L'etichetta "Sacro" attribuita ad un testo, sia questo la Bibbia, i Veda o i Papiri egizi, porta immediatamente il lettore ad interpretare.
Per ogni libro, verso o sutra ci sono decine di interpretazioni teologiche, allegoriche, esoteriche, spesso in contrasto tra loro.
Tutte interessanti, tutte con un loro senso ed una loro dignità.
Tutte basate su un'interpretazione non letterale del testo.
Si dà per scontato che gli autori abbiano celato dietro metafore e giochi di parole delle verità da non divulgare perché pericolose o troppo difficili per l'uomo comune.
Può essere.
Anzi DEVE essere così, visto che la maggior parte dei maestri, dei prof. universitari, dei saggisti scarta le interpretazioni letterali perché troppo facili o troppo assurde.
Però....però a volte mi vengono dei dubbi.
Cosa vorrà dire, ad esempio, Patanjali, quando parla della possibilità, data dallo Yoga (vedi Yogasutra, III Pada) di diventare piccoli come un unghia o grandi come montagne o di volare o di entrare nella mente altrui?
Che razza di metafore, simboli, allegorie sono?
E se dicesse la verità?
La cosa è strana, perché Patanjali parla di tecniche precise (Samyama, Ekagrata) e di precisi luoghi del corpo su cui applicarle.
Per quale motivo non usa metafore?
Che vuol dire? Che ai suoi tempi imparare a volare non veniva considerata una cosa pericolosa o difficile per l'uomo comune?
E se non usa metafore per descrivere i poteri psichici e la maniera di ottenerli per quale motivo dovrebbe usarle quando parla, di altro?
Ho l'impressione di essermi ficcato in ginepraio...Cosa accadrebbe se interpretassimo tutte le scritture in senso letterale?
Un disastro.
La maggior parte delle credenze su cui si basano le religioni monoteiste fondate sulla Bibbia, ad
esempio, crollerebbero, e la storia dell'umanità forse, dovrebbe essere riscritta dall'inizio.
Prendi il nome di Dio: in ebraico si dice Eloah (), ma nella bibbia si parla quasi sempre
di Elohim () che è plurale, significa "GLI" Dei, e Yahweh sarebbe uno degli Elohim.
Adamo ed Eva, poi non sarebbero mica i progenitori! Hanno due figli, i due, Caino e Abele. Abele è meglio visto da Dio (Dei?) perché ammazza gli animali e Caino lo uccide.
Per punirlo lo cacciano e lui se va "all'esterno" (esterno di che?) incontra altri esseri umani, si sposa e ha dei figli.
Ma se Adamo ed Eva erano il primo uomo e la prima donna e si dice che abbiano avuto solo due figli maschi con chi cavolo si sposa Caino?
Ma parliamo di Yoga.
I testi più citati e studiati dello yoga sono le Upanishad, parte integrante dei Veda.
Di solito sono manuali tecnici.
Che succede se li interpretiamo in maniera letterale?
Prendo due sutra "inoffensivi" tratti dalla Taittiriya Upanishad.
Ananda maya kosha ha esattamente le proporzioni del corpo umano.
E' identica al corpo fisico grossolano, anche se assai più sottile:
la tenerezza è la testa, la felicità la spalla destra, il piacere la spalla sinistra, la beatitudine il Sé e Brahman stesso ne costituisce il supporto.
(Taittiriya Upanishad II, V, 1)
In verità questi esseri viventi sono nati da Ananda;
è per Ananda che, venuti all'esistenza, si mantengono in vita
ed è ad Ananda che faranno tutti ritorno.
(Taittiriya Upanishad III, VI, 1)
Nel primo (II, V, 1) si descrive il quinto dei corpi (kosha) di cui è composto l'essere umano, Ananda Maya Kosha che significa letteralmente guaina fatta di beatitudine/godimento.
Innanzitutto questa guaina, che è roba fisica, fenomenica, è uguale al corpo di carne ed ossa (corpo grossolano) ma è più sottile.
In secondo luogo i moti dell'animo come Tenerezza, Felicità, Piacere sono localizzati in punti precisi, il che presuppone la possibilità di stimolarli in qualche maniera tra virgolette meccanica.
Sembra follia, ma se si prendono in considerazione gli studi di Giuseppe Calligaris sul rapporto tra "Placche Cutanee", Emozioni, e Stati Non Ordinari di Coscienza la cosa appare assai meno peregrina di ciò che appare.
Nel secondo (III, VI, 1) si dice che gli esseri umani nascono dalla Beatitudine/Godimento, si mantengono in vita grazie alla Beatitudine/Godimento e sono destinati TUTTI a ritornare alla Beatitudine/Godimento.
Non so se è chiaro ciò che vuol dire.
Se si interpreta Ananda per ciò che è il suo significato letterale, ovvero Godimento Supremo, viene fuori che l'essere umano nasce dal godimento, vive (dovrebbe...) nel godimento e, a prescindere dal frutto delle sue azioni sulla terra finirà in qualche territorio o stato di coscienza pervaso di godimento ("è ad Ananda che faranno tutti ritorno").
E l'inferno?
E il "siamo nati per soffrire?"
A ripensarci è meglio lasciar perdere l'interpretazione letterale dei testi sacri: vengono fuori troppo domande, troppi dubbi.
Se prendessimo sul serio quanto è scritto nella Tattiriya up., ad esempio, potrebbe venir fuori che siamo noi, in qualche modo, a scegliere la via del dolore e della sofferenza.
Che basterebbe conoscere la propria natura per essere felici.
Meglio pensare che siano tutte metafore.... così stiamo tutti più tranquilli.
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