Laura Nalin (Yoga Citra) in Raja kapotāsana |
La Psico-somatica, tecnicamente, è una branca della medicina e della psicologia clinica che individua le cause di un disturbo fisico ("somatico") in una serie di processi e contenuti psichici.
Ai nostri giorni, grazie al diffondersi della New Age, da attendibile teoria medica, la Psicosomatica si è trasformata in una verità assoluta, fino ad abbracciare tutte le manifestazioni dell'essere umano.
Non c'è evento che non sia legato a un qualche "nodo psichico": se scivolo sulla strada bagnata la causa del capitombolo non sarà mai nelle suole lisce delle scarpe o nella mia sbadataggine, ma in un qualche conflitto interiore o, addirittura, in un messaggio proveniente dall'Universo.
Sulla base di testi come "Malattia e Destino"di Thorwald Dethlefsen, si è creato un precisissimo, ed interessantissimo, sistema di interpretazione di sintomi, disagi fisici ed eventi accidentali che, in alcuni, ha assunto il sapore della religione o della superstizione.
Se mi rompo una gamba (magari scivolando sulla strada bagnata) significa che il mio inconscio mi dice che devo "fermarmi", se mi si abbassa la vista posso star sicuro che "c'è qualcosa che non voglio vedere", se vomito c'è qualche situazione nella vita di relazione "che non riesco a digerire" ecc. ecc. ecc.
Trasformare malattia e infortunio, un tempo attribuiti al caso o alla malasorte, in strumenti per la conoscenza del sé, mi pare un'idea meravigliosa, bella a prescindere, ed ognuno di noi può testimoniare come, almeno una volta nella vita, una caduta per strada o una laringite gli abbiano permesso di portare alla luce le oscure motivazioni del suo agire o le cause dei suoi malesseri esistenziali.
Ma sarà vero? Non si tratterà di un'illusione dettata da quello che, nell'epoca dello "spiritualismo quantico", è divenuto il pensiero dominante?
E se, al contrario di ciò che si crede, fossero le malattie e gli incidenti a creare dei processi psichici?
E se le malattie avessero sempre una ragione esterna, fisica, direi "tangibile"?
Ovviamente non ho risposte da dare, ma vorrei offrire degli spunti di riflessioni.
Questo schema illustra le teorie di François Delsarte, uno dei padri della danza moderna (Isadora Duncan, Ruth Saint Denis, Laban, Mary Wigman...) e di tutte quelle tecniche psicofisiche occidentali (dall'Euritmia, all'Eutonia, alle Danze Sacre di Gurdijeff) che oggi mescoliamo, spesso inconsapevolmente, allo Yoga.
Secondo Delsarte l'Essere Umano è mosso da tre energie, o enti, Vita, Anima e Spirito (o Mente), cui corrispondono diverse modalità espressive
La Vita utilizza la Voce, intesa come suoni naturali (i vagiti del neonato, i gemiti degli amanti, il pianto, il riso e il sospiro).
Lo Spirito (Mente) il Linguaggio sia scritto, sia parlato, sia "pensato".
La modalità espressiva dell'Anima, infine sarebbe il Gesto.
L'Essere Umano "realizzato" sarebbe un tramite ("Mediatore Plastico") tra la Sfera Divina ("Natura Naturante") e la Sfera Terrena ("Natura Naturata") ed ogni suo gesto, parola e suono, in quanto libera espressione della Divinità, sarebbe pervaso di Bellezza e Armonia.
Possiamo immaginare la Sfera Divina come una Sorgente e la Sfera Terrena come il Mare.
L'Uomo Realizzato sarebbe il Fiume.
Ogni barriera, naturale o artificiale, che impedisce o limita il suo scorrere dalla Sorgente al Mare rappresenta un ostacolo al libero fluire delle Energie divine.
Generando disarmonia e, quindi, bruttezza e malattia.
Veniamo allo Psico-somatica.
Soma sta per corpo fisico e Psiche, nell'accezione moderna indica l'insieme delle funzioni della Mente, dell'Inconscio e dell'Anima (o Coscienza).
Le esperienze fisiche, mentali ed emotive possono creare dei nodi, o blocchi, che danneggiando le vie di comunicazione tra Psiche e Soma fanno insorgere la malattia.
Se riprendiamo l'esempio del Fiume si comprenderà facilmente che per eliminare le barriere, non si dovrà agire sul Mare (Natura Naturata) né sulla Sorgente (Natura Naturante), ma esclusivamente sul Fiume e la barriera potrà essere rimossa sia agendo controcorrente (dal Corpo alla Psiche) sia nel verso opposto (dalla Psiche al Corpo), ma elle attuali applicazioni della Psico-somatica si porta l'attenzione quasi esclusivamente sugli effetti che i "nodi" e i processi psichici provocano sul corpo e sull'agire, trascurando la possibilità che blocchi meramente fisici (come una contrattura muscolare ad esempio) ed eventi esterni condizionino la Psiche.
Alla fine ogni evento, invece di essere vissuto, rischia di trasformarsi in un segno da interpretare.
L'interpretazione di simboli e segni è un attività tipicamente mentale.
La Vita, diceva Delsarte, si esprime con i suoni primari, l'Anima col Gesto e lo Spirito (Mente) con le parole.
Affidandoci sempre di più alla mente finiamo con il passare più tempo a raccontare e interpretare l'esistenza con le parole che a viverla.
Delsarte, sulla cui opera scriverò prima o poi un testo di approfondimento, era uomo di spettacolo. A lui interessava la "verità" del gesto dell'attore e del danzatore, la loro capacità di farsi strumento della "Armonia Naturale", e quindi lavorava per sciogliere i nodi espressivi "dall'esterno all'interno", in un ottica somato-psichica.
La stessa perseguita dalla Ginnastica Yoga.
Tavola Anatomica usata dagli yogin tibetani |
Lo so che molti miei colleghi storcono il naso quando sentono parlare di "Ginnastica Yoga", quasi fosse un insulto o un tentativo di sminuire la nobile arte dello Yoga, ma a me piace, la trovo una definizione assai onesta che descrive in maniera semplice e chiara il tipo di insegnamento che si offre nella stragrande maggioranza di scuole e palestre dai nomi esotici.
La Ginnastica Yoga (in sanscrito sūkṣma vyāyāma, "Ginnastica Sottile") è l'insieme di esercizi fisici e tecniche di rilassamento psicosomatico finalizzati al raggiungimento dell'equilibrio e alla risoluzione dei blocchi psico-fisici.
Senza la coordinazione respiro-gesto, la consapevolezza delle fasce muscolare e il rapporto tra tensione e rilassamento è impossibile eseguire gli āsana e le sequenze in maniera armoniosa.
Lavorando sul corpo la Ginnastica Yoga sciogli i nodi psicofisici, creando i presupposti, come direbbero i tibetani, per l'integrazione di Corpo-Parola-Mente in un'ottica, ripeto, "Somato-Psichica".
Facciamo un esempio pratico:
Avete mai avuto una crisi di angoscia o un attacco di panico?
Si tratta di eventi assai comuni nella nostra società, eventi che possono avere conseguenze nefaste oltre che sulla salute, sulla vita di relazione e lavorativa.
In genere una volta alleviati i sintomi con la somministrazione di psicofarmaci, si tenta di curare e prevenire le crisi di angoscia e gli attacchi di panico con una serie di terapie che vanno dalla psicanalisi all'ipnosi regressiva, dalle costellazioni familiari alla psico-genealogia. Terapie che consistono, grossomodo, nella ricerca di un "nodo" emotivo, una causa scatenante nascosta nel passato del paziente e dei suoi familiari o, per chi ci crede, nelle vite precedenti.
Giusto?
Ma, mi chiedo, se invece di un nodo emotivo la causa dell'angoscia fosse un nodo Fisico? Se si trattasse di un problema "puramente meccanico"?
Guardate questo "coso" qua sotto:
è il diaframma toracico.
Di solito si considera un muscolo, ma non è proprio esatto.
È una struttura complessa.
Al centro (nell'immagine quella roba bianca che sembra il grasso della bistecca,) c'è una zona tendinea chiamata “centro frenico” perché ci arrivano i nervi frenici, responsabili del suo movimento.
Dalla "roba bianca" nascono delle fibre che vanno a formare tre diverse fasce muscolari:
La prima (sternale) si attacca, in avanti alla “punta inferiore” dello sterno.
La seconda (costale), si infila tra le ultime sei costole (quelle che “nascono” dalle ultime sei vertebre dorsali).
La terza (lombare) si allunga in due “pilastri” di lunghezza diversa (il destro è più lungo del sinistro) che si ficcano nei dischi della seconda terza e quarta vertebra lombare.
Il "bisteccone", che quasi sempre ci immaginiamo come una lamina o una fascia orizzontale in realtà ha invece la forma di un elmo antico, un po' asimmetrico.
Il diaframma toracico oltre che a fegato, stomaco e milza è collegato direttamente a pericardio, sacco pleurico, peritoneo, duodeno, colon, ghiandole surrenali, reni e pancreas.
Non occorre essere medici per intuire che un suo cattivo funzionamento ha pesanti ripercussioni su tutto, l'organismo.
Se il diaframma funziona male, come spesso accade, insorgono disturbi di varia specie accompagnati, spesso e volentieri, da crisi di angoscia e attacchi di panico.
Una cosa che molti non sanno è che il feto, nella pancia della mamma, non respira con i polmoni.
Respira con il cordone ombelicale che è un tubo legato alla placenta.
Dentro il tubo ci sono vene e arterie che portano ossigeno e cibo direttamente nel corpo del bambino ed eliminano i rifiuti.
Avete mai avuto una crisi di angoscia o un attacco di panico?
Si tratta di eventi assai comuni nella nostra società, eventi che possono avere conseguenze nefaste oltre che sulla salute, sulla vita di relazione e lavorativa.
In genere una volta alleviati i sintomi con la somministrazione di psicofarmaci, si tenta di curare e prevenire le crisi di angoscia e gli attacchi di panico con una serie di terapie che vanno dalla psicanalisi all'ipnosi regressiva, dalle costellazioni familiari alla psico-genealogia. Terapie che consistono, grossomodo, nella ricerca di un "nodo" emotivo, una causa scatenante nascosta nel passato del paziente e dei suoi familiari o, per chi ci crede, nelle vite precedenti.
Giusto?
Ma, mi chiedo, se invece di un nodo emotivo la causa dell'angoscia fosse un nodo Fisico? Se si trattasse di un problema "puramente meccanico"?
Guardate questo "coso" qua sotto:
è il diaframma toracico.
Di solito si considera un muscolo, ma non è proprio esatto.
È una struttura complessa.
Al centro (nell'immagine quella roba bianca che sembra il grasso della bistecca,) c'è una zona tendinea chiamata “centro frenico” perché ci arrivano i nervi frenici, responsabili del suo movimento.
Dalla "roba bianca" nascono delle fibre che vanno a formare tre diverse fasce muscolari:
La prima (sternale) si attacca, in avanti alla “punta inferiore” dello sterno.
La seconda (costale), si infila tra le ultime sei costole (quelle che “nascono” dalle ultime sei vertebre dorsali).
La terza (lombare) si allunga in due “pilastri” di lunghezza diversa (il destro è più lungo del sinistro) che si ficcano nei dischi della seconda terza e quarta vertebra lombare.
Il "bisteccone", che quasi sempre ci immaginiamo come una lamina o una fascia orizzontale in realtà ha invece la forma di un elmo antico, un po' asimmetrico.
La parte (cupola) destra che preme sul fegato è più alta della parte sinistra , che sotto di sé ha invece lo stomaco e la milza, più mobili del fegato.
Quando si inspira normalmente le due cupole si abbassano comprimendo gli organi dell'addome e dando l'impressione di un allargamento dell'addome.
Quando si espira le cupole si alzano e l'addome si rilassa
Non occorre essere medici per intuire che un suo cattivo funzionamento ha pesanti ripercussioni su tutto, l'organismo.
Se il diaframma funziona male, come spesso accade, insorgono disturbi di varia specie accompagnati, spesso e volentieri, da crisi di angoscia e attacchi di panico.
Ma perché il diaframma toracico funziona male? Sarà a causa di traumi emotivi subiti nell'infanzia o nella vita precedente?
Può darsi di sì e può darsi di no.
Quel che è certo è che il malfunzionamento del diaframma toracico dipende sicuramente dalle dinamiche della nascita.
Si tratta di un problema meccanico.
Respira con il cordone ombelicale che è un tubo legato alla placenta.
Dentro il tubo ci sono vene e arterie che portano ossigeno e cibo direttamente nel corpo del bambino ed eliminano i rifiuti.
Il sistema circolatorio del feto è diverso da quello dell'adulto.
Banalizzando si può dire che cuore (che lavora a regime ridotto, diciamo al 40% delle sue possibilità) e polmoni ( che sono collassati) vengono bypassati mediante tre valvole ( che si chiamano, credo, “dotti”) che verranno rese inoperose dopo la nascita.
Il diaframma che fa durante la respirazione prenatale?
poco o niente.
In realtà forse per allenarsi il feto ingoia ogni tanto del liquido amniotico e lo dirige ai polmoni....ma è poca roba, pare.
Subito dopo la nascita il cordone viene tagliato e annodato, la placenta non distribuisce più ossigeno e alimenti nel corpo e al bambino manca improvvisamente l'aria.
Benvenuto al mondo!
Abituato a sentire l'energia fluire liberamente dall'addome il bambino irrigidisce il diaframma nella posizione più alta possibile: è questo il motivo per cui un tempo, e qualche volta ancora oggi, gli si dava una sberla sulla schiena: per aprire i polmoni e far scendere forzatamente il diaframma.
Ecco la radice “antica” del suo cattivo funzionamento!
Lo spostamento involontario del diaframma verso l'alto e le difficoltà a farlo ridiscendere vengono collegati allo shock della nascita, alla paura di morire, all'angoscia, alla mancanza di aria, e più si ha la paura di non respirare più si tende ad alzare le due cupole che premono sui polmoni, schiacciandoli, e sul cuore.
Senza avere la consapevolezza dei movimenti del diaframma e delle dinamiche respiratorie, anche il più piccolo stress può causarne il blocco provocando attacchi di panico e crisi di angoscia.
Le tecniche di respirazione sottile della Ginnastica Yoga permettono di raggiungere la consapevolezza dei movimenti del diaframma.
Esiste anche una tecnica specifica, comune al Qi Gong taoista, chiamata "Respirazione Buddhista" o "Respirazione Paradosso", che insegna a mantenere le due cupole del diaframma nella posizione più bassa possibile, sia in inspirazione che in espirazione, in modo da eliminare o attenuare il riflesso dell'angoscia originaria.
Lavorare sulla respirazione sottile e sulla respirazione "paradosso", permette quindi di risolvere o di attenuare determinati casi di crisi di angoscia o panico meccanicamente, dall'esterno all'interno in accordo con quella che potremmo definire la via Somato-psichica.
So che molti troveranno banale l'idea che la causa di un problema fisico o psichico sia da ricercarsi in un muscolo contratto, ma bisogna considerare che per lo Yoga il corpo umano è insieme un sistema idraulico ed elettrico, e che il suo corretto funzionamento dipende dall'integrazione posturale. L'uomo è una macchina complessa, ma pur sempre una macchina.
Certo, pensare che ogni problema, fisico o psichico, sia risolvibile agendo su una vertebra o un gruppo di muscoli sarebbe da sciocchi, ma credo che non dovremmo mai dimenticare che il nostro corpo è una macchina.
Una macchina meravigliosa il cui scopo è, per dirla con Delsarte, l'espressione delle istanze di Anima, Vita e Spirito attraverso il Gesto, la Voce e la Parola.
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