Tutti i lunedì sera, nella sede di Madreterra a Padova, Laura ed io facciamo degli incontri di approfondimento sugli Yoga Sutra insieme agli allievi della scuola di formazione Hathayoga&Mindfulness Citra che dirigo insieme a Chiara Mancini. Esperienza molto interessante, non credevamo che analizzare dei versetti in sanscrito e discutere delle sottigliezze della filosofia indiana suscitasse tanto entusiasmo.
Quello che segue è parte del materiale che abbiamo distribuito per il secondo incontro.
Un sorriso,
P.
IL SAMADHI (I,17)
Yoga Sutra I,17:
“Vitarka vichara ananda asmita rupa anugamat samprajnatah“
Traduzione di Raphael:
Traduzione di Raphael:
“La condizione di conoscenza è quella accompagnata
dall'argomentazione, dalla deliberazione, dalla beatitudine dal senso dell'io
sono.
Traduzione nostra:
“[Quella
particolare] condizione di coscienza/conoscenza (saṁprajñāta[1])
[che dà la possibilità di comprendere e trasformare] la forma materiale (rupa[2])
[viene realizzata] in seguito (anugamāt)
[all’esperienza di quattro stati denominati] vitarka [o conoscenza basata sulle ipotesi e le congettu-re], vicāra [o conoscenza basata
sull’investigazione e il ragionamento], ānanda
[stato di beatitudi-ne derivante dall’unione con l’oggetto di conoscenza] e asmitā[3]
[identità con l’oggetto di conoscenza].
Il Sutra I,17 descrive
quattro tipi di samadhi.
Il samadhi è conoscenza
diretta della realtà. Ciò significa che non vi è distinzione tra
OGGETTO di conoscenza e tra SOGGETTO conoscitore.
Per meglio comprendere è
necessario esaminare i concetti di अस्ति asti - भाति bhāti - प्रिय priya.
प्रिय priya, dalla radice PRA che significa insorgere ,
sbocciare, è tutto ciò che è piacevole, bello a vedersi, amabile, adorabile, beato
e portatore di beatitudine.
भाति bhāti dalla radice bhā che significa luce, significa apparire sembrare, luccicare, scintillare ecc.
भाति bhāti dalla radice bhā che significa luce, significa apparire sembrare, luccicare, scintillare ecc.
अस्ति asti dalla radice AS che significa essere
vuol dire Esso (lui, lei) E', ma anche esistere, essere stare...
Bhāti è la "luce
propria" di un oggetto, ciò che dà origine alla forma con la quale lo si
può "conoscere".
La vera forma (स्वरूप svarūpa) di un oggetto, sarà
quindi la forma che appare senza sovrapposizioni mentali, come diretta
emanazione della luce propria dell'oggetto, bhāti.
Il samadhi con seme è
quindi la conoscenza diretta che nasce dall'unione fusione del conoscente con
l'oggetto di conoscenza.
तर्क vitarka significa argomento.
In questo caso è il nome
del tipo di samadhi che insorge dalla concentrazione su un pensiero particolare,
un seme.
Per esempio medito
su OM NAMAH SIVAYA, comincio ad intravedere la sua struttura
triplice (nama= mondo delle forme, Ya = jiva individuato, Siva = assoluto) e la
sua struttura quintuplice (NA- MA-SI-VA-YA) che rappresenta i cinque
poteri della manifestazione (creazione, distruzione, mantenimento, velamento
, grazia) fin quando i pensieri cominciano a girare da soli fino a farmi
perdere il concetto dell'individualità e la consapevolezza del voler
conoscere-comprendere e la mente si identifica completamente nel mantra, che
rimane come seme (pratyaya).
विचार vicāra significa, idea, concetto.
In questo caso è il nome
dato al secondo tipo di samadhi. L'idea è ciò che sta "dietro
all'oggetto, è il noumeno. La differenza tra il Vitarka samadhi ed
il vicāra samadhi è, banalizzando, una differenza di
"spessore". Il primo (vitarka) indica un pensiero più
grossolano, si utilizza cioè l'intelligenza ordinaria. Per citare
Dante si potrebbe parlare di "piena comprensione del linguaggio
letterale". In un certo senso VITARKA è il samadhi della coscienza di
veglia. Il secondo (vicāra) utilizza una intelligenza più
sottile. L’intelligenza intuitiva che fa svelare, in un attimo, il significato
di simboli ed allegorie.
Si potrebbe parlare di "piena comprensione del Linguaggio allegorico". Se l'attenzione nel vitarka samadhi è su un oggetto, in vicāra vi è la possibilità di comprendere la reale natura di tutti gli oggetti.
Si potrebbe parlare di "piena comprensione del Linguaggio allegorico". Se l'attenzione nel vitarka samadhi è su un oggetto, in vicāra vi è la possibilità di comprendere la reale natura di tutti gli oggetti.
Vitarka è una freccia che centra
il bersaglio stabilito.Vicāra è la possibilità di tirare la freccia
verso qualunque bersaglio. In un certo senso è il samadhi della coscienza
di sogno. Il terzo tipo di samadhi è आनन्द ānanda che significa gioia,
beatitudine, grande piacere sessuale..., detto anche सानन्द sānanda . È la beatitudine
indifferenziata, è lo stato della conoscenza assoluta permeata dall'ignoranza
assoluta. Lo si può collegare allo stato coscenziale di Prajna o sonno
profondo.
Il quarto stadio o tipo di
samadhi è dettoअस्मिता asmitā ed è riferito con l'Uno,
l'Essere, l'Antico dei giorni.Asmitā può essere tradotto con egoismo e
rappresenta qui l'identità con Isvara . Quattro specie di samadhi, quindi,
(corrispondenti ai quattro dhyana del buddismo) che vengono definiti samprajñāta ovvero con conoscenza ad
indicare che esistono ancora dei contenuti che possono essere ridotti alla
dialettica Soggetto conoscitore-oggetto di conoscenza. Ricapitolando
avremo:
Vitarka o savitarka (corrispondente al
primo "dhyana" del buddismo) collegato al ragionamento empirico, al
linguaggio letterale ed allo stato detto visva stato di veglia.
Vicāra o savicāra (corrispondente
al secondo dhyana del buddismo) collegato alla comprensione intuitiva (tipica
ad esempio del fare arte), al linguaggio allegorico ed allo stato detto Taijasa.
Ānanda o sānanda (corrispondente al
terzo dhyana del buddismo) collegato all'identità con le idee/dei, al
linguaggio morale ed allo stato detto prajña.
asmitā o sasmitā (corrispondente al quarto dhyana del buddismo) collegato all'identità con l'uno principiale, al linguaggio anagogico ed allo stato detto di Isvara. Questi quattro livelli sono collegati tra loro nel senso che non si può accedere ad uno stato senza aver esperito e stabilizzato i precedenti.
La stabilizzazione dei livelli del samadhi è chiamata Amākalā , uno dei nomi o poteri della Dea, che si potrebbe, secondo me, tradurre come Arte(कला kalā ) divina o arte dell'immortalità (अमर amara sta per immortale, eterno, dio). Oltre questi quattro tipi o livelli del samadhi ve ne sono altri che si possono considerare dei "gradini" indispensabili a salire da un livello all'altro.
Si è detto ad esempio che il vitarka o savitarka samadhi è legato alla conoscenza/identificazione di/con un oggetto "grossolano" (un pensiero "grossolano") in un certo senso si tratta di un processo teso a svelare gli "effetti di un oggetto. Quando la mente si identifica completamente con l'oggetto grossolano o il ragionamento empirico c'è uno stacco, un momento di (apparente?) assenza, si può fare l'esempio (banalizzando)di una persona completamente concentrata sulla soluzione di un problema matematico o un gioco enigmistico. Il momento in cui ha o crede di aver colto la soluzione non ha le parole per dirlo, ma il ragionamento che lo ha condotto a tale soluzione cessa improvvisamente. iI totale assorbimento nella soluzione del problema ed il conseguente isolamento da tutto ciò che può interferire con tale soluzione è definibile vitarka samadhi. Il momento di cessazione dell'attività che precede il momento della espressione della soluzione è detto NIRVITARKA samadhi e Patanjali lo citerà nel sutra I,43:
asmitā o sasmitā (corrispondente al quarto dhyana del buddismo) collegato all'identità con l'uno principiale, al linguaggio anagogico ed allo stato detto di Isvara. Questi quattro livelli sono collegati tra loro nel senso che non si può accedere ad uno stato senza aver esperito e stabilizzato i precedenti.
La stabilizzazione dei livelli del samadhi è chiamata Amākalā , uno dei nomi o poteri della Dea, che si potrebbe, secondo me, tradurre come Arte(कला kalā ) divina o arte dell'immortalità (अमर amara sta per immortale, eterno, dio). Oltre questi quattro tipi o livelli del samadhi ve ne sono altri che si possono considerare dei "gradini" indispensabili a salire da un livello all'altro.
Si è detto ad esempio che il vitarka o savitarka samadhi è legato alla conoscenza/identificazione di/con un oggetto "grossolano" (un pensiero "grossolano") in un certo senso si tratta di un processo teso a svelare gli "effetti di un oggetto. Quando la mente si identifica completamente con l'oggetto grossolano o il ragionamento empirico c'è uno stacco, un momento di (apparente?) assenza, si può fare l'esempio (banalizzando)di una persona completamente concentrata sulla soluzione di un problema matematico o un gioco enigmistico. Il momento in cui ha o crede di aver colto la soluzione non ha le parole per dirlo, ma il ragionamento che lo ha condotto a tale soluzione cessa improvvisamente. iI totale assorbimento nella soluzione del problema ed il conseguente isolamento da tutto ciò che può interferire con tale soluzione è definibile vitarka samadhi. Il momento di cessazione dell'attività che precede il momento della espressione della soluzione è detto NIRVITARKA samadhi e Patanjali lo citerà nel sutra I,43:
smriti partisuddhou
svarupa sunyeva artha matra nirbasa nirvitarka
nella traduzione di Raphael:
nella traduzione di Raphael:
“Quando
la memoria è purificata e la mente perde la sua propria forma e soltanto
la conoscenza reale dell'oggetto (di concentrazione) risplende, si ha lo stato
di concentrazione senza argomentazione (nirvitarka)”.
In pratica si ha la
"percezione" (?) della "vera forma" dell'oggetto e di ciò
che di quella vera forma è "causa", ovvero ciò che prima abbiamo
definito भाति bhāti, la luce propria di
un oggetto, senza le sovrapposizioni create dalla mente.
Nirvitarka samadhi, ovvero la conoscenza
consapevolezza della vera "natura" di un oggetto conduce al samadhi
detto vicāra o savicāra, la coscienza/conoscenza o la possibilità della
coscienza/conoscenza della reale natura di tutti gli Oggetti.
Si è sul piano delle
energie sottili, taijasa, il piano di sogno. Anzi si può dire
che savicāra è la piena coscienza di sogno. L'identificazione
nella coscienza di sogno diviene in un certo senso "oggetto di
conoscenza".
Il gradino successivo è nirvicāra,
il momento in cui cessa anche il pensiero della identificazione con il piano
delle energie sottili e conduce al sānanda samadhi caratterizzato dalla pura
beatitudine.
Ovviamente anche il
piacere/beatitudine, a sua volta, può divenire oggetto di conoscenza.
Quando cessa questa
possibilità si ha il nirānanda samadhi che conduce alla
consapevolezza dell'IO SONO, o sasmitā
samadhi.
Questi 7 livelli [sei per
il vedanta nel quale (cfr. Indian Psychology, Volume 1, di Jadunath
Sinha) Sānanda e nirānanda sono considerati un unico stato) rappresentano
l'insieme dei samadhi samprajñāta o samadhi con conoscenza.
La rivelazione della
coscienza di veglia vitarka o savitarka samadhi è relata alla
conoscenza dei Bhuta o elementi grossolani (etere,aria,
fuoco,acqua, terra) ed al loro risolversi l'uno nell'altro(la terra si
discioglie nell'acqua ecc.).
La rivelazione della
coscienza di sogno vicāra o savicāra samadhi è
relata alla conoscenza dei Tanmatra ovvero gli elementi
sottili (suono, sensazione tattile, luce/colore,sapore, odore).
La rivelazione della
coscienza di sonno profondo o della beatitudine che nasce dalla armonizzazione
degli opposti ānanda o sānanda samadhi è relativa
ai sensi ovvero alla possibilità di percepire ed interpretare gli elementi
sottili.
La rivelazione dell'unità
primordiale asmitā o sasmitā samadhi è relativa
alla comprensione di ahamkara come funzione e non come
individualità.
Il tutto si
può ridurre al processo introspettivo del Chi sono ovvero alla
meditazione (cfr.samkara aparokshanobhuti) su
Ko'ham (chi sono io).
Na'ham (non sono).
So'ham (sono questo).
Meditazione-concentrazione
sugli elementi grossolani (vitarka): io non sono (na'ham) il
corpo fisico.
Meditazione concentrazione
sugli elementi sottili (vicāra): io non sono il corpo energetico, le
energie sottili, i movimenti emotivi.
Meditazione concentrazione
sulla coscienza sensitiva (ānanda): io non sono la mente che
percepisce le diversità e la molteplicità.
Meditazione sull'IO sono (asmita):
Io sono l'unità degli opposti.
[1] Saṁprajñāta o samprajñāta
viene solitamente tradotto con “conoscenza accurata”. Sam si può interpretare come “insieme, con”.
Prajna, usato spesso come sinonimo di buddhi, è inteso come conoscenza, ma
indica una particolare forma di energia, o śakti,
legata alla dea della musica e dell’eloquenza, sarasvatī, e all’ādi-buddha. Swami Vivekananda nel suo commento al sutra I,17
attribuisce a saṁprajñāta il
significato di acquisizione del potere di controllare la natura:
”In the Samprajnata Samadhi come all the powers of controlling nature.
It is of four varieties [qui descrive i quattro stati o varietà di sampra-jñāta]...There is no liberation in getting powers. It is a worldly search
after enjoyments, and there is no enjoyment in this life; all search for
enjoyment is vain; this is the old lesson which man finds so hard to learn.
When he does learns it, he gets out of the universe and becomes free. The
possession of what are called occult powers is only intensifying the world, and
in the end, intensifying suffering. Though as a scientist Patanjali is bound to
point out the possibilities of this science, he never misses an opportunity to
warn us against these powers”.
[2] Rūpa, o rupa,
significa “natura, forma, apparenza fenomenica, colore, spettacolo”, ma visto
l’uso del termine saṃjñā nel versetto
15, molto probabilmente va inteso come uno dei cinque skandha buddisti col significato di “forma, corpo materiale”.
[3] Asmi è la prima persona singolare del verbo essere, “Io
sono”, quindi asmitā viene tradotto solitamente con “egoismo”. In questo caso è
da intendersi come entrare in identità con l’oggetto di conoscenza (rupa).
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