"Un'opera, una volta terminata, mi deve sorprendere e
rimandarmi più energie di quante ne ho impiegate per realizzarla.
L'opera in questo modo è anti-entropica e contraddice il
secondo principio della termodinamica, e si riappropria così del problema
della morte e dell'immortalità del corpo senza delegarlo alla scienza".
"Oggi, tra i tanti 'rovesciamenti', si perpetua anche
nell'arte una percezione del tempo rovesciata; l'arte e gli artisti
contemporanei infatti si considerano e sono considerati moderni, mentre venendo
dopo tutto ciò che li precede dovrebbero sapere di essere più
antichi".
(Gino
De Dominicis)
Fine d’anno col
botto per Citra Yoga Padova, il corso di formazione di Haṭhayoga e Mindfulness
che conduco assieme a Chiara Mancini e alla mia compagna, Laura Nalin.
Gli week end del
17-18 novembre e del 1-2 dicembre avremo gli ultimi stage del primo biennio,
dedicati entrambi, oltre che al Mindful yoga, alla simbologia e alla pratica
della serie Rishikesh e alle stupefacenti relazioni tra le posizioni e le
costellazioni, e nel mezzo (il 24 e25 novembre) proporremo agli allievi del
nuovo corso un lavoro sui rapporti tra Haṭhayoga e Danza ( info@madreterraitalia.it ).
Mi piacerebbe molto
che insegnanti di altre scuole e praticanti esperti partecipassero ai tre
incontri, facendoci poi partecipi delle considerazioni e riflessioni in
proposito, perché, nel loro insieme, i tre stage esprimono perfettamente uno
dei principi fondamentali di Citra Yoga:
Lo
yoga è un Arte.
Per me è un fatto
acclarato, ma ho il sospetto che ce ne dimentichiamo spesso.
Leggendo le
riflessioni di artisti di tutti i tempi e confrontandole con gli scritti di
alcuni maestri di yoga o intellettuali che si occupano di discipline orientali,
mi viene da pensare che, per qualche motivo, in occidente la ricerca spirituale
sia stata spesso delegata a scultori e pittori.
Ma non è la cosa più
importante, nè ho voglia di dibatterne.
L'essenziale è che
lo yoga
è un arte e come tale ha bisogno di una tecnica, ovvero:
1.
Gli strumenti del mestiere.
2.
La capacità di usare gli strumenti.
3.
La capacità di accedere al mondo dell’intuizione, in altre
parole la Rivelazione.
Già…se non c’è la Rivelazione,
Se non c'è quel momento magico in cui la mente sembra smarrirsi in luoghi
lontani, per poi tornare a casa brandendo, come una spada, un frammento di
verità, la pratica resta monca, sterile come una vigna di plastica, bella a
vedersi ma incapace di dar vino.
La Rivelazione è la
fine di un percorso che nell'Arte è eguale allo Yoga, lo Haṭhayoga (inteso
come tecnica tantrica).
Cambiano solo i
nomi, le parole.
In sanscrito sono:
सहज sahaja;
स्वेच्छाचार svecchācāra;
सम sama;
समरस samarasa.
Sahaja è lo stato
naturale il corpo/parola/mente libero di scambiare energia con l'universo.
Senza ostacoli,
blocchi, pregiudizi.
Svecchācāra è lo stato
della libertà. Libertà di agire senza essere vincolati dalle leggi
fisiche e umane.
Sama è l'identità,
essere uno con l'assoluto o, essendo la realtà il sogno sognato dal Dio, essere
uno con qualsiasi essere in cui percepiamo il riflesso divino.
Samarasa è l'orgasmo
degli amanti divini, il provare in un istante (o per l'eternità...ma che
differenza c'è?) assieme, la beatitudine suprema.
L'artista viaggia
oltre le consuetudini, le credenze, l'ego stesso.
Va oltre i limiti e
si trova Uno con una porzione della verità.
Di ritorno dal
viaggio nel paese che non c'è, dà forma al divino, al Reale, con un'oggetto o
un'idea che racchiude in sé le energie antiche della creazione.
Lo Yoga è Arte. Giotto, Leonardo, Michelangelo son sempre stati Giotto, Leonardo, Michelangelo ma quante ore hanno passato nella bottega dei loro maestri a mescolar colori, pulire pennelli, spazzar via dal pavimento la polvere di marmo?
Chi come me ha avuto
la fortuna immensa di guadagnarsi il pane facendo l'artista, sa che il processo
creativo, parte dalla costrizione, dai limiti, dai confini.
Prima di dipingere
bisogna imparare a disegnare, prima di disegnare bisogna imparare a squadrare
il foglio e prima di squadrare il foglio bisogna imparare ad usare la matita,
la squadra e il compasso.
Quanta fatica fa un
danzatore per far sembrare naturale un singolo passo di danza! E poi
improvvisamente, dopo anni, di sbarra e di sudore, ecco che il gesto sboccia,
improvviso.
Sembra magia.
Poco importa se il
miracolo avviene dinanzi al pubblico, per strada o al chiuso di una stanza,
senz'altri spettatori che la pareti bianche.
Il danzatore
comprende e vive come una Grazia divina quel passo nato chissà da dove.
Lo Yoga è Arte.
Perché non dovrebbe
seguire lo stesso percorso della Musica, della Danza, delle Pitture?
Come si fa a pensare
che la Rivelazione, la capacità di insufflare in un singolo gesto o suono o
cellula le indicibili potenze della natura, possa avvenire senza prima imparare
i fondamentali, i segreti del mestiere?
Sento parlare di samadhi
in tre giorni di ritiro, di realizzazione del sé in stage intensivi, di corsi
per l'illuminazione facile…
Ognuno crede in ciò
che più gli fa comodo, ma se così fosse, se bastassero tre giorni di ritiro per
raggiungere(?) l'illuminazione, nel campo dell'Arte si sarebbe tutti Picasso appena
preso un pennello in mano!
Lo Yoga è pratica
costante, dedizione e aspirazione febbrile alla Libertà, ricordando sempre che camminiamo
nel cortile di un tempio invisibile chiamato Tradizione, calcando le orme dei
maestri antichi.
Già perché come dice
l’artista Gianni de Dominicis sono loro, gli Antichi, i veri moderni.
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