arrivo.
La funzione dell'intelletto sparisce e ci si ritrova nello
stato di non mente-non pensiero.
Una volta raggiunti luogo costante e Immutabile saggezza le
braccia, le gambe, il corpo ricordano cosa fare senza che la mente ne sia
coinvolta.
Il monaco Bikkoku Kokushi scrisse:
"Sebbene nel suo
compito non ponga attenzione,
Sui piccoli campi di
montagna,
Lo spaventapasseri
non è posto invano".
Ciò è sempre vero.
Per costruire uno spaventapasseri per i campi di montagna
si veste una forma simile al corpo di un uomo e gli si pone in mano arco e
frecce.
Gli animali vedendolo, scappano.
Nonostante lo spaventapasseri non possegga una mente cervi
si spaventano.
Nonostante sia inconsapevole lo spaventapasseri svolge la sua funzione.”
Takuan parla
adesso della non azione.
Il “realizzato”
non è conscio della sua funzione.
Vive in uno
stato di coscienza altro, ma come l'acqua del fiume viaggia verso il mare ed il
vento spingerà le nubi lontano dai raccolti, continuerà a svolgere le sue
funzioni nonostante non ne sia consapevole.
Le esigenze di
mantenimento del corpo fisico saranno svolte in maniera naturale senza che vi
sia altra volontà che quella della legge naturale.
Il realizzato
continua a muoversi e ad agire ma le sue azioni non produrranno karma.
Nel brano seguente Takuan
Soho entra nel dibattito sull'illuminazione facile.
Esiste una
scuola di pensiero che, sulla base di errate interpretazioni delle scritture,
afferma l'inutilità della pratica incessante delle tecniche operative.
Si pensa che
la semplice osservazione della mente o il semplice pensare di
vivere in maniera spontanea e naturale, possa condurre al risveglio, “risveglio”
considerato anch'esso, dal momento che "si è già quello che si cerca"
in un certo senso illusorio.
La storiella, riportata in
diverse versioni, del monaco e della montagna - "da ragazzo credevo che
il monte Fuji fosse solo una montagna; ho cominciato a praticare ed ho scoperto
che il monte Fuji è affollato di spiriti, potenze e fantasmi; ho raggiunto il
Satori ed ho scoperto che il Monte Fuji è solo una montagna") - viene
interpretata dai fautori dell'illuminazione facile, come un invito a non perdere
tempo nell'esercizio delle tecniche operative.
Dice Takuan
Soho:
"L'atteggiamento [di chi considera inutili le
tecniche operative] è motivo di infamia".
Poi continua i suoi insegnamenti:
“Le mani ed i piedi possono muoversi, la mente
non si ferma in nessun luogo ed è impossibile sapere dove si trovi.
Una volta realizzata la condizione di NON MENTE NON
PENSIERO si è simili allo spaventapasseri dei campi di montagna.
Tale è l'atteggiamento di coloro che hanno colto la
profondità di qualsiasi Via.
Dell'uomo comune che non ha trovato il proprio sentiero
possiamo dire che fin dall'inizio non ha avuto saggezza.
E che non l'avrà mai, in qualsiasi circostanza.”
Non è vero
quindi, almeno per Takuan Soho, che la liberazione è per tutti e che la via può
essere seguita da tutti – “Dell'uomo comune che non ha trovato il proprio
sentiero possiamo dire che fin dall'inizio non ha avuto saggezza” –ma esistono
diverse Vie intese come rami di un'unica Tradizione, ma solo chi è qualificato
per questo o quel sentiero può percorrerlo.
"L'immutabile saggezza non potrà mai essere mostrata perché ha
sede nel luogo più nascosto.
Colui che crede di aver già trovato ciò che cerca lascia
che tutto il suo presunto sapere gli sfugga dalla testa e tutto ciò è assurdo.
L'atteggiamento di certi monaci odierni è il medesimo.
Questo è motivo di infamia.
Occorre sempre tener presente che esistono sia il PRINCIPIO
sia la TECNICA OPERATIVA.
Che occorre possederli entrambi.
E che per possederli entrambi occorre una pratica costante.
[…] Per il neofita nulla è conosciuto: è come se si fosse
accantonata ogni possibilità di concentrazione.
[…] Ma se non ci allena incessantemente nella tecnica e ci si affida
solo all'istintualità del Principio, corpo e mani non sapranno agire.”
La differenza
tra chi conosce in profondità la Via e chi si illude di conoscerla la si può
cogliere nell'azione:
Il corpo e le
mani del realizzato svolgono la loro funzione a prescindere dalla volontà della
mente, mentre
in chi scambia istintualità per spontaneità corpo e mani non sapranno agire.
La giusta azione è il
gesto perfetto ed il gesto perfetto è impossibile senza la pratica incessante.
È bene che si
rifletta sulla differenza esistente, nello Zen, tra istintualità e spontaneità:
L'istintualità
è l'azione impulsata dal sentire e dal pensare.
La spontaneità
è gesto naturale che nasce dal possesso di Principio e Tecnica
Operativa.
In
altre parole nello Zen l'evoluzione spirituale viene accompagnata dalla
dimostrazione chiara ed indiscutibile del raggiungimento dell’Abilità.
Se mi cimento
nell'arte della spada l'evoluzione spirituale si accompagnerà al raggiungimento
della maestria nell'Arte della spada.
Lo stesso
varrà per la calligrafia, la disposizione dei fiori, la pittura a china, la
danza, il canto e tale maestria sarà INCONTROVERTIBILE.
“Cimentarsi incessantemente nella tecnica,
praticare assiduamente, nell'ambito delle arti marziali, è ciò che rende le
cinque posizioni del corpo come fossero un'unica posizione.”
Per cinque
posizioni si parla probabilmente dei cinque atteggiamenti (tai) o cinque
guardie collegati ai cinque elementi (acqua-legno-fuoco-terra-metallo) o ai
cinque colori (nero-bianco-verde-rosso-giallo).
Nelle arti
marziali cinesi si parla di cinque draghi così come dei cinque animali (leopardo-tigre-gru-serpente-drago).
Nella spada
giapponese sono codificati i go gyo o cinque ruscelli, intesi
come posizioni base della scherma, ma più che di posizioni fisiche si devono
intendere come atteggiamenti mentali.
I cinque
atteggiamenti di base sono:
-
Lo stare fermi
al centro;
-
L’avanzare;
-
L’indietreggiare;
-
Lo spostarsi a
destra;
-
Lo spostarsi a
sinistra.
“Anche se si è consapevoli del Principio, si
deve raggiungere la perfetta abilità nell'uso della tecnica.
D'altro canto nonostante si sappia impugnare bene la spada
senza chiarire gli aspetti più profondi del Principio non sarà mai possibile
raggiungere la perfetta abilità.
TECNICA OPERATIVA e PRINCIPIO sono come le due ruote di un carro. “
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