Ryu no Kokyu
Succede talvolta che il praticante,
durante o dopo la seduta di meditazione, provi paura, panico, angoscia.
Vi può essere una paura generalizzata, una sensazione di
inquietudine che nasce
dalla sensazione di
estraneità o alterità, nei confronti del corpo o dell'ambiente.
Seitai
A me è accaduto dopo forse un anno dopo avere iniziato
a meditare…
Ormai quasi 10 anni fa ...
Per un periodo abbastanza lungo,
ogni volta che iniziavo a meditare entravo in un reame
dominato dalla paura.
Una paura ancestrale mi assaliva.
Anche se pienamente cosciente durante alcune meditazioni, della non-esistenza di alcuna presenza maligna,
intorno a me, anzi, solo presenze positive,
purtroppo, come chiudevo gli occhi, entravo nella dimensione della paura.
Alcune volte appena chiudevo gli occhi, così li riaprivo. Istantaneamente entravo
in meditazione e…non ce la facevo a reggere quello
stato di paura e riaprivo gli occhi
per riuscire…
Poi come mettevo piede fuori
dalla cava di meditazione, tutto spariva come un
sogno.
Ryu no
Kokyu
La paura può prendere la forma di demoni o mostri.
Talvolta li si percepisce o si percepiscono i suoni che emettono.
Altre volte ne avvertiamo
la "presenza".
Siamo sicuri che dietro una porta o un albero ci sia quella particolare creatura misteriosa di
cui immaginiamo le fattezze.
Altre volte ancora
"sentiamo" che in quell'oggetto o in quella
determinata persona alloggia qualche "entità"
malefica.
Seitai
Durante quel periodo ho letto in alcuni libri
di come altri
cercatori avevano
passato periodi simili.
E di come molti abbandonavano la
meditazione, perché' non riuscivano
a superare quel gradino.
Così ho continuato, anche se a
volte entravo ed uscivo dalla
cava di meditazione dopo qualche minuto...cercando di non giudicare me stessa ed i miei vani sforzi di non avere
paura.
Mi sedevo in meditazione, ricordavo la voce del mio guru che ripeteva il mantra,
una voce che non si
può' scordare...ma che
veniva completamente cancellata dalla mia mente
quando entravo nel reame della paura.
A volte ero la paura
stessa...a volte anche
se ero cosciente perdevo completamente cognizione di chi ero, dov'ero
e del perché… provavo solo paura...a
volte vedevo un
occhio che mi
guardava dentro, un occhio
che avevo visto
in una città deserta e
bianca in altre meditazioni.
Ryu no
Kokyu
Naturalmente ciò
esiste solo nella
nostra immaginazione, ma
quando si comincia ad esperire e/o a comprendere la non esistenza sostanziale dei fenomeni avviene che il sistema di
nozioni e conoscenze che regola
il nostro rapporto
con la realtà empirica cominci a vacillare.
Nella mente si fa strada
la sensazione della
infinita possibilità della
manifestazione.
Frasi come "tutto è illusorio" o "tutto è apparenza fenomenica " vengono interpretate
dalla mente come “tutto ha la medesima
possibilità di esistere”
ed il demone con tre gambe e le ali, o la lepre con le corna,
assumono la medesima
consistenza degli oggetti quotidiani.
Solitamente si tratta di eventi
passeggeri ma non per questo sono meno angoscianti e scioccanti.
Seitai
Per quello che mi riguarda da un giorno all'altro, tutto e' sparito.
Il reame si è chiuso nello stesso modo in
cui si era per qualche
motivo dischiuso mesi prima.
Come se non dovessi passare più per la palude per arrivare al prossimo paese come se qualcuno avesse costruito
una strada per arrivarci.
Non è quello che forse facciamo
ogni giorno con
la meditazione?
Giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, costruiamo la strada per la via
di casa ....
Ryu no
Kokyu
Credo potrebbe essere
utile, a questo
proposito cercare di descrivere le esperienze soggettive dei meditanti.
Malcolm
Perché non cominci a parlare della "tua" esperienza personale?
Ryu no
Kokyu
Mah…Credo di poter
individuare, in quella che chiamo meditazione, due fasi diverse...
Non sempre sono presenti
entrambe.
La prima la possiamo definire
di assorbimento, la seconda
forse, di consapevolezza, ma consapevolezza non è proprio giusto, si tratta di una consapevolezza in cui non vi
è la consueta tecnica del pensare,
ma una specie di ritmo consapevole…o di consapevolezza del ritmo...rta.
Claire
Chiedo scusa se mi intrometto.
Io seguo gli insegnamenti di Aurobindo.
Ci sono sempre, nei suoi insegnamenti, questi tre aspetti o tappe della
sadhana: un primo passo
verso l'immobilità, un secondo
passo verso la passività al movimento, un terzo passo verso l'attività.
Questo si riscontra nella meditazione, nella vita, nello studio,
nella bhakti, nell'azione...
Qualunque di queste situazioni prendi
in esame, l'indicazione di
Aurobindo è sempre quella di ricercare prima di tutto l'immobilità, poi la passività nel movimento, poi l'attività nel movimento.
Perfino nella realizzazione del Brahman: all'inizio si realizza il Brahman immobile, poi quello
attivo, e si passa per un momento
di totale passività nei
riguardi del suo movimento.
Riflettevo in questi
giorni che fino alle prime due tappe posso
arrivarci…se non altro a comprenderle, se non proprio a starci
dentro, mentre la terza la sento difficilissima…
Ryu no
Kokyu
Vediamo...
Claire parla, mi pare, di:
Riposo nell'immobilità, riposo nel seguire passivamente il movimento
e riposo nel seguire attivamente il movimento
...giusto?
Questo mi ricorda le fasi che io definisco di riflessione,
precedenti alla meditazione vera e propria.
Proviamo a ricostruire le sensazioni
soggettive della, chiamiamola così, seduta
tipo, ed a
dividerle in fasi anche
se in realtà si tratta di una ricostruzione fittizia, mentre medito non mi creo mai il problema di riconoscere
le
diverse fasi...
Mi siedo e aggiusto la posizione.
Solitamente ciò consiste nel distendere la schiena in diagonale avanti, tirando su, verso l’alto, i muscoli dell'ano per allungare l'osso sacro in basso e distendendo la nuca, per poi sedersi e allineare la
schiena lentamente.
Ascolto poi le tensioni del corpo rilassando mentalmente i muscoli prossimi alle articolazioni.
Solitamente cominciando dall'alto ...anche le ossa del cranio le considero articolazioni…rilassando i muscoli della testa
e del volto si allargano
scrocchiando leggermente...
Se la posizione è corretta si percepiscono le energie che corrono
senza impedimenti lungo
le nadi della schiena
e quelli che chiamo canali
del braccio, canali
della gamba, canale della
cintura, canale del perineo.
Se non percepisco le energie le visualizzo,
per esempio come correnti di liquido di vari colori e intensità, e le indirizzo mentalmente nei vari canali…
Comincio a rallentare o a velocizzare mentalmente, a seconda delle
situazioni, il flusso
delle energie, fino a quando
non sopraggiunge uno stato di
leggerezza rilassata, diffusa uniformemente nel corpo.
Questo stato mi è familiare e non so bene come spiegarlo.
Diciamo che non si percepiscono più le correnti
energetiche ma c'è un unico
insieme palpitante.
Ascolto il corpo
ed attendo che vi sia una sensazione luminosa e di pressione sopra
le orecchie e al centro della testa, sulla fontanella, a quel punto " stacco" l'attenzione dagli occhi
che vengono attirati verso l'alto e mi fermo…
La fase di assorbimento è quella che io definisco di inizio
"della meditazione",
e che spesso avviene
automaticamente appena mi siedo, senza tutta la fase preliminare, o
appena faccio degli esercizi
con la spada o delle sequenze di asana….
Non c'è assolutamente nessun pensiero cosciente.
I pensieri sorgono nelle fasi
precedenti, ma sono come scoloriti e messi in secondo piano dalla percezione delle energie.
È come sbattere dalla finestra un panno sul quale è rimasta un po’ di farina ed osservare la nuvola
bianca che si deposita a terra, all'esterno.
Questa fase di assorbimento è quella
che cerco consapevolmente
quando sono malato o in debito di energie.
È una fase piena.
Solitamente, quando
mi dedico solo a questa, la meditazione si interrompe da sola
o, a volte, per un motivo esterno, una luce od un rumore
che diventano improvvisamente percepibili.
Il risultato evidente della fine di questa fase di assorbimento, quando non vado
oltre, è per me, di solito, una forte erezione, con caratteristiche particolari…una sensazione di
pienezza al sacro,
ai reni, alla nuca al centro
delle mano che sembrano collegati fisicamente, non
metaforicamente al pene in erezione.
La successiva fase di meditazione
è quella che chiamo di consapevolezza, che non ha niente a che vedere con
il processo "pensativo" ordinario.
L'idea è di una piacevole penombra interrotta da qualcosa
di luminoso…ma luminoso non è esatto perché dà l'idea della
percezione visiva.
L'impressione è di una luce percepita contemporaneamente
da tutti i sensi.
Qualcosa di non definito che sembra assumere
talvolta la forma di una serie di cristalli ordinati
e…sonori...di luce e suoni insieme che vanno
a riempire la penombra.
Altre volte è un unico grosso cristallo; o un piccolo cristallo
luminosissimo.
Un cristallo che può dar vita a forme geometriche o antropomorfe.
Spesso ci sono suoni…inconfondibili...
La fine di questa fase è....come un
video che ritrae un album fotografico dal quale il vento strappa le fotografie, proiettato alla rovescia.
Tempo fa la sensazione era, qualche
volta, assai violenta.
Le immagini, alcune
di scene mitiche,
altre di paesaggi, altre di persone
e vita quotidiana, arrivavano
quasi dolorosamente, insieme a frasi, parole, senza senso, brani musicali, mantra
o pezzi di mantra.
Ultimamente capita che si combinino in un’unica
figura o immagine
e/o suono e la sensazione è di grande calma e dolcezza.
In tutto questo c'è un momento, un istante di niente assoluto…non so come
altro definirlo...
Poi c’è una fase di reintegrazione caratterizzata dalla piena coscienza
del corpo e
delle energie.
Posso attenzionare con facilità i cakra,
gli organi interni e le correnti energetiche.
La tranquillità porta
ad una maggiore capacità di concentrazione…
Adesso lo faccio raramente, ma tempo fa, se ricostruivo mentalmente, per
esempio, l'appartamento dei miei genitori
mi sembrava di poter girare
per casa non visto, oppure se mi concentravo su un oggetto, o un
fiore mi pareva di entrarci completamente o se visualizzavo una persona mi
pareva che fosse davanti a me in carne ed ossa.
Questa fase di reintegrazione si accompagna ad uno stato fisico di grande
benessere, e ad una specie di piacevole vuoto alla fronte e/o al cuore.
In passato, soprattutto quando le fasi di assorbimento
e meditazione avvenivano da sole, subentrava
la paura, un senso di inquietudine, a volte il panico.
Oppure mi
pareva, dopo la
fine della meditazione, che mi fosse rimasto un
qualcosa addosso, che mi impediva di essere tra virgolette" normale".
Un qualcosa dal quale avevo
l'impressione di "dover
uscire" per riprendere la vita quotidiana. Il conflitto tra la volontà
di abbandonare questo particolare stato e la sensazione che fosse permanente,
creava degli stati di ansia e di
angoscia.
Soprattutto c'era una fastidiosa sensazione di non fisicità accompagnata alla paura di sciogliersi o di sprofondare
all'interno del mio stesso corpo.
Per uscire da queste sensazioni, da piccolo, avevo trovato un metodo che, almeno per me, è efficace: portavo l'attenzione su
qualcosa di molto...pratico... per esempio un frutto da mangiare,
e a voce alta mi raccontavo le
caratteristiche organolettiche del cibo che stavo assaporando o le funzioni
dell'oggetto che stavo
utilizzando.
Piano piano rinasceva una spirale
ordinata di pensieri.
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