“Flow”,
in italiano “flusso”, è una condizione caratterizzata dal totale coinvolgimento
di “Corpo, Parola e Mente”.
Nello
yoga, semplificando, si possono individuare tre principali caratteristiche:
1.
Focalizzazione sulla sequenza (o posizione);
2.
Identità tra pratica e obbiettivo da
raggiungere;
3.
Positività e gratificazione nello svolgimento
della sequenza.
La
“teoria del Flusso” è stata elaborata nel XX secolo da un psicologo ungherese
dal nome impronunciabile: Mihàly Csikszentmihàlyi.
Csikszentmihàlyi
utilizzò per la prima volta il termine inglese “flow” in un libro del
1975 - “Beyond Boredom and Anxiety”, San Francisco, CA, Jossey-Bass
(edizioni) ISBN O-87589-261-2 – per definire uno stato di coscienza descritto
da molte delle persone da lui intervistate come “una corrente d’acqua che
trascina”.
In
due libri successivi[1] Csikszentmihàlyi
introdusse il concetto di flusso come “esperienza ottimale”, ovvero un
esperienza nel campo del lavoro, dello sport o della vita sociale, in cui le
prestazioni raggiungono il culmine in una condizione di “apparente assenza
di sforzo accompagnata da uno stato d’animo estremamente positivo”.
L’esperienza
di flusso, secondo Csikszentmihàlyi e Jeanne Nakamura[2], è
caratterizzata dai seguenti fattori:
1) “Intense
an focused concentration on the present”: Concentrazione totale sull’azione in
un “limitato campo di attenzione” – per fare un esempio il calciatore che batte
il calcio di rigore senza essere coinvolto né dal ricordo delle esperienze del
passato, anche recentissimo, né dalle possibili conseguenze di un suo errore o
di un suo successo;
2) “Merging of Action and Awarness”:
Integrazione o meglio “identificazione” di azione e consapevolezza – il
soggetto è così assorbito nell’azione dall’identificarsi completamente in essa tanto
da far apparire, a se stesso e agli altri, l’azione più complessa come
“naturale”, “facile”;
3) “A
loss of reflective self-consciouness”: Perdita dell’autoconsapevolezza –
ovvero momentaneo annullamento dell’ego.
4) “A sense of personal control or agency over
the situation or activity”: Senso di controllo – ovvero la percezione di
poter dominare la situazione;
5) “A distorsion of temporal experience, one’s
subjective experience of time”: Distorsione del tempo – ovvero il tempo può
apparentemente dilatarsi o contrarsi;
6) “Experience of the activity as
intrinsecally rewarding, also referred to as autotelic experience”:
Esperienza “autotelica” – ovvero l’esperienza del piacere che nasce dal
semplice agire, a prescindere dalle aspettative;
Questi
sei aspetti possono separatamente essere riconosciuti in ogni genere di
esperienza, ma la “Flow experience” è caratterizzata dalla combinazione di
tutti e sei.
Kendra
Chelly[3]
aggiungerà poi altri tre fattori:
7) “Immediate feedback”: Retroazione
(feedback) – ovvero la capacità del soggetto di “autoregolarsi” tenendo conto
istantaneamente delle modificazioni del suo “sistema corpo-mente” e degli
effetti che produrranno tali modificazioni (esempio l’arciere che in maniera
apparentemente istintiva varia impercettibilmente l’inclinazione della freccia
o la tensione dell’arco per far fronte ad un improvviso colpo di vento ed
arrivare a centrare il bersaglio);
8)“Feeling the potential to succeed”: Essere
consapevoli di avere le capacità di “portare a termine il compito” che potremmo
interpretare come equilibrio tra sfida e capacità – ovvero il compito
attribuito (azione ed obbiettivo) non deve essere né troppo facile (ci deve
essere uno stimolo, una sfida), né troppo difficile (cercare di andare oltre le
proprie capacità porta al logoramento delle energie psicofisiche);
9) “Feeling so engrossment in the experience,
that other needs become negligible”: essere così assorbiti dall’esperienza
da poter trascurare gli altri bisogni.
Le
caratteristiche della “Esperienza ottimale” sono assimilabile a ciò che è
definito in psicologia “Hyperfocus”.
Per
Hyperfocus si intende una “intensa forma di concentrazione mentale o
visualizzazione che focalizza la coscienza su un soggetto, un argomento o un
compito” causando i fenomeni del “sogno ad occhi aperti”, della elaborazione di
concetti, astratti, della creazione di leggende, miti e credenze.
È
considerato uno dei sintomi dell’ADHD (Disturbo da Deficit di
Attenzione-Iperattività) e delle sindromi autistiche (ASD Autism Spectrum
Disorder).
In pratica
il FLOW e l’HYPERFOCUS sarebbero le due facce di un’unica condizione collegata
alla “Brain lateralization”.
Per
lateralizzazione si intende un processo genetico che porta un individuo a
sviluppare due “emisomi” eguali e simmetrici distinguibili in destro e
sinistro, con funzioni diverse.
Per
ciò che riguarda il cervello si parla di:
- Un emisfero sinistro, cui competono funzioni
logico-linguistiche e il pensiero analitico (scrittura, linguaggio, logica,
pensiero lineare);
- Un emisfero destro, cui competono le funzioni
visivo-spaziali, l’immaginative e il pensiero intuitivo (emozioni, creatività,
consapevolezza spaziale, pensiero “olistico”).
I due
emisferi sono in teoria perfettamente complementari, di fatto uno predomina
sull’altro e la presa di coscienza di questa “dominanza emisferica” fa parte
del processo di crescita dell’individuo che sulla maggior forza e quantità di
uno dei due lati, ovvero la “consapevolezza della “lateralità”, fonda la sua
capacità di agire nell’ambiente;
La
consapevolezza della lateralizzazione è inerente al senso dell’equilibrio, alla
coordinazione, alla capacità di leggere e scrivere.
Il
concetto di spazio così acquisito porta anche alla evoluzione della vita
affettiva generando:
- La “reversibilità spaziale” ovvero la capacità
di “mettersi nei panni dell’altro”, sia fisicamente sia emotivamente;
- La “reversibilità del pensiero ovvero la
capacità di identificarsi con i sentimenti altrui e e di imparare a rispettare
gli altri.
Quando
il processo di lateralizzazione neon avviene in modo armonioso si assiste
all'insorgenza di anomalie disturbi sia motori che mentali.
L’Hyperfocus
sarebbe in pratica l’effetto di una anomalia che porta all'utilizzazione
preferenziale, per così dire, dell’emisfero celebrale destro, con la perdita di
rapporto con la realtà circostante.
Quando
i risultati sono positivi e sono accompagnati da una sensazione di calma e
benessere lo si definisce Flow, quando i risultati sono negativi e accompagnati
da euforia seguita da ansia, irritabilità o disturbi comportamentali si
definisce talvolta Hypomania.
Il
fenomeno del Flow in altre parole può non essere positivo, perché talvolta
provoca - o è provocato da - un allontanamento dalla realtà accompagnato dall'insorgere di patologie, di credenze e di stati di coscienza
alterati, “tra veglia e sogno”.
[1] - Mihaly Csikszentmihaly, “Optimal
Experience: Psycological Studies of Flow in Consciousness”, Cambridge
University Press (1988).
- Mihàly Csikszentmihàlyi, “Flow: The
Psychology of Optimal Experience”, New Yorg, Harper & Row (1990), ISBN
0-06-092043-2.
[2]
- J.Nakamura, M. Csikszentmihàlyii, “Flow Theory and Research”. In C.R.
Snyder, Erik Wright and Shane J.Lopez (ed.). Handbook of Positive Psycology,
Oxford University Press, ISBN 978-0-19-803094-2.
[3] Kendra Chelly, “What is Flow”.
About Education. Retrived 30 marzo 2015.
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