“Unisci le energie del Maschio alle energie della Femmina.
Impara a fondere insieme energie alte e energie basse.
La Femmina sia di aiuto al Maschio, il Maschio alla Femmina.
I principi di ogni essere siano praticati separatamente.
Eleva ed approfondisci la tua pratica, espandi gli orizzonti del tuo piacere, ma se discrimini tra vuoto e piacere ti allontani dal sentiero del Tantra.
Devi realizzare l’identità tra Vuoto e Piacere”.
(Yeshe Tsogyal, “ISTRUZIONI AL KRAMAMUDRĀ”)
Nella
cultura occidentale, da Aristotele, al Cristianesimo, al Neoplatonismo, la
Donna è considerata un essere inferiore.
L’Uomo,
il maschio è Spirito ed è legato alle attività, considerate più elevate, del
pensiero, mentre la Donna, la femmina, è Materia ed è naturalmente incline alla
lussuria e alle attività, considerate infime, della carne.
Aristotele nel De
generatione animalium, scrive che lo
sperma e il sangue mestruale, concorrono entrambi alla creazione della vita, ma
il loro ruolo e la loro importanza sono assai diversi.
Lo sperma sarebbe sangue, come quello mestruale, ma
naturalmente più elaborato. Il cibo, quando non è espulso dall’organismo,
verrebbe trasformato in sangue, grazie all’azione del calore, ma la donna, meno
calda dell’uomo, non può compiere, secondo il filosofo greco, l’ultima “nobile”
trasformazione, che dà luogo allo sperma, per cui il sangue mestruale sarebbe
una sorta di residuo non cotto.
Solo lo sperma, per Aristotele, ha un ruolo attivo nella fecondazione, perché cuoce il sangue mestruale e infonde in esso l’anima, trasformandolo in un essere nuovo.
Il
ruolo della donna, identificata con la materia, sarebbe per sua natura passivo,
in contrapposizione a quello maschile, identificato con lo spirito, e perciò
attivo.
Nel
Tantrismo il discorso è affatto diverso: la Donna, Śakti, è “Energia” e l’Uomo,
Śiva è invece il “Corpo dell’Universo”.
Ecco
perché per noi è così difficile comprendere veramente il Tantra: le nostre
strutture mentali, create nel corso di millenni, non sono adeguate.
Le
lotte per la parità dei diritti, portate avanti, giustamente e in buona fede
dalle femministe degli anni ’60 e ‘70, hanno avuto a volte, come risultato, la
mascolinizzazione delle donne, con un conseguente smarrimento dell’identità
maschile, e addirittura l’affermazione di una supposta superiorità delle donne,
una credenza sciocca, uguale e contraria alla pretesa che l’uomo sia superiore
alla donna.
Ai
nostri tempi le caratteristiche maschili e femminili si sono confuse. Se un
uomo è dolce con la figlia o la compagna si dice che “sta sviluppando la sua parte femminile”.
Se
una donna si comporta da squalo sul luogo di lavoro si dice che “ha le palle”.
Come
se la tenerezza fosse prerogativa femminile e l’ambizione e l’arroganza
caratteristiche dell’animo maschile!
Yeshe
Tsogyal, la prima maestra tantrica tibetana, afferma che la Donna è Vuoto
creativo, mentre l’Uomo è la Forma. Dice anche che i due principi, Femminile e
Maschile, “devono essere praticati
separatamente”.
Ciò
significa, in parole povere, che si deve insegnare al maschio ad essere maschio
e alla femmina ad essere femmina in modo che Donna e Uomo riconoscano le loro
potenze archetipiche.
Solo
due principi puri possono creare e mantenere la Bolla della Beatitudine, e
questo in una società in cui gli archetipi sono stati sostituiti, spesso, dagli
stereotipi, non è per niente facile.
Non
è facile neppure parlarne perché non si conoscono più le caratteristiche del
maschile e del femminile.
Se
prendiamo per buone le teorie tantriche portare avanti una relazione tra uomo e
donna senza essere consapevoli della complessità della natura femminile e la
sua capacità di “accendere” l’energia maschile è quasi impossibile.
Potremmo aspirare al massimo alla serenità, a
patto di accettare una serie di compromessi anche dolorosi.
Se
invece vogliamo credere nella coppia come strumento per sperimentare la
felicità senza limiti e realizzare
l’identità con l’Assoluto, non si ha scelta:
Bisogna
che la Femmina sia di aiuto al Maschio, il Maschio alla Femmina in modo da
riconoscere ed integrare i “principi puri”.
Ai
nostri allievi Laura ed io diciamo spesso che l’insegnamento dello yoga, si può
sintetizzare in tre parole: Conoscere, Comprendere, Essere.
In
questo caso – il nostro tentativo di apprendere il modo per creare e mantenere
la Bolla della beatitudine - Conoscere
significa innanzitutto stabilire un nuovo codice di comunicazione ovvero creare
una nuova simbolica lontana dagli stereotipi e dalle sovrastrutture culturali
della nostra società.
Comprendere
vuol dire diventare consapevoli delle diverse energie che danzano in noi e nei
nostri partner a prescindere dall’identificazione tra Io e mente
Essere
infine è la consapevolezza dei nostri principi puri e della loro capacità di
interagire per dar vita a quel genere di Unione totale, a vari livelli, che
abbiamo definito Bolla.
Yeshe
Tsogyal, consorte di Padmasambhava, e Parvatī, consorte di Śiva, rappresentano
la “Donna Intera” e questo, secondo noi è il punto fondamentale: senza una
donna “intera”, perfettamente consapevole della sua Natura è impossibile creare
e mantenere la "Bolla della Beatitudine"che nasce dal rapportod'amore tra due yogin.
La
donna nasce Maestra, ma deve essere risvegliata al suo ruolo, e il risveglio
può essere doloroso, a volte.
Commenti
Posta un commento