"Liberarsi dai vincoli" è un bello slogan.
Ma per uno yogin potrebbe essere qualcosa di più.
Se riuscissimo a togliere di mezzo le pastoie dei "sistemi culturali" forse potrebbe cominciare a comprendere davvero gli insegnamenti dello yoga.
Cosa sono i Sistemi Culturali?
Sono le creazioni della mente umana, i tentativi di far rientrare tutti i fenomeni in un terreno delimitato dalle credenze religiose, le idee filosofiche e le teorie pseudoscientifiche.
Se riuscissimo a leggere i testi di hatha Yoga facendo pulizia delle idee pregresse, senza tentare di trovare dei collegamenti con Platone e Jung, San Paolo e Freud, Di Caprio ed Blavatsky forse i misteri della meravigliosa Arte dello Hatha Yoga ci apparirebbero molto meno misteriosi.
La parola chiave dovrebbe essere semplicità.
Sembra facile!
La nostra mente quando si legge un testo antico che ha una qualche attinenza con la filosofia e la religione, va in automatico e aggiunge una marea di contenuti e riferimenti moderni che all'autore apparirebbero per lo meno stravaganti.
Un tempo si usava il termine "contestualizzare". Ecco noi non contestualizziamo quasi mai gli insegnamenti dello yoga ma diamo per scontato che siano stati scritti da persone che condividevano la nostra attuale visione del mondo e la nostra cultura.
Il motivo di questo errore, grave, sta nella pretesa che le nostre credenze siano verità.
Diciamoci la verità: nessuno di noi, o quasi nessuno, pensa davvero che Patanjali o Goraksha avessero una conoscenza dell'anatomia, della biologia, della fisica paragonabili alle nostre.
Preferiamo pensare che siano degli dei incarnati, dei personaggi mitici o degli alieni.
Soffriamo di un complesso di superiorità nei confronti del passato.
Non siamo neppure sfiorati dall'idea che uno yogin di tremila o cinquemila anni fa avesse i nostri medesimi strumenti di conoscenza perché il concetto di progresso e di sviluppo infinito si sono ficcati nella nostra mente così profondamente da farci pensare che siano parte del nostro codice genetico.
Semplicità dicevo, cercare di capire cosa dicono, prima di tutto in senso letterale, gli scritti dei maestri antichi.
Per dare un'idea di cosa intendo riporterò alcuni versi di un testo Shakta, lo śāktavijñāna di Somānanda.
Vediamo:
śāktavijñāna 4, 5, 6 - "Cinque dita sotto l'ombelico e due dita sopra l'organo sessuale, tra ombelico e genitali, si trova il bulbo conosciuto come cakrasthāna.
Quando si riesce a interrompere la respirazione ordinaria si si deve concentrare proprio sul bulbo.
Per penetrazione si intende l'aver padroneggiato appieno il movimento dell'energia in questo punto.
Il bulbo è diviso in due parti: una è triangolare, simile alla castagna d'acqua e l'altra che è sempre uguale a se stessa ha sei raggi o vertici.
7:Il bulbo ha l'aspetto di un fiore di melograno, è rosso [...].
8: bisogna portare l'attenzione su questo bulbo e nell'attimo in cui il respiro, che fino ad ora abbiamo ignorato, si ferma, si deve indovinare la sua direzione.
9: ciò che chiamiamo energia consiste in una risonanza, una vibrazione, non prodotta in maniera meccanica, che parte dal centro del bulbo. Se la disegnassimo sarebbe una linea dritta con le estremità, alto e basso, sinuose come un serpente.
10: Nel momento dell'immobilità [con l'arresto del respiro e la percezione della vibrazione] si percepisce come l'alto e il basso [della linea diritta] siano il sole e la luna e la vibrazione genera una energia luminosa.
11: espirando si facciano vibrare le sillabe oṃ akṣa hṛīṃ e si porti l'attenzione sull'energia che percepiremo dritta come un bastone[...]
14: una volta che l'energia è stabilizzato nel bulbo, la dobbiamo far risuonare nell'ombelico, poi nel cuore e nella gola. dalla gola passa poi immediatamente al palato molle.
[...]
Ora se a qualcuno di noi venisse in mente di paragonare il bulbo al muscolo pubo coccigeo e alle zone limitrofe, che si mettono a vibrare "senza ausilio meccanico" nell'attimo precedente all'orgasmo e lavorasse un pochino sul suono interiore e sugli ipertoni che si producono con il palato molle, ho idea che il testo diverrebbe di una chiarezza disarmante.
Niente energie misteriose, niente demoni, niente formule magiche.
Conoscenza anatomica, sensibilità e pratica delle vibrazioni.
Nient'altro.
Lo Yoga è un arte meravigliosa e le basi teoretiche sono semplici semplici, così semplici che le nostre menti complicate non riescono a crederci.
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