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ADVAITA VEDANTA: LO YOGA SENZA SOSTEGNI (ASPARSA)



Qualche giorno fa a Cisternino, vicino all'Ashram di Babaji ho partecipato ad un incontro conferenza di Avasa, un maestro che mi è stato presentato come un illuminato advaitin, cioè di qualcuno che avrebbe realizzato la condizione di annichilimento dell'ego e di identità con l'Assoluto descritta dal filosofo indiano Shankaracharya nel Vivekacudamani. uno dei testi fondamentali dell'Advaita Vedanta.
Avasa è un omino molto affascinante, dotato probabilmente di poteri psichici, ma sentendolo parlare mi sono chiesto cosa diavolo c'entri il suo lavoro con l'Advaita Vedanta.
Mi è venuto in mente che forse la maggior parte delle persone non sa veramente cosa sia l'Advaita Vedanta ed allora, con l'umiltà di chi sa di non essere un illuminato e la presunzione di chi ha studiato e praticato advaita Vedanta per anni,ho deciso di mettere per scritto un po' di notizie e riflessioni.
In questo secondo articolo sull'Advaita vorrei introdurre l'Asparsa Yoga, o Yoga senza sostegni, e la divisione tra Teoria dell'Emanazione  e teoria dell'Evoluzione.
 Tutti sistemi e i punti di vista filosofici indiani (e non solo) si possono inserire in due Dottrine fondamentali: pariṇāma vāda che è la teoria dell'EMANAZIONE
e āraṃbha vāda che è la teoria dell'EVOLUZIONE.
Ad esse o ad una combinazione delle due possono essere ricondotti tutti i diversi "rami tradizionali" anche se all'osservatore acuto, tali dottrine possono apparire "insoddisfacenti" perché, entrambe, legate alle coordinate spaziotemporali.
Per la Teoria dell'EMANAZIONE (pariṇāma vāda) la manifestazione è il prodotto della Condensazione del raggio di luce/coscienza che proviene da una sorgente, da un "centro".
La realizzazione sarebbe quindi Il "risultato" (EFFETTO) di un viaggio a ritroso dal momento attuale (fine della manifestazione/condensazione) al Centro.
Centro nel quale l'uomo si scoprirebbe in identità con il divino (o in unione o sullo stesso piano o con la medesima forma del divino a seconda dei vari punti di vista)
Per la Teoria dell'EVOLUZIONE (āraṃbha vāda) la manifestazione tende invece al perfezionamento spirituale.
La realizzazione sarebbe  qui il "risultato" di un viaggio in avanti dal momento attuale (inizio del processo evolutivo) al "traguardo", il punto in cui l'uomo si scopre  in identità con il divino (o in unione o sullo stesso piano o con la medesima forma del divino a seconda dei vari punti di vista).
Sono teorie "insoddisfacenti" (tra virgolette) poiché entrambe risultano dipendenti dalle nozioni di tempo e spazio: per la Dottrina dell'Emanazione l'Adesso è peggiore del Prima e migliore del Dopo.
Per la Dottrina dell'Evoluzione l'Adesso è migliore del Prima e peggiore del Dopo.
L'uomo, per entrambe le dottrine, parte dalla situazione attuale .
Diciamo che il passato è alla sinistra ed il futuro alla destra.



A - emanazione - B - evoluzione - C

Il viaggio del discepolo, per la teoria dell'Emanazione dovrebbe condurre da B ad A, da destra a sinistra, dal presente al passato.

Per la teoria dell'Evoluzione dovrebbe, invece, condurre da B a C, da sinistra a destra, dal presente al futuro.
E' evidente che entrambe le dottrine hanno in loro il seme della dualità: se per realizzarmi devo andare da destra a sinistra, dal presente al futuro, il futuro sarà Bene ed il passato Meno Bene o Male.
Se per realizzarmi devo muovermi dal presente verso il passato il passato sarà Bene ed il futuro sarà Meno Bene o Male. 
Se consideriamo l'assoluto come qualcosa di illimitato, incommensurabile non potrà ovviamente essere relativo al tempo ed allo spazio.
Ciò che è relativo non può essere assoluto.

Sembra molto logico.
Ciò che è incommensurabile non può, appunto essere misurato, e lo strumento di conoscenza della Mente è Misura.
La Mente è in grado di produrre ed immagazzinare immagini.
La visione di un film sullo schermo bianco è resa possibile dal proiettore.
Ma se nel proiettore non fossero inserite delle immagini legate tra loro in un ordine predefinito (da sinistra a destra in senso orario per dare l'illusione del movimento) lo spettatore vedrebbe solo uno schermo bianco illuminato da luce bianca...
Passato, presente e futuro, sinistra, centro e destra sono costruzioni mentali e vengono "inserite" nella nostra mente per poter perpetuare l'idea che l'umanità ha della manifestazione.
Il viaggio del discepolo è diretto sempre verso la sorgente.
Verso il punto principiale, che è costante, ovvero oggettivo.
L'inizio, la direzione e la fine di un viaggio dipendono da percezioni soggettive.


"Se da Napoli decido di andare a Roma, il viaggio può essere sia un viaggio a ritroso (nel caso sia nato a Roma , mi sia trasferito a Napoli e decida di "tornare a casa") sia un viaggio in avanti (nel caso sia nato a Napoli e decida di andare a Roma), ma la meta e l'atto del viaggiare saranno gli stessi".

Per la teoria dell'Evoluzione e per la Teoria dell'Emanazione il punto di partenza (lo stato attuale del discepolo) ed il punto d'arrivo (identità con l'assoluto) sono gli stessi.
Ciò che muta e conduce a posizioni tra loro conflittuali è la rappresentazione grafica delle due teorie, una rappresentazione che è necessaria per rendere le due teorie accessibili alla mente umana.
La mente è Misura.
Se qui c'è uno stato di insoddisfazione e dolore è ovvio che dovrò andare da un'altra parte per tentare di placare l'ansia di incompiutezza.
Se non mi sposto fisicamente dovrò innescare dei movimenti psichici che diano comunque la sensazione dell'andare, la percezione del viaggio.
Ecco che le due dottrine mi procurano i mezzi necessari per avvicinarmi alla conoscenza del Reale.
L'ideale di un passato mitico, di una sorgente luminosa dalla quale è scaturita la manifestazione durante un processo di condensazione e l'ideale di un futuro popolato da bambini con gli occhi d'oro che indicano la "Via" per trasformare l'angoscia in beatitudine suprema si equivalgono.
Sono sostegni per la mente bambina dell'uomo.
Sono, in fondo, necessari ed hanno un loro grado di realtà, nel senso che producono dei frutti.
Scrive Plotino: "i
l Magistero non va oltre questo limite, di additare cioè , la via ed il viaggio, ma la visione è già tutta un'opera personale di colui che ha voluto contemplare"
Un maestro  (ATTENZIONE peril Vedanta Advaita il Maestro in fondo NON ESISTE chi parla per lui è l'Unico, il Guru, l'ESSERE....) darà delle indicazioni che l'aspirante filosofo riterrà valide o meno valide a seconda di quello che alcuni definiscono "il suo livello coscienziale", ovvero la direzione che i suoi moti psichici, la sua cultura, la sua costituzione fisica (?) gli hanno indicato.
Dibattere se una teoria sia più nobile o più giusta di un'altra o peggio tentare di convincere qualcuno della superiorità delle proprie credenze, del proprio guru, del proprio lignaggio, è un assurdità.
Dire come accennava Avasa che il Dalai Lama non è un illuminato, o che i discepoli di Babaji non comprendono il rito del fuoco è atteggiamento Duale che non ha niente a che vedere con l'Advaita.Ciò non significa che si possa dire e fare tutto ciò che passa per la mente e definirlo conoscenza tradizionale, o conoscenza yogica o  illuminazione conoscenza tout court, ma pure occorre considerare che non esiste non può esistere una via o una credenza superiore ad altre essendo la Realtà Unica.
Le dottrine, le pratiche, gli esercizi,le scritture sono dei sostegni, degli appigli cui la mente può afferrarsi per non esplodere a contatto con la Verità.
Esiste però uno Yoga senza sostegni.
Lo Yoga di Gaudapada e Samkara, che chiamiamo spesso Advaita Vedanta, è detto Asparsa, dove स्पर्श sparśa significa Tocco, Contatto ma anche Toccante nel senso di commovente o emotivamente coinvolgente.
Asparśa, con la privativa, sarà  ciò che non ha possibilità di contatto, senza appigli, senza nessuna possibilità di coinvolgimento fisico, emotivo, sentimentale, mentale....Lo si può esprimere in una conferenza o in uno stage?

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