Il "vero" Kāmasūtra è
un libro sacro redatto, probabilmente, nel III secolo dell’epoca cristiana da un monaco errante chiamato Vātsyāyana. Dico
probabilmente perché la data di stesura dell’opera è incerta: si parla di un
periodo compreso tra il I e il V secolo, ma potrebbe anche trattarsi della versione in sanscrito di un testo molto più antico,
Secondo la leggenda il Kāmasūtra sarebbe stato
rivelato a Vātsyāyana dalla Dea Kāmākhyā (più
o meno “colei che dichiara l’Amore”)
che gli sarebbe apparsa mentre era in meditazione in una grotta sulle alture di Garo nel Nord Est dell’India.
Cerchiamo di immaginarci la scena: un asceta prende rifugio in una grotta,
medita, digiuna e invoca la Dea. Finalmente, dopo mesi o addirittura anni di
fervente preghiera, questa appare e gli detta un manuale di tecniche
sessuali…Vi sembra credibile?
Kāmākhyā è una delle forme della Dea Madre
e devo dire che a me pare un po’ strano che la “Regina degli Universi” si sia
scomodata per scrivere un trattato sulle posizioni del sesso. Tutto è
possibile, per carità, ma è come se la Madonna di Fatima avesse parlato ai
pastorelli di ricette di dolci.
Per quel
poco che so di filosofia indiana mi pare uno scenario poco credibile. E infatti
se leggiamo con attenzione il Kāmasūtra
originale scopriremo che si
tratta di un testo “operativo”, pieno di istruzioni pratiche per realizzare la condizione
che nello yoga è detta Liberazione, Illuminazione o Stato Naturale.
Gli
insegnamenti di Kāmākhyā riguardano la Dottrina delle Vibrazioni, e, a
dire il vero, non sarebbero poi troppo difficili da cogliere. Il problema è che
noi occidentali siamo più interessati alla copula che alla filosofia
realizzativa e quando ci troviamo in mano una edizione del Kāmasūtra, saltiamo senza indugio le descrizioni
di vita quotidiana e le parti discorsive, per fiondarci sui capitoli che
contengono le pratiche sessuali e le immancabili miniature sconce.
5 Antiche illustrazioni del
Kāmasūtra
Sono solo loro, le 64 posizioni, l’unica cosa che ci
interessa per davvero.
Quelle posizioni di cui tutti noi, almeno una
volta, abbiamo letto, parlato, o sperimentato le possibilità, con imbarazzo,
invidia, eccitazione, divertimento o semplice curiosità.
Alcuni, me compreso, si saranno anche chiesti perché
diavolo gli indiani si siano inventati maniere tanto stravaganti e talvolta
pericolose per le articolazioni, per fare la cosa più naturale del mondo: o il
Kāmasūtra, mi dicevo un tempo, è frutto di un'abile strategia di marketing
ideata da una lobby di fisioterapisti o il fine delle descrizioni e delle
miniature erotiche è diverso da quello che immaginiamo.
Nel Kāmasūtra si parla di otto posizioni fondamentali
e di otto varianti per ogni posizione per un totale di 64 posture.
64 come le caselle della scacchiera, 64 come i quadrati
in cui è diviso il “Maṇḍala della Rana” uno dei diagrammi sui quali si fonda
l’Architettura sacra indiana.
6
Manduka Vastu Mandala
Secondo il Nāmakalāvidyā, o “Scienza dei Nomi delle
Kalā", che sarebbe il il manuale di applicazione degli
“Aforismi di Kāma, i due amanti e le diverse maniere di accoppiarsi sarebbero
tre gruppi di sillabe dell’alfabeto sanscrito:
1) Gruppo della "a" (le vocali a ā i ī u ū ṛ ṝ ḷ ḹ e ai
o au + anusvara/anunasika e visarga).
2) Gruppo della "ka" (le consonanti gutturali ka kha ja
jha ṅa).
3) Gruppo della "ca" (le consonanti palatali ca cha ja
jha ña).
4) Gruppo della "ṭa" (le consonanti linguali ṭa ṭha ḍa
ḍha ṇa).
5) Gruppo della "ta" (le consonanti dentali ta tha da
dha na).
6) Gruppo della "pa" (le consonanti labiali pa pha ba
bha ma).
7) Gruppo della "ya" (semivocali ya ra la va).
8) Gruppo della "śa" (sibilanti śa ṣa sa ha).
9) Gruppo della "kṣa".
Questi nove gruppi a loro volta sono divisi in tre
categorie:
- La categoria di "colui che gode" (Fuoco -
sillaba kṣa).
- La categoria del "godimento" (Sole -
gruppo delle linguali ṭa ecc.)
- La categoria degli "oggetti di godimento"
(Luna – vocali, gutturali, palatali labiali).
I corpi degli amanti sarebbero quindi sillabe
dell’alfabeto della Creazione, e, insieme, note musicali che, sposandosi tra
loro, creano frasi, parole, accordi e melodie che si intonano con ciò che
Pitagora definiva “Musica delle Sfere”.
Vātsyāyana, come abbiamo visto,
descrive otto posture fondamentali per ognuna delle quali vengono citate otto
varianti (in realtà sette più la fondamentale), per un totale di 64 posizioni:
1)
La prima
posizione fondamentale è detta l’Ampiamente
Aperta.
2)
La seconda è la Sbadigliante.
3)
La terza è la
posizione della Regina degli dei, Indrāṇī.
4)
La quarta è l’Avvolgente.
5)
La quinta, la Premente.
6)
La sesta è l’Allacciante.
7)
La settima è
l’Intrecciata.
8) L’ottava infine è detta la
Giumenta.
Diamo un’occhiata a quest’ultima, la posizione “della
Giumenta”, nota in occidente come Doggy Style:
10
Posizione della Giumenta
In alto, a destra, ho trascritto la sillaba sanscrita LA ल, non
notate una certa qual somiglianza?
Potrebbe essere una coincidenza, ma, come ho già
detto, alle coincidenze io non è che ci creda molto. E infatti, osservando le
rappresentazioni artistiche delle altre posizioni fondamentali scopriremo
ognuna di esse, graficamente, ha delle affinità con particolari dell’alfabeto
sanscrito.
Questa ad esempio è la posizione detta “l’Avvolgente”,
assimilabile alla sillaba Ī ई:
11
Posizione Avvolgente
Quest’altra invece è la postura
detta “Ampiamente Aperta” e corrisponde alla sillaba A अ:
12 Posizione
Ampiamente Aperta
Analizzando tutte le posizioni del kāmasūtra non faticheremo a trovare delle corrispondenze tra le 64 posture
e le sillabe dell’alfabeto sanscrito.
Le otto posizioni fondamentali, in
particolare, corrispondono ad un gruppo di sillabe denominate ashtamātṝkā o “otto Madri[i]
della Parola”,considerate così importanti da assumere il ruolo di divinità.
13 Le 8 Sillabe
e le 8 Posizioni Fondamentali
Per comprendere cosa significhi bisogna considerare il
fatto che nel Tantra il corpo dell’Universo, la Materia, è eterna e priva di
coscienza ed è rappresentata da Śiva che giace privo di vita (privo di “coscienza) ai
piedi della Dea, la Śakti.
Per
dare inizio alla manifestazione, ovvero per acquisire coscienza di Sé, deve
essere risvegliato dal “Canto della Dea”, ovvero dalla vibrazione.
Ogni
sillaba è una particolare vibrazione, una nota del Canto della Dea, che
unendosi alla materia, a parti specifiche del corpo (sia il corpo
dell’Universo, Macrocosmo, sia il corpo dell’essere umano, Microcosmo), dona
coscienza e, quindi, possibilità di godere della vita, della manifestazione.
Le
coppie di amanti del kāmasūtra vanno intese quindi come
rappresentazioni grafiche di Materia (lo Sposo) ed Energia (la Sposa), e le
loro 64 modalità di unione non sono altro passi della "Danza della Vita", - esattamente come i 64 esagrammi dell’I’Ching - che indicano le mutazioni di materia
ed energia nel mondo del Divenire.
Il Suono, secondo i tantrici, ha il potere di
organizzare la materia in forme sempre diverse e la Luce è in grado di
mostrarci, assieme, la Bellezza della molteplicità e la sostanziale unità dei
cose e dei nomi.
Ma cosa significa dal punto di vista della pratica
dello yoga, dell’aspirazione alla Beatitudine Suprema?
Se ritorniamo al testo del Nāmakalāvidyā che
abbiamo citato in precedenza forse le cose si faranno un pochino più chiare.
Come abbiamo visto le sillabe, di cui le posizioni
erotiche sarebbero una rappresentazione artistica, si dividono in tre gruppi
corrispondenti al Fuoco (il Soggetto che Gode), la Luna (l’Oggetto di
Godimento) e il Sole (il Godimento).
Fuoco, Luna e Sole nel tantrismo vengono definiti “le
tre Kuṇḍalinī”.
Nel dettaglio Kuṇḍalinī di Fuoco è Śakti,
Kuṇḍalinī di Luna è Śiva e Kuṇḍalinī di Sole è Kāma.
Se adesso sostituiamo al verbo godere il verbo conoscere,
avremo che:
-
Śakti è il Soggetto che Conosce.
-
Kāma è l’Azione del Conoscere.
-
Śiva è l’Oggetto di Conoscenza.
L’illuminazione, e quindi l’esperienza della
Beatitudine infinita, consiste nel realizzare l’unità di Soggetto di
Conoscenza, Conoscenza e Oggetto di Conoscenza.
Ovvero nella comprensione immediata ed intuitiva,
attraverso un processo trasformativo definito Samadhi, dell’identità tra “IO” e
ciò che ho intenzione di Godere/Conoscere ("Quello", inteso sia come l’Assoluto
sia come “quella roba lì”).
Un processo sintetizzato, in sanscrito nei due
mahavakya (grandi sentenze) Tat Tvam Asi, Tu sei Quello, e So’Ham, io sono
Questo/Questa.
Ritorniamo alla metafora dell’Amore: se io realizzo
l’identità con colei che amo, se scopro che “Io sono Lei”, come potrei aver
paura di perderla?
Realizzando l’identità tra Soggetto di Conoscenza,
Conoscenza e Oggetto di Conoscenza si abbandona il mondo della Dualità, ovvero
il mondo del conflitto e della sofferenza.
[i]
Questa è
la descrizione delle 8 madri secondo gli insegnamenti di Ramana Maharishi(fonte
https://ramanan50.wordpress.com):
Brahmani
(Sanskrit: ब्रह्माणी, Brahmâṇī) or Brahmi (Sanskrit: ब्राह्मि, Brāhmī) is the Shakti (power) of the creator
god Brahma. She is depicted yellow in colour and with four heads. She may be depicted
with four or six arms. Like Brahma, she holds a rosary or noose and kamandalu
(water pot) or lotus stalk or a book or bell and is seated on a Hamsa
(identified with a swan or goose) as her vahana (mount or vehicle). She is also
shown seated on a lotus with the hamsa on her banner. She wears various
ornaments and is distinguished by her basket-shaped crown called karaṇḍa mukuṭa.
Vaishnavi
(Sanskrit: वैष्णवी, Vaiṣṇavī), the power of the preserver-god Vishnu, is described as
seated on theGaruda (eagle-man) and having four or six arms. She holds Shankha
(conch), chakra (Discus), mace and lotus and bow and sword or her two arms are
in varada mudra (Blessing hand gesture) and abhaya mudra (“No-fear” hand
gesture). Like Vishnu, she is heavily adorned with ornaments like necklaces,
anklets, earrings, bangles etc. and a cylindrical crown called kiriṭa mukuṭa.
Maheshvari
(Sanskrit: माहेस्वरी, Māheśvarī) is the power of god Shiva, also known as Maheshvara.
Maheshvari is also known by the names Raudri, Rudrani andMaheshi, derived from
Shiva’s names Rudra and Mahesh. Maheshvari is depicted seated on Nandi (the
bull) and has four or six hands. The white complexioned, Trinetra(three eyed)
goddess holds a Trishula (trident), Damaru (drum), Akshamala (A garland of beads),
Panapatra (drinking vessel) or axe or an antelope or a kapala (skull-bowl) or a
serpent and is adorned with serpent bracelets, the crescent moon and the jaṭā
mukuṭa (A headdress formed of piled, matted hair).
Indrani
(Sanskrit: इन्द्राणी, Indrāṇī), also known as Aindri, (Sanskrit: ऐन्द्री, Aindrī), Mahendri, Shakri, Shachi’
and Vajri, is the power of the Indra, the Lord of the heaven. Seated on a
charging elephant, Aindri, is depicted dark-skinned, with two or four or six
arms. She is depicted as having two or three or like Indra, a thousand eyes.
She is armed with the Vajra (thunderbolt), goad, noose and lotus stalk. Adorned
with variety of ornaments, she wears the kiriṭa mukuṭa.
Kaumari
(Sanskrit: कौमारी, Kaumarī), also known as Kumari, Karttikeyani and Ambika[36] is the
power of Kumara (Kartikeya or Skanda), the god of war. Kaumari rides a peacock
and has four or twelve arms. She holds a spear, axe, a Shakti (power) or Tanka
(silver coins) and bow. She is sometimes depicted six-headed like Kumara and wears
the cylindrical crown.
Varahi
(Sanskrit: वाराही, Vārāhī) or Vairali is described as the power of Varaha – the
boar-headed form of Vishnu or Yama – the god of death, has a boar head on a
human body and rides a ram or a buffalo. She holds a Danda (rod of punishment)
or plough, goad, a Vajra or a sword, and a Panapatra. Sometimes, she carries a
bell, chakra, chamara (a yak’s tail) and a bow. She wears a crown called karaṇḍa
mukuṭa with other ornaments.
Chamunda
(Sanskrit: चामुण्डा, Cāṃuṇḍā), also known as Chamundi and Charchika is the power of Devi
(Chandi). She is very often identified with Kali and is similar in her
appearance and habit. The identification with Kali is explicit in Devi
Mahatmya.[ The black coloured Chamunda is described as wearing a garland of
severed heads or skulls (Mundamala) and holding a Damaru, trishula, sword and
panapatra. Riding a jackal or standing on a corpse of a man (shava or preta),
she is described as having three eyes, a terrifying face and a sunken belly.
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