II libro era, appunto, il Gorakhvani, resoconto scritto delle istruzioni impartite da Babaji a Shri Shastri Vishnu Datt.
Secondo me si tratta di un testo straordinario, che descrive il percorso della realizzazione secondo gli insegnamenti Nath, attraverso una serie di simboli presi dai Veda, dai Purana, dal kundalini yoga, dal tantrismo tibetano... Dopo qualche giorno, Rupchand mi ha presentato Lisetta Carmi, la fondatrice dell'Ashram e poi insieme a lei, un'altra allieva"anziana" e la mia amica Ivana, mi ha portato nella "stanza del maestro", una cameretta con il suo letto, un paio dei sandali, una fotografia in bianco e nero che sta misteriosamente virando in oro e argento, e il bastone che Babaji che usava, credo, per passeggiare.
Non so perchè Rupchand mi abbia fatto questi doni (penso che non siano moltissimi coloro cui è stato permesso di entrare nella stanza di Babaji), ma so che per me è stata un'esperienza sconvolgente. Niente a che vedere con la devozione o quel senso di pace e amore che aleggia nell'Ashram come in molti altri luoghi di culto. E' stata un esperienza fisica, fatta di percezioni e di "trasformazioni". Soprattutto è stato un esperienza "ripetibile" perchè i fenomeni si sono riprodotti, identici, ogni volta sono tornato all'ashram.
Credo che dietro lo Yoga dei Nath ci sia una scienza più antica di quanto possiamo immaginare. E credo che Babaji, in quanto MahaNath (il Grande Nath, che si potrebbe tradurre con "GRANDE SPIRITO PROTETTORE" o "GRANDE MAESTRO CHE PROTEGGE") con le sue parole abbia tentato di aprire uno spiraglio sulle vere origini e i veri scopi dello yoga o per meglio dire sulle vere origini e i veri scopi dell'essere umano.
IL GORAKSHVANI
Negli anni '70 Babaji di Hairakhan istruì in Nepal un gruppo di 8 discepoli allo yoga di Gorakanath. Gli insegnamenti, trascritti da Shri Shastri Vishnu Datt, erano impartiti in versi, nella lingua dei sadhu e dei cantastorie dell'Himalaya.
Ne leggo un brano dalla traduzione di Gora Devi ("Gorakhvani - i segreti di guru Gorakhnath" J. Amba Edizioni):
".... Tu hai conquistato il sonno [Nidra], che per paura di te, fu nascosto nell'Oceano di Latte e dato a Vishnu.
Quando il demone Madhukaitabb attaccò Brahma, Brahma corse alla porta di Vishnu, pianse e pregò la Dea del sonno [Nidra Devi]. Allora lei svegliò Vishnù che lottò [...] contro Madhukaitabb. Gorakanath ha ottenuto la vittoria sul sonno [Nidra]. Chiunque conquista il sonno [Nidra] conquista Mahakala. I cinquantasei Kahwa e le sessantaquattro Yogini esclamano: jai jai Guru Gorakanath. Tu sei il Mahanath dei nath....Vieni Kamalo, quando hai cominciato a cantare come il Rishi Narada, come hai cantato bene!"
In quarant'anni di pratica dello yoga ho letto e studiato decine di libri di filosofia indiana. Le storie, i simboli, i loro sorprendenti collegamenti con l'anatomia e i moti celesti mi sono diventati, con il tempo, familiari. Di solito, non fatico molto a trovare delle chiavi di interpretazione, ma questo testo mi ha veramente "spiazzato" e non solo per il suo tono misterioso, ma, soprattutto, perchè l'autore è Babaji di Hairakhan, il "Guru della semplicità".
Si dice che l'insegnamento di un Maestro agisca "a vari livelli coscienziali", ovvero che abbia validità ed efficacia a prescindere dalla cultura, dalla sensibilità, dall'intelligenza e dall'intuito dell'ascoltatore. Le parole e le frasi sarebbero solo un mezzo attraverso il quale viene trasmessa l'energia divina detta śakti o kuṇḍalinī, per cui, alla fin fine, il loro significato letterale avrebbe un'importanza relativa. Probabilmente è vero: il devoto, colui che ha fede in un Maestro e lo considera una diretta espressione della divinità, non ha bisogno di capire o di studiare, semplicemente apre il cuore...
Se un maestro è "IL" Maestro, che dica "Ambarabàcicciccò" o "Tu hai conquistato il sonno [Nidra], che per paura di te, fu nascosto nell'Oceano di Latte " il risultato dovrebbe essere lo stesso: la śakti circola "a prescindere".
Perché, allora, Babaji parla in maniera tanto complicata?
Chi è Madhukaitabb?
E i cinquantasei Kahwa e le sessantaquattro Yogini?
Cosa significa "Chiunque conquista Nidra (il sonno) conquista Mahakala [il "Signore del tempo", una forma di śiva molto comune nei testi e nei rituali tibetani]" ?
Gli insegnamenti dati da Babaji a Shri Shastri e agli altri sette discepoli, non sono insegnamenti "ordinari": gli sta passando lo Yoga dei Nath, l'essenza del Tantrismo. Il"Gorakhvani" è un testo prezioso e trovo incredibile che sia così poco noto e studiato, ma forse anche questo ha un senso...
Riprendiamo il brano che ho citato all'inizio e vediamo di capirci qualcosa [le parentesi quadre sono mie]:
".... Tu hai conquistato il sonno [Nidra], che per paura di te, fu nascosto nell'Oceano di Latte e dato a Vishnu. Quando il demone Madhukaitabb attaccò Brahma, Brahma corse alla porta di Vishnu, pianse e pregò la Dea del sonno [Nidra Devi]. Allora lei svegliò Vishnù che lottò [...] contro Madhukaitabb. Gorakanath ha ottenuto la vittoria sul sonno [Nidra]. Chiunque conquista il sonno [Nidra] conquista Mahakala. I cinquantasei Kahwa e le sessantaquattro Yogini esclamano: jai jai Guru Gorakanath. Tu sei il Mahanath dei nath....Vieni Kamalo, quando hai cominciato a cantare come il Rishi Narada, come hai cantato bene!"
Come prima cosa dobbiamo armarci di pazienza e di un buon dizionario. E tener conto del fatto che nei testi operativi del tantrismo, cioè nei manuali pratici, non c'è niente di casuale:
- i numeri, i nomi, le immagini suggerite fanno sempre riferimento a tecniche (kriyā) e/o ad elementi di fisiologia sottile (vayu, cakra e nadi).
- L'identità di macrocosmo e microcosmo per gli yogin è una verità assodata: i processi energetici e gli organi del corpo sono sempre riferiti ai moti celesti e agli astri e viceversa.
Ma veniamo all'analisi del testo: "il sonno nascosto nell'Oceano di Latte". nidra, è lo stato in cui troviamo Viṣṇu all'inizio di uno dei miti indiani della Creazione (vedi BHAGAVATA PURANA ):
Per farla breve sull'oceano di prima dell'inizio [ l'Oceano di Latte] viṣṇu è immerso nel sonno [nidra, o più correttamente "yoga nidra"] sotto lo sguardo della sua sposa [lakṣmī, la "luminosa"]. Dal suo ombelico [ dal III cakra detto nabhi che significa "mozzo della ruota" o maṇipūra,"città dei gioielli" o "centro dei dieci maestri"] sboccia un fiore di loto luminoso sul quale siede brahmā, con i suoi quattro libri sacri [i veda]. Improvvisamente da un orecchio di viṣṇu escono fuori due demoni, madhue kaiṭabha, che rubano i quattro veda e li nascondono nelle profondità dell'Oceano di Latte. Viṣṇu si sveglia, si trasforma in hayagrīva ["collo di cavallo"], uccide i due demoni, li smembra in "2 x 6 pezzi"[due teste, due busti, quattro braccia, quattro gambe] e restituisce a brahmā i quattro veda.
Come si vede il Mito cui accenna Babaji è già di per sè molto complesso. Solo sul nome dei due demoni si potrebbe scrivere un trattato:
मधु madhu significa "miele" e कैटभ kaiṭabha è uno dei nomi di durgā, la "Grande Dea", la madre dell'Universo.
Facciamo molta attenzione a questi particolari: i demoni che ESCONO DALL'ORECCHIO di viṣṇu si chiamano MIELE DELLA DEA MADRE.
Se poi analizziamo le parole sillaba per sillaba si possono fare altre scoperte interessanti: prendiamo l'epiteto di durgā, kaiṭabha.
कै kai sta per SUONO, con riferimento alla sillaba inscritta nel primo petalo del cakra del cuore [NB. su ogni petalo dei cakra tradizionali è inscritta una sillaba dell'alfabeto sanscrito. Nei dodici petali del cakra del cuore (anāhata) sono inscritte le prime dodici consonanti e la prima, in senso orario e dall'alto in basso, è appunto ka].
ट ṭa significa invece sia SUONO che GIURAMENTO che QUARTO, con riferimento alla sillaba inscritta nell'11 petalo del cakra del cuore
भा bhā sta, infine, per LUCE, con riferimento alla sillaba bha inscritta nel secondo dei sei petali del cakra dei genitali (svadhiṣṭhāna).
Tradurre kaiṭabha con " giuramento della LUCE/SUONO" o "il quarto che è luce e suono assieme" non sarebbe tanto campato in aria....
Dunque, ricapitolando, abbiamo un Dio Supremo immerso nello Yoga Nidra (che non è un sonno normale, ma una tecnica yogica) sotto gli occhi vigili della sua sposa (la DEA DELLA LUCE, lakṣmī). Dal suo ombelico esce un loto sul quale siede brahmā(l'ordinatore) che con l'aiuto dei quattro veda (la LEGGE universale trasposta nel linguaggio scritto) crea il mondo. Dalle sue orecchie (di viṣṇu) esce invece IL MIELE DELLA DEA, che ad intuito, è un suono, o una vibrazione, o un canto CHE IN QUALCHE MODO SI CONTRAPPONE AL LINGUAGGIO SCRITTO, AL LINGUAGGIO RAZIONALE.
Il testo di Babaji è complesso e ovviamente lo è anche il lavoro di interpretazione. Prima di andare avanti è meglio sottolineare alcuni dettagli:
1)il SONNO CHE GORAKHANATH SCONFIGGE è lo stesso che dà inizio alla creazione dell'Universo.
2) il testo di babaji è pieno zeppo di riferimento a suoni, canti, strumenti e note musicali.
Il segreto di Gorakhanath è nel suono, o meglio nella Vibrazione e si può comprendere solo mettendo in relazione "fisicamente" l'UNIVERSO, il NOSTRO MONDO e il CORPO UMANO.
Una verità che, probabilmente, è suggerita anche dall saluto dei nath ADESH, parola che "loro" traducono con: il JIVA, l'ATMAN e il BRAHMAN sono UNO.
IL SIGNORE DEL TEMPO
Nel "Gorakhvani" ("I SEGRETI DI GURU GORAKHNATH" - J.Amba edizioni) Babaji di Hairakhan insegna lo Yoga dei Nath.
Il Gorakhvani, tenendo conto della semplicità del Babaji "pubblico", è decisamente strano. E' pieno zeppo di citazioni delle scritture indiane (Veda e Purana), metafore tipiche del tantrismo e riferimenti alla numerologia. Ogni parola sembra contenere un insegnamento e il testo lo ribadisce spesso:
"Ascolta Kamalo [....]Le mie parole sono i miei grandi Mantra."
Alcune frasi sono ripetute in maniera quasi ossessiva, secondo la tecnica dei cantastorie e dei poeti "a braccio". Ce ne è una in particolare, che riecheggia quasi in ogni pagina:
"Gorakhnath ha ottenuto la vittoria sul sonno".
Non è difficile intuire che si tratta di un espediente per portare l'attenzione del lettore/ascoltatore sul tema fondamentale dell'opera. E' una cosa comune nella filosofia indiana. Nelle tecniche di interpretazione dei testi sacri [NB: l'interpretazione fa parte del sadhana dell'Advaita Vedanta secondo gli insegnamenti diShankaracharya] per ripetizione si intende la Pratica del Tema, अभ्यास abhyāsa. In ambito tradizionale (Veda, Upaveda, Vedanta) il Tema viene ripetuto, tante volte (9, 18...108 ) da diventare un elemento ritmico. Se il Gorakhvani fosse un testo vedantico, il verso"Gorakhnath ha ottenuto la vittoria sul sonno" sarebbe senza dubbio. il TEMA della trattazione. Il Tema(abhyāsa), nel Vedanta, è collegato al Frutto (फल phala - फलम् phalam ) ovvero agli effetti sperimentabili con la pratica. Babaji è molto chiaro in proposito:
"Chiunque conquista il sonno conquista Mahakal".
Mahakal è il "Signore del Tempo", da lui scaturiscono i ritmi del cielo e le stagioni e le stagioni dell'uomo. Nel corpo, i ritmi sono scanditi dal fluire delle energie sottili nellenadi di destra [piṅgala nadi nella quale scorre "kuṇḍalinī di SOLE"] e di sinistra [iḍā nadi, nella quale scorre "kuṇḍalinī di LUNA"]. La"terza forma della Dea Serpente",kuṇḍalinī di FUOCO, è la Divoratrice del Tempo. nello Hatha Yoga, kuṇḍalinī di FUOCO, dopo aver dissolto e integrato SOLE e LUNA, risale al loto dei mille petali per poi ridiscendere fino al perineo, dando vita alla danza sacra della creazione.
Nel Gorakhvani, Babaji ci insegna che per sconfiggere MAHAKAL, il signore del tempo, ovvero per far innalzare e ridiscendere kuṇḍalinī di fuoco, bisogna "sconfiggere la Signora del Sonno" e questa, secondo me è la chiave per comprendere l'intero testo, ma prima di andare a conoscere la "Signora del Sonno" (ūrmyā, la dea vedica della notte) vorrei esporre una mia tesi: il Gorakhvani è un'upaniṣad, ovvero la testimonianza di una realizzazione e, assieme, un manuale d'istruzione. Per tentare di dimostrarlo devo, mio malgrado, accennare al sadhanavedantico e al tarka (il lavoro di riflessione, discussione e commento dei testi). Quando ne parlo, nelle lezioni e negli stage, il livello di attenzione scende vertiginosamente. Alcuni escono per improvvise necessità fisiologiche, altri mimetizzano gli sbadigli con smorfie mostruose, altri ancora, i più rispettosi, chiudono gli occhi fingendo di meditare. Di certo, almeno in parte, il calo di attenzione è spiegabile con il mio eloquio (diciamo che non ho il dono della sintesi...), ma ho il sospetto che dipenda anche da un'idea dello yoga un po' troppo naive in base alla quale si scambia l'esigenza della semplicità con il rifiuto dell'erudizione. Yogin come Abhinavagupta, Gorakanath o Shankara si intendono di anatomia, astronomia, grammatica, musica, danza ecc. ecc. Sono artisti e scienziati. Nello Yoga la semplicità, la naturalezza e la spontaneità, salvo casi eccezionali, vanno acquisite con lo studio e la pratica costante.
Ma torniamo al Gorakhvani: se è un libro "sacro" tradizionale, non va solo letto: va "PRATICATO".
La tecnica di interpretazione e di "fruizione" di un testo tradizionale si basa su cinque "strumenti": śravaṇa (ascolto), manana (meditazione nel senso di comprensione letterale e riflessione), nididhyasanam (letteralmente "sedersi a guardare il tesoro", la meditazione vera e propria) e samadhi (lo stato in cui "la mente riposa in se stessa"). L'ascolto, śravaṇa, di un libro consiste nel verificare se sia "tradizionale" o meno. Si tratta, cioè, di fare una prima lettura verificando la presenza di alcuni requisiti: se lo scritto[o l'esposizione orale] li possiede tutti è considerato "operativo". Diciamo la verità: se un testo piace e colpisce la mente e il cuore chi se frega se è considerato un testo "tradizionale" o no! E se non piace non ci sarà nessuno che riuscirà mai a farcelo piacere, e quindi comprendere, veramente. Quello di cui stiamo parlando, però è un caso particolare. si dice che Babaji di Hairakhan abbia lasciato solo tre insegnamenti: il karma Yoga inteso come il lavorare senza curarsi delle ricompense, la ripetizione del "NOME" [OM NAMAH SHIVAYA] e il sacrificio del fuoco. Il Gorakhvani, pieno di riferimenti alle pratiche alchemiche e alle scritture potrebbe essere il suo quarto dono. Studiarlo e analizzarlo come si fa [o si dovrebbe fare] con le upaniṣad potrebbe riservare delle sorprese.
I requisiti di un testo tradizionale sono 6:
INIZIO E FINE - RIPETIZIONE - UNICITA' - FRUTTO - ELOGIO - VERIFICA,
e secondo me il Gorakhvani li possiede tutti.
Per dare un'idea del lavoro che ho fatto sul testo ho preparato uno schema nel quale, alla breve descrizione di ognuno dei sei requisiti corrisponde una citazione tratta dal testo di Babaji:
1) INIZIO E FINE (उपक्रम upakrama e उपसंहार upasaṃhā) significa che in un testo tradizionale l'inizio e la fine di ogni singolo capitolo devono essere legati tra loro ed esporre con chiarezza il tema trattato
Gorakhvani, pg. 55, inizio capitolo -
"[...] 1 settembre 1976, mattino. Gorakhnath parla.
Ascolta attentamente Kamalo.
Ora ti darò gli insegnamenti segreti[....].
Pg. 61 fine capitolo -
" Le mie parole sono i miei grandi mantra[...]
Gorakh adesso se ne va nel nord dell'Himalaya.
Oggi la gente riposerà qui".
2) RIPETIZIONE DEL TEMA (अभ्यास abhyāsa), come ho già scritto il tema del Gorakhvani è
"la sconfitta del Sonno"
3) UNICITA' E STRANEZZA (अपूर्वता apūrvatā), un testo deve essere originale e deve al tempo non essere in contrasto con la "Filosofia perenne" (Sanatana Dharma), nel caso del Gorakhvani non mi sembra ci possano essere dubbi.
4) FRUTTO, RISULTATO PREVISTO (फल phala o फलम् phalam), nel Gorakhvani il frutto è
"la conquista del Tempo"
5) ELOGIO, CELEBRAZIONE (अर्थवाद arthavāda).
Gorakhvani (p.e.) pg. 63:
" Vieni Maestro Gorakh,
mi inchino a te ripetutamente.
Tu sei il supporto dei tre mondi,
dei nove luoghi segreti,
e dei quattordici regni"
6) VERIFICA LOGICA (उपपत्ति upapatti), ovvero la dimostrazione attraverso il ragionamento e la citazione di eventi passati e di brani delle scritture, della validità delle tecniche esposte nel testo.
Gorakhvani, (p.e.) pg. 71:
"[...] Immergiti in quel lago d'amore, Kamalo,
dove risiede il Signore Samba Sada Shiva.
Io ho dato questo nettare d'amore al re Gopichand,
l'ho dato a Chandraval, a Bhartri."
Il Gorakhvani, per quel che mi riguarda, è un testo sacro, la testimonianza di una realizzazione e, assieme , un manuale d'istruzione. Comprenderlo significa acquisire la conoscenza dello Yoga dei Nath. Così, almeno, dice Babaji:
Dhanyan, Almora, 2 ottobre 1976
"[...] Kamalo dice:
Balihari Shri Gorakh Baba, vittoria a te!
Tu hai dato così tanti insegnamenti
in così poco tempo.
L'intero Universo nel cuore
medita ai tuoi piedi
-Shri Gorakh dice:
-Sei stato meraviglioso Kamalo.
In un momento hai rubato
tutta la conoscenza di Gorakh."
TECNICHE OPERATIVE
Il Gorakhvani è un testo, tra virgolette, "operativo", contiene sia le tecniche che la descrizione degli effetti sperimentabili.
Il problema è che è scritto in un linguaggio per addetti ai lavori e fa riferimento a miti simboli così lontani dalla nostra cultura da sembrare indecifrabili.
Però, come ho già scritto, se ci armiamo di pazienza e di un buon dizionario possiamo farci un'idea di ciò che Babji ha voluto trasmetterci.
Riprendiamo il brano che avevo citato in precedenza e analizziamolo nei dettagli:
[NB. le parentesi quadre sono mie. Ho segnato, con i numeri tra parentesi, alcuni punti secondo me fondamentali che, man mano, cercherò di approfondire]
"[...] I più grandi yogi e le yogini si inchinano giorno e notte. Essi pregano: "Vieni maestro Gorakh(1).
Liberaci per favore dai legami. Tu hai conquistato il sonno [nidrā](2), che per paura di te fu nascosto nell'Oceano di Latte (3) e dato a Vishnù.
Quando il demone Madukaitabb(4) attaccò Brahma, Brahma corse alla porta di Vishnu, pianse e pregò la "Dea del Sonno" [nidrā devi].
Allora lei [nidrā devi] svegliò Vishnù che lottò [...] contro Madhukaitabb.
Gorakhanath ha ottenuto la vittoria sul sonno [nidrā]. Chiunque conquista il sonno conquista Mahakala(5).
I cinquantasei Kalwa e le sessaquattro yogini(6) esclamano: "Jai Jai Guru Gorakhnath. Tu sei il Mahanath dei Nath [...].
Vieni Kamalo, quando hai cominciato a cantare come il Rishi Narada (7), come hai cantato bene!"
Vishnu uccide Madhu-Kaithabha
(1)BABAJI E' GORAKANATH
Babaji e Gorakhanath sono,in un certo senso, le stessa persona. Gorakhanath è un personaggio storico.
Conosciuto anche come Goraksha, Gorkha o Korakka Siddhar è il fondatore dello hatha Yoga ed è considerato un maestro illuminato in gran parte dei paesi orientali: i Gurka, i temibili guerrieri nepalesi, ad esempio, si chiamano così in suo onore, ne Kashmir è visto come il padre nobile del Sikhismo e nel Tamil Nadu viene celebrato come uno dei Siddha di Chidambaram, il "gruppo di ricercatori" formato da Patanjali, Viaghrapada, Tirumular, Boghanathar ecc. che avrebbe dato vita allo Yoga, alla Danza, alla Medicina e alle Arti Marziali indiane.
Gorakh ha scritto decine di libri, sulle posizioni, le mudra, le kriya, Kundalini e l'alchimia interiore, le cui stesure originali, in buona parte, sono conservate nel Museo del Rajastan.
Goraksha
Se l'esistenza di Gorakhanath è testimoniata da una miriade di documenti, la sua data di nascita è invece dubbia. Secondo alcune fonti è vissuto tremila anni fa, secondo altri tra il V e il III sec. a.C. e per altri ancora nel X secolo d.C..
La presenza, documentata, di Gorakhanath in epoche così diverse si può spiegare in almeno due modi:
1) E' vissuto migliaia di anni grazie alla capacità di rigenerazione cellulare che i Siddha affermano di aver sviluppato con il loro Yoga (Tirumular, nel suo libro Tirumantiram afferma di avere tremila anni!).
2) Il suo nome e la sua identità si sono trasmessi di generazione e generazione per ragioni di "lignaggio".
I nove immortali del lignaggio Nath
Il lignaggio (in sanscrito "paramparā" o "sampradāya") è una catena ininterrotta di insegnamenti diretti da insegnante [guru, che significa grande, coraggioso, violento...] ad allievo [śiṣya che significa "rabbia","passione"...]. Quando un discepolo acquisisce lo stato coscienziale [la conoscenza, i poteri, il carisma...] di un maestro del passato ne assume anche l'identità. Per ciò che riguarda il maestro di Gorakhanath alcuni testi si dice sia stato Matsiendranath, " il Pesce", in altri Boghanatar, "l'Alchimista".
Boghanathar
Suppongo che Matsyendranath e Boghanathar siano la stessa persona. E questo potrebbe spiegare il motivo per cui Babaji nel Gorakhvani,"parla con la voce di Gorakhanath": Babaji è Gorakhanath! Prima di divenire immortale, come vuole la tradizione dei Siddha e dei Nath, Babaji, infatti, era uno yogin chiamato Nagaraji [parola che può significare sia "Re dei Naga/Cobra" sia "Naga/Cobra del palato molle"] ed era allievo, appunto, di Boghanathar. Gorakanath e Babaji Nagaraji, quindi o sono la stessa persona o, sono allievi dello stesso maestro, che per lo yoga è come dire "fratelli di sangue"
babaji nagaraji
(2) LA DEA DEL FIORE CHE SBOCCIA
L'abitudine, non solo italiana, di tradurre Nidrā con "sonno" impedisce la piena comprensione del testo: Nidrā devi non è la Dea del sonno così come yoga nidrā non è lo yoga del sonno. SONNO in sanscrito, di solito si dice supti o svapna. La parola निद्रा nidrā invece indica lo "stato nascente di un fiore", il momento esatto in cui sta per sbocciare. In altre parole è IL MISTERIOSO POTERE CREATIVO DELLA TERRA E DELLA DONNA che permette alla vita di sbocciare nell''oscurità e nel silenzio del VENTRE e dei MONDI SOTTERRANEI. Per allargamento semantico è anche "l'ozio creativo". Nella scienza delle lettere indiana निद्रा nidrā è il nome segreto della lettera भ bha, inscritta nel terzo petalo del cakra dei genitali, che sta per "luce","scintillio","irraggiamento"...Per tornare al nostro testo bisogna considerare che quando Babaji parla di nidra non si riferisce al "dormire", ma allo yoga nidra [una tecnica per indurre quello stato meditativo o premeditativo simile a ciò che i buddisti chiamanosamatā] e quando parla di nidrā devi intende la divinità vedica chiamata ūrmyā.
Vishnu in Yoga Nidra
La dea ūrmyā è la gemella della "Signora dell'Alba", uṣā. E qui la faccenda si complica. Babaji e i Nath, sfuggono alle differenze dottrinali, alle chiese, alle distinzioni tra scuole e stili cui siamo abituati. Per loro lo yoga è uno. Il "sistema" dei Nath è impressionante: basta socchiudere una porta per trovare improvvisamente spiegazioni chiare di simboli e tecniche prima incomprensibili e per svelare i legami, stupefacenti, tra realtà apparentemente lontane tra loro. Gli insegnamenti che credo di aver colto [a volte grazie al caso e, almeno in un caso, al sogno] nel testo di Babaji sono difficili da comprendere se non ha si ha un minimo di conoscenza della cultura vedica, del tantrismo e del buddismo tibetano, ma proverò ad essere il più chiaro possibile.
Cominciamo dal nome della Dea che Gorakhnath "sconfigge" o "conquista": ūrmyā, letteralmente, è la SIGNORA ONDULATA o la SIGNORA DELL'ONDA. Onda in sanscrito si dice ūrmi, ma nel tantrismo è il NOME MISTICO DELLA LETTERA ū. per molti questo non significherà niente, per chi conosce un pochino la scienza delle lettere [cfr. Giuseppe Tucci - Teoria e Pratica del Mandala - Ubaldini editore] sa che rappresenta una DELLE POTENZE PRIMARIE DELLA CREAZIONE. L'universo dello Yoga è musica allo stato puro. vibrazioni che si danzano nello spazio infinito, si incontrano e creano accordi o disaccordi. Le potenze primarie sono sei, le prime tre vocali o vibrazioni, le potenze "del giorno" a-i-u e la loro eco, le potenze della notte" ā-ī-ū. Ognuno di loro è l'iniziale di una parola che esprime gli effetti che la potenza ha sulla manifestazione e sull'essere umano.
a=anuttara, la SUPREMA,
i= icchā, il DESIDERIO,
u= unmeṣa, l'ESPANSIONE,
ā= ānanda, la BEATITUDINE,
ī = īṣaṇā, la POTENZA CREATRICE,
ū = ūrmi, l'ONDA.
Queste sei potenze danzano nell'OCEANO DI PRIMA DELL'INIZIO (Oceano di Latte), anzi "SONO" l'Oceano di Latte. Il suono che genera il loro fluire infinito è il pranava ॐ AUM. Quando si RIPOSANO si scontrano e danno vita a tutte le lettere dell'alfabeto sanscrito che rappresentano LE VIBRAZIONI DELLA MATERIA E DI TUTTI I FENOMENI. In altre parole l'alfabeto sanscrito è l'UNIVERSO. Queste vibrazioni sono le divinità del pantheon indiano. La dea ūrmyā, che nella traduzione del testo di Babaji è chiamata DEA DELLA NOTTE è la potenza dell'ONDA [ū = ūrmi], l'ONDA sorella e compagna della Potenza dell'ESPANSIONE [u= unmeṣa].
Nelle varie tradizioni la Potenza dell'ONDA e la Potenza dell'ESPANSIONE assumono nomi diversi, ma sono sempre rappresentate nella stessa maniera: ūrmyā in India anche detta maa kalaratri [una delle nove forme di durgā] e alakṣmī e in Tibet è Palden Lhamo, la protettrice dei Lama e degli insegnamenti di Buddha.
La "DEA DEL SONNO" cavalca un mulo magico [ha un terzo occhio che gli permette di vedere attraverso il tempo e lo spazio] che NUOTA IN UN OCEANO DI SANGUE. Nel tantrismo tibetano è la SPOSA DI MAHAKALA, il SIGNORE DEL TEMPO, e a questo punto i versi di Babaji assumono un significato diverso. Rivediamoli un attimo:
"[...] Tu hai conquistato il sonno [nidrā](2), che per paura di te fu nascosto nell'Oceano di Latte (3) e dato a Vishnù[...]
Gorakhanath ha ottenuto la vittoria sul sonno [nidrā]. Chiunque conquista il sonno conquista Mahakala(5)[...]"
Mahākāla, letteralmente "grande nero" è, sia in Tibet che in Giappone, il guardiano del buddismo. Mi sono chiesto:"Perchè Babaji identifica la realizzazione con la conquista del Guardiano del Buddismo e della sua Sposa?". La risposta, come spesso accade quando si parla di yoga, è venuta dal dizionario: Mahākāla è il GONPO, il protettore, traduzione tibetana della parola sanscrita Nāth. In altre parole NATH, MAHAKALA e SHIVA è esattamente la stessa cosa. Nath è colui che si identifica con lo SHIVA SENZA TEMPO, lo śiva che giace cadavere prima che la Dea lo risvegli con la sua danza.
Per identificarsi con śiva, ovvero CONQUISTARE MAHAKALA, bisogna prima conquistare NIDRA DEVI, la dea del "fiore che sboccia", perchè lei è la śakti.
Ma perchè NIDRA DEVI si nasconde nell'Oceano di latte [punto (3)]?
Nel tantrismo per latte si intendono sia il latte materno [strīkṣīra o "acqua della signora] sia il sangue mestruale [jīvarakta o "sangue dell'anima"]. L'OCEANO di LATTE in cui si nasconde il potere creativo della donna [nidrā] è BIANCO e ROSSO come il Latte e il sangue mestruale che sono legati dal segreto della fecondità: quando esce il LATTE DEL SENO non esce il LATTE DELLA VAGINA e viceversa. Entrambi, sangue e latte, nascondono il segreto della vita.
Veniamo adesso alla domanda più importante: Come si fa a carpire il segreto della Vita?
Babaji ce lo dice con queste parole:
" Vieni kamalo [uno dei nomi con cui chiamava il suo allievo Shastri], quando hai cominciato a cantare come il Rishi Narada(7), come hai cantato bene!"
Narada, che viene citato nel testo moltissime volte, oltre ad essere il protagonista di molte storie e leggende popolari, è il più grande studioso e interprete indiano di Vedanga, i manuali di applicazione dei Veda. Nel NARADA PURANA insegna a leggere i Veda tenendo conto dei legami che esistono tra danza, musica, recitazione, metro poetico e astronomia. In pratica il Narada Purana è un trattato di scienza delle vibrazioni. I numeri 56 e 64 ad esempio, che vengono ripetuti continuamente da Babaji ( [...] i cinquantasei kalwa e le 64 yogini [...]) fanno riferimento sia a due particolari metri poetici [ cioè al ritmo della recitazione...] sia al numero di raggi creativi cakra del perineo e del cakra della fronte. Bisogna considerare che i cakra, rappresentati come fiori di loto, non hanno solo un certo numero dei petali, ma anche dei raggi di creazione o "risonanze" (nada). In pratica ogni cakra se, stimolato nella maniera giusta, risuona a determinate frequenze. Un gruppo di frequenze crea una melodia, o una stanza poetica, non riproducibile "volontariamente". Ad ognuna di queste melodie, corrisponde una diversa forma della divinità. Per essere più chiari: OM NAMAH SHIVAYA, se recitato con la giusta intonazione e la giusta metrica, non è il mantra di śiva, "è" śiva!
Prima di approfondire ulteriormente il testo secondo me occorre fissare e tenere a mente alcuni punti:
- Babaji è Gorakhanath (o ne è l'incarnazione o ne ha condiviso l'istruzione come abbiamo chiarito sopra).
- Il lavoro che propone nel Gorakhvani è basato sulla scienza delle vibrazioni (questo lo chiariremo in seguito, per basti notare l'insistenza sul canto e la musica e i continui riferimenti al Rishi Narada che è colui che, nel Narada Purana, spiega l'importanza della musica, del metro poetico e della recitazione nei veda).
- Lo yoga dei Siddha Nath è molto più antico di ciò che crediamo ed è alla base dello hatha Yoga, dell'alchimia taoista e del tantrismo tibetano.
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