Silenzio, nostalgia, tenerezza.
Non c'è molto altro da dire.
Suda Sindur Madyee Suravitha Pivaadi Parivruthe
Manidvipe Nipopa Vanavathi Chinthamani Gruhe
Sivakaare Manje Paramasiva Paryanka nilayaam
Bhajanti Tvaam Danyaaha Katichanna Chidananda Laharim
(Le rare persone che ti adorano, Madre divina, sono veramente fortunate
Tu ci travolgi con la tua coscienza benedetta
Fondata sulla gloria di Shiva, il Supremo
Nella stanza dei gioielli che esaudiscono i desideri
Nel giardino dei piaceri
Situato nell'isola delle gemme
Circondata da filari di sacri alberi kalpaka ondeggianti
Che galleggia nell'oceano del nettare divino)
SHANKARA BHAGAVADPADA
Silenzio,Nostalgia,Tenerezza.
La suprema esperienza nello yoga è il riconoscimento dell'identità con l'assoluto, con shiva.
Lo shiva dell'Isola della Gemme è Sakala shiva, rappresentato nell'atto di risvegliarsi da un sonno snza tempo.
Ciò che lo risveglia è il desiderio:
E' la sua "potenza" che danza sopra di lui.
Shiva apre gli occhi e si riconosce nella Shakti.
E' questo momento di consapevolezza (IO SONO LEI) a porsi come sorgente di Silenzio, Nostalgia, Tenerezza.
Perché è l'universo perfetto.
Il Cosmos/Armonia.
lo spazio è "Alogico".
Alogico in quanto infinito e senziente.
L'universo perfetto, non è una forma perfetta o un susseguirsi di eventi perfetti.
E' solo ed esclusivamente Amore.
Shakti, la potenza di Shiva è Amore.
Il riconoscimento dell'identità di Shiva con l'Amore perfetto è ciò che si definisce भाव bhāva, emozione , sentimento e Ananda, Beatitudine.
Non può esserci conflitto , non può esserci dualità nell'universo perfetto.
Ananda è la parte percepibile dell'assoluto.
Percepibile non con i sensi ma con un qualcosa d'altro.
C'è un'emozione, un sentire, un sapore che sembra di non poter descrivere.
é quel qualcosa che ci fa scendere delle lacrime come se si fosse tristi pur essendo felici e fa accapponare la pelle come si avesse paura pur essendo in stato di quiete.
Qualcosa in noi avverte la presenza del noumeno, diviene consapevole dell'avvicinarsi allo spazio sacro del tempio.
Questa emozione , questo rasa è il medesimo che , senza riuscire a descriverlo, i molti prima di noi hanno provato e descritto con metafore, simboli, giri di parole.
E'un qualcosa che da sempre accompagna l'esistenza umana.
E' quindi fuori dal tempo.
Un tempo rituale.
Uno spazio rituale.
Le lacrime nascono dal riconoscimento di questo Amore puro.
Questo "sentire" diverso dall'esperienza ordinaria (per questo ci si accappona la pelle), è la natura stessa dell'uomo, il suo stato naturale.
Non si può descrivere perché è qualcosa che trascende la mente discorsiva.
Ma lo si può riconoscere in una specie di gioiosa malinconia che illumina gli sguardi di chi quel sentire ha condiviso.
Esiste una gioia forte e chiassosa che esplode come un temporale d'agosto.
Esiste una gioia sottile pervasiva come un fiume che esonda con dolcezza inarrestabile.
La prima ha un inizio ed una fine.
La seconda è senza tempo.
Gioia sottile pervasiva come fiume che esonda con dolcezza inarrestabile...
Le esperienze passate hanno lasciato tracce assai profonde.
E una domanda:
E' possibile stabilizzare questa sensazione di pienezza?
E' possibile prendere confidenza con questo stato di quieta felicità che sembra mutare (anzi muta) la densità dello spazio che ci circonda?
Se lo si è sperimentato una o più volte.
Per giorni o mesi.
Significa che questo stato esiste.
C'è ed è accessibile.
Ma sembra difficile,o impossibile, ad alcuni, mantenerlo per lungo tempo.
Rafforzarlo per non farlo infrangere, come la barca dell'amore di Maijakovskij, sugli scogli della vita quotidiana.
Gli scogli della vita quotidiana sono le abitudini, le consuetudine, le regole sociali.
Il sistema nervoso centrale è estremamente plastico.
E tende a lavorare in maniera ergonomica.
Quando imparo ad andare in bicicletta all'inizio farò un sacco di fatica per mantenere l'equilibrio, per coordinare il movimento dei piedi , per imparare a muovere delicatamente il manubrio per voltare a destra o a sinistra.
Dopo qualche giorno tutto sembrerà facile.
Dopo qualche mese mi sembrerà di essere nato in bicicletta.
Non dovrò più ascoltare il corpo per gestire l'equilibrio o per utilizzare la giusta quantità di energia muscolare.
Non dovrò più essere concentrato sul rapporto tra il mio corpo e la bicicletta, ma avrò energia sufficiente per parlare o cantare o risolvere mentalmente operazioni matematiche pur continuando a pedalare.
Andare in bicicletta sarà diventato automatico.
Con le relazioni sociali il sistema nervoso centrale funziona alla stessa maniera.
In ambito lavorativo o familiare impariamo a reagire agli stimoli esterni nella maniera che ci sembra (o ci è sembrata in determinate occasione) più giusta o più conveniente.
Questo genere di reazioni, non istintive, ma automatiche, diventano parte di noi, di ciò che identifichiamo come Sandro, Silvia, Francesca, Fabio, Laura, Andrea....
Ovvero l'ego.
Molte di queste abitudini hanno connotazioni positive e ciò le rende difficili da estirpare.
Ma per proteggere e stabilizzare quella gioia sottile e pervasiva che si sperimenta in alcune occasioni occorre osservare e poi risolvere tutti gli automatismi.
Faccio un esempio pratico:
Il bambino può gridare con tutta l'energia che ha, strapazzando i timpani, del vicinato, anche per ore.
una volta raggiunto il suo scopo (il latte, l'attenzione materna, un particolare giocattolo) si acquieta senza subirne conseguenze.
Se un adulto gridasse per venti minuti con tutto il fiato che ha in corpo, probabilmente "perderebbe" la voce e sarebbe stremato.
Perchè?
Qualcuno parla di mutamenti fisiologici legati allo sviluppo fisico (è una teoria che insegnando emissione vocale agli attori ed avendo lavorato con cantanti lirici mi permetto di confutare), ma secondo me il motivo della minore potenza e resistenza dell'adulto risiede principalmente nell'educazione.
Parlare ad alta voce è considerato disdicevole in molti ambienti.
La persona cortese usa un determinato tono ed un determinato volume.
Non è mai sopra le righe.
Inibire il proprio desiderio di gridare diviene un automatismo.
Ed i processi inibitori si risolvono, nel corpo, in contrazioni muscolari.
Supponiamo che Sandro o Fabio o Silvia o Andrea abbia (abbiano) appreso ad inibire una serie di reazioni naturali per motivi di educazione o di necessità di sopravvivenza in determinati ambienti.
Il suo (il loro) corpo avrà, a livello muscolare una serie di tensioni, una specie di mappa delle inibizioni, che lo (li) rende riconoscibili in un determinato ambiente.
Nel silenzio dei boschi, tra persone impegnate unicamente a condividere esperienze, a meditare , a respirare certe tensioni, certe abitudini, hanno ben poco senso.
Non servono.
Ed ecco che dal rilassamento totale o parziale delle tensioni scaturisce lo stato fisico necessario per fare l'esperienza della Gioia sottile pervasiva come fiume che esonda con dolcezza inarrestabile.
Gli automatismi e le tensioni fisiche ad essi relati, sono diversi per ciascuno e a ciascuno sono invisibili.
Questo porta alla necessità di un lavoro personalizzato e di un occhio esterno in grado di percepire le tensioni invisibili.
Invisibili perchè le consideriamo parte integrante di noi, del nostro corpo e perchè abbiamo imparato a compensareriorganizzando l'intera anatomia.
I blocchi psicofisici, come diceva una mia insegnante , servono.
Servono perché ci proteggono in ambienti che avvertiamo come ostili.
Ma la loro esistenza impedisce di stabilizzare quella condizione di rilassamento attivo detta सुख sukha in sanscrito.
Condizione che è presupposto indispensabile per praticare le posizioni , i mantra e le altre tecniche che definiamo Yoga.
Supponiamo che io sia molto pauroso.
E supponiamo che se qualcuno mi guarda male o mi parla con tono aggressivo il mio primo impulso sia quello di mettermi a piangere a dirotto.
Visto che non è un bello spettacolo vedere un cinquantenne che frigna come un salice depresso ad ogni piè sospinto, diciamo che ho imparato a combattere la tendenza alla lacrima contraendo i muscoli della gola e i muscoli lombari.
Se ripeto questa operazione del contrarre gola e lombari per anni o decenni, alla fine il mio corpo si organizzerà intorno a quelle due tensioni, assumendo una forma particolare ed impedendomi, ad esempio, di parlare a voce alta in pubblico o di mantenere a lungo la posizione seduta.
Potrebbe essere interessante analizzare con attenzione le posture dei singoli praticanti tentando di collegare i blocchi psicofisici agli automatismi ed alle inibizioni che li hanno prodotti.
Se è vero che assumendo un certo asana in maniera corretta si ottengono determinati effetti, è anche vero, secondo me, che l'asana corretto può essere (anzi deve essere) l' effetto di una particolare condizione psicofisica.
L'asana deve insorgere, come un fiore che sboccia.
Il corpo è la terra.
I blocchi sono le pietre che impediscono il naturale sviluppo del fiore.
Non c'è molto altro da dire.
Suda Sindur Madyee Suravitha Pivaadi Parivruthe
Manidvipe Nipopa Vanavathi Chinthamani Gruhe
Sivakaare Manje Paramasiva Paryanka nilayaam
Bhajanti Tvaam Danyaaha Katichanna Chidananda Laharim
(Le rare persone che ti adorano, Madre divina, sono veramente fortunate
Tu ci travolgi con la tua coscienza benedetta
Fondata sulla gloria di Shiva, il Supremo
Nella stanza dei gioielli che esaudiscono i desideri
Nel giardino dei piaceri
Situato nell'isola delle gemme
Circondata da filari di sacri alberi kalpaka ondeggianti
Che galleggia nell'oceano del nettare divino)
SHANKARA BHAGAVADPADA
Silenzio,Nostalgia,Tenerezza.
La suprema esperienza nello yoga è il riconoscimento dell'identità con l'assoluto, con shiva.
Lo shiva dell'Isola della Gemme è Sakala shiva, rappresentato nell'atto di risvegliarsi da un sonno snza tempo.
Ciò che lo risveglia è il desiderio:
E' la sua "potenza" che danza sopra di lui.
Shiva apre gli occhi e si riconosce nella Shakti.
E' questo momento di consapevolezza (IO SONO LEI) a porsi come sorgente di Silenzio, Nostalgia, Tenerezza.
Perché è l'universo perfetto.
Il Cosmos/Armonia.
lo spazio è "Alogico".
Alogico in quanto infinito e senziente.
L'universo perfetto, non è una forma perfetta o un susseguirsi di eventi perfetti.
E' solo ed esclusivamente Amore.
Shakti, la potenza di Shiva è Amore.
Il riconoscimento dell'identità di Shiva con l'Amore perfetto è ciò che si definisce भाव bhāva, emozione , sentimento e Ananda, Beatitudine.
Non può esserci conflitto , non può esserci dualità nell'universo perfetto.
Ananda è la parte percepibile dell'assoluto.
Percepibile non con i sensi ma con un qualcosa d'altro.
C'è un'emozione, un sentire, un sapore che sembra di non poter descrivere.
é quel qualcosa che ci fa scendere delle lacrime come se si fosse tristi pur essendo felici e fa accapponare la pelle come si avesse paura pur essendo in stato di quiete.
Qualcosa in noi avverte la presenza del noumeno, diviene consapevole dell'avvicinarsi allo spazio sacro del tempio.
Questa emozione , questo rasa è il medesimo che , senza riuscire a descriverlo, i molti prima di noi hanno provato e descritto con metafore, simboli, giri di parole.
E'un qualcosa che da sempre accompagna l'esistenza umana.
E' quindi fuori dal tempo.
Un tempo rituale.
Uno spazio rituale.
Le lacrime nascono dal riconoscimento di questo Amore puro.
Questo "sentire" diverso dall'esperienza ordinaria (per questo ci si accappona la pelle), è la natura stessa dell'uomo, il suo stato naturale.
Non si può descrivere perché è qualcosa che trascende la mente discorsiva.
Ma lo si può riconoscere in una specie di gioiosa malinconia che illumina gli sguardi di chi quel sentire ha condiviso.
Esiste una gioia forte e chiassosa che esplode come un temporale d'agosto.
Esiste una gioia sottile pervasiva come un fiume che esonda con dolcezza inarrestabile.
La prima ha un inizio ed una fine.
La seconda è senza tempo.
Gioia sottile pervasiva come fiume che esonda con dolcezza inarrestabile...
Le esperienze passate hanno lasciato tracce assai profonde.
E una domanda:
E' possibile stabilizzare questa sensazione di pienezza?
E' possibile prendere confidenza con questo stato di quieta felicità che sembra mutare (anzi muta) la densità dello spazio che ci circonda?
Se lo si è sperimentato una o più volte.
Per giorni o mesi.
Significa che questo stato esiste.
C'è ed è accessibile.
Ma sembra difficile,o impossibile, ad alcuni, mantenerlo per lungo tempo.
Rafforzarlo per non farlo infrangere, come la barca dell'amore di Maijakovskij, sugli scogli della vita quotidiana.
Gli scogli della vita quotidiana sono le abitudini, le consuetudine, le regole sociali.
Il sistema nervoso centrale è estremamente plastico.
E tende a lavorare in maniera ergonomica.
Quando imparo ad andare in bicicletta all'inizio farò un sacco di fatica per mantenere l'equilibrio, per coordinare il movimento dei piedi , per imparare a muovere delicatamente il manubrio per voltare a destra o a sinistra.
Dopo qualche giorno tutto sembrerà facile.
Dopo qualche mese mi sembrerà di essere nato in bicicletta.
Non dovrò più ascoltare il corpo per gestire l'equilibrio o per utilizzare la giusta quantità di energia muscolare.
Non dovrò più essere concentrato sul rapporto tra il mio corpo e la bicicletta, ma avrò energia sufficiente per parlare o cantare o risolvere mentalmente operazioni matematiche pur continuando a pedalare.
Andare in bicicletta sarà diventato automatico.
Con le relazioni sociali il sistema nervoso centrale funziona alla stessa maniera.
In ambito lavorativo o familiare impariamo a reagire agli stimoli esterni nella maniera che ci sembra (o ci è sembrata in determinate occasione) più giusta o più conveniente.
Questo genere di reazioni, non istintive, ma automatiche, diventano parte di noi, di ciò che identifichiamo come Sandro, Silvia, Francesca, Fabio, Laura, Andrea....
Ovvero l'ego.
Molte di queste abitudini hanno connotazioni positive e ciò le rende difficili da estirpare.
Ma per proteggere e stabilizzare quella gioia sottile e pervasiva che si sperimenta in alcune occasioni occorre osservare e poi risolvere tutti gli automatismi.
Faccio un esempio pratico:
Il bambino può gridare con tutta l'energia che ha, strapazzando i timpani, del vicinato, anche per ore.
una volta raggiunto il suo scopo (il latte, l'attenzione materna, un particolare giocattolo) si acquieta senza subirne conseguenze.
Se un adulto gridasse per venti minuti con tutto il fiato che ha in corpo, probabilmente "perderebbe" la voce e sarebbe stremato.
Perchè?
Qualcuno parla di mutamenti fisiologici legati allo sviluppo fisico (è una teoria che insegnando emissione vocale agli attori ed avendo lavorato con cantanti lirici mi permetto di confutare), ma secondo me il motivo della minore potenza e resistenza dell'adulto risiede principalmente nell'educazione.
Parlare ad alta voce è considerato disdicevole in molti ambienti.
La persona cortese usa un determinato tono ed un determinato volume.
Non è mai sopra le righe.
Inibire il proprio desiderio di gridare diviene un automatismo.
Ed i processi inibitori si risolvono, nel corpo, in contrazioni muscolari.
Supponiamo che Sandro o Fabio o Silvia o Andrea abbia (abbiano) appreso ad inibire una serie di reazioni naturali per motivi di educazione o di necessità di sopravvivenza in determinati ambienti.
Il suo (il loro) corpo avrà, a livello muscolare una serie di tensioni, una specie di mappa delle inibizioni, che lo (li) rende riconoscibili in un determinato ambiente.
Nel silenzio dei boschi, tra persone impegnate unicamente a condividere esperienze, a meditare , a respirare certe tensioni, certe abitudini, hanno ben poco senso.
Non servono.
Ed ecco che dal rilassamento totale o parziale delle tensioni scaturisce lo stato fisico necessario per fare l'esperienza della Gioia sottile pervasiva come fiume che esonda con dolcezza inarrestabile.
Gli automatismi e le tensioni fisiche ad essi relati, sono diversi per ciascuno e a ciascuno sono invisibili.
Questo porta alla necessità di un lavoro personalizzato e di un occhio esterno in grado di percepire le tensioni invisibili.
Invisibili perchè le consideriamo parte integrante di noi, del nostro corpo e perchè abbiamo imparato a compensareriorganizzando l'intera anatomia.
I blocchi psicofisici, come diceva una mia insegnante , servono.
Servono perché ci proteggono in ambienti che avvertiamo come ostili.
Ma la loro esistenza impedisce di stabilizzare quella condizione di rilassamento attivo detta सुख sukha in sanscrito.
Condizione che è presupposto indispensabile per praticare le posizioni , i mantra e le altre tecniche che definiamo Yoga.
Supponiamo che io sia molto pauroso.
E supponiamo che se qualcuno mi guarda male o mi parla con tono aggressivo il mio primo impulso sia quello di mettermi a piangere a dirotto.
Visto che non è un bello spettacolo vedere un cinquantenne che frigna come un salice depresso ad ogni piè sospinto, diciamo che ho imparato a combattere la tendenza alla lacrima contraendo i muscoli della gola e i muscoli lombari.
Se ripeto questa operazione del contrarre gola e lombari per anni o decenni, alla fine il mio corpo si organizzerà intorno a quelle due tensioni, assumendo una forma particolare ed impedendomi, ad esempio, di parlare a voce alta in pubblico o di mantenere a lungo la posizione seduta.
Potrebbe essere interessante analizzare con attenzione le posture dei singoli praticanti tentando di collegare i blocchi psicofisici agli automatismi ed alle inibizioni che li hanno prodotti.
Se è vero che assumendo un certo asana in maniera corretta si ottengono determinati effetti, è anche vero, secondo me, che l'asana corretto può essere (anzi deve essere) l' effetto di una particolare condizione psicofisica.
L'asana deve insorgere, come un fiore che sboccia.
Il corpo è la terra.
I blocchi sono le pietre che impediscono il naturale sviluppo del fiore.
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