"Dedicato a te" - diceva- "In memoria di Paolo Proietti".
Era l'invito ad una manifestazione in memoria di un mio omonimo, morto di cancro lo scorso anno.
Ci ho riso su.
Il messaggio mi è arrivato identico, ogni due tre giorni, per quasi un mese.
In quel periodo amici e amici di amici hanno avuto lutti incidenti e guai di ogni genere.
Roba da grattarsi le balle fino a farle sanguinare.
Ho fatto finta di niente.
Poi la vita mi ha buttato addosso una vagonata di dolore.
Un dolore che non mi apparteneva e che mi attanagliava la gola.
Un dolore che si faceva angoscia.
Mi sono reso conto che da metà aprile, quando c'è stata l'eclissi di luna, sono come regredito: la serenità, la consapevolezza dell'aspirante advaita che ha ricevuto o creduto di ricevere conferme e riconoscimenti dalla Dea, dalla Vita, da Shiva (Shivo'Ham) si è sciolta nel pianto lacrimoso di un bambino.
Un bambino inquietante, ottanta chili e cranio rasato.
Che strano.
Con Andrea, Ivana, Gb e la Giovane Dea, che chissà perché, lo accompagna nella sua esistenza terrena, abbiamo lavorato sul mito dell'oceano di latte, il primo di cui si era parlato con il gruppo Yoga Vedanta, nel 2010, a Lerici.
Dei ed Asura decidono di zangolare lì'Oceano di latte per estrarne l'elisir dell'immortalità ed una serie di gadget, ma i fumi di un veleno potentissimo cominciano ad esalare dal fondo dell'Oceano.
I deva stramazzano al suolo.
Brahma chiede aiuto a Shiva e il Nataraja, tutto sicuro di sé, mette il veleno in una ciotola e lo beve di un fiato.
Lui è Shiva: che cosa vuoi che gli faccia il veleno dell'Oceano di Latte!
Invece il veleno è letale anche per lui.
Tara se ne accorge.
Gli blocca la gola per impedire che la tossina discenda nello stomaco (è per quello che Shiva ha la gola blu....), poi lo trasforma in un poppante e lo allatta, salvandogli la vita.
Da aprile ad ora ho vissuto in pieno il mito dell'Oceano di Latte.
Mi sono intossicato con il veleno di altri, mi sono scoperto presuntuoso, mi sono ritrovato bambino piagnucolante e sono stato salvato da una "madre".
Grande lezione.
Facciamo attenzione affinché la nostra filosofia, le elucubrazioni sul Sé e sul distacco non ci allontanino troppo dalla vita reale.
Le riflessioni, ardite, interessanti, giuste, sul Brahman Nirguna, il vero sé, l'identità tra Atman ed Universo sensibile, quando provengono da una mente non ancora completamente pacificata, rischiano di allontanarci dalla verità anziché indirizzarci sul giusto sentiero.
La tentazione di ingurgitare o fingere di ingurgitare, il veleno del dolore, della malattia, della morte altrui è forte: "Sono uno Yogin! Un Filosofo! un Asparsin!", ma questo può portare all'arroganza, alla presunzione, alla disumanizzazione.
"Dedicato a te: In memoria di Paolo Proietti".... Quante volte leggendo Shankra o Gaudapada mi sono sentito a casa.
Sembrava che avessero scritto per me.
Quante volte mi sono sentito fuoco incolore, al riparo dal vento e dall'acqua dell'Oceano.
Poi mi sono ritrovato bambino, sperduto, piangente.
Oggi mi sono commosso guardando un pianta che stava morendo.
Le ho dato quattro gocce di Fiori di Bach (Rescue) e dopo poche ore le foglie si sono rialzate, hanno riacquistato colore.
Incredibile.
Fino ad un mese fa dicevo che i Fiori di Bach erano un giochino new age, uno stupidaggine, una cosa non interessante.
Ammettere di aver torto è sempre difficile.
Nessuno sa perché funzionano i Fiori di Bach.
Si dice che alla base ci sia l'Amore, e la maggior energia vibrazionale, più pura, dei fiori rispetto agli esseri umani.
Chi è più utile agli esseri umani? il fiore che rallegra i sensi e cura il dolore o il filosofo che sviscera i testi antichi?
Era l'invito ad una manifestazione in memoria di un mio omonimo, morto di cancro lo scorso anno.
Ci ho riso su.
Il messaggio mi è arrivato identico, ogni due tre giorni, per quasi un mese.
In quel periodo amici e amici di amici hanno avuto lutti incidenti e guai di ogni genere.
Roba da grattarsi le balle fino a farle sanguinare.
Ho fatto finta di niente.
Poi la vita mi ha buttato addosso una vagonata di dolore.
Un dolore che non mi apparteneva e che mi attanagliava la gola.
Un dolore che si faceva angoscia.
Mi sono reso conto che da metà aprile, quando c'è stata l'eclissi di luna, sono come regredito: la serenità, la consapevolezza dell'aspirante advaita che ha ricevuto o creduto di ricevere conferme e riconoscimenti dalla Dea, dalla Vita, da Shiva (Shivo'Ham) si è sciolta nel pianto lacrimoso di un bambino.
Un bambino inquietante, ottanta chili e cranio rasato.
Che strano.
Con Andrea, Ivana, Gb e la Giovane Dea, che chissà perché, lo accompagna nella sua esistenza terrena, abbiamo lavorato sul mito dell'oceano di latte, il primo di cui si era parlato con il gruppo Yoga Vedanta, nel 2010, a Lerici.
Dei ed Asura decidono di zangolare lì'Oceano di latte per estrarne l'elisir dell'immortalità ed una serie di gadget, ma i fumi di un veleno potentissimo cominciano ad esalare dal fondo dell'Oceano.
I deva stramazzano al suolo.
Brahma chiede aiuto a Shiva e il Nataraja, tutto sicuro di sé, mette il veleno in una ciotola e lo beve di un fiato.
Lui è Shiva: che cosa vuoi che gli faccia il veleno dell'Oceano di Latte!
Invece il veleno è letale anche per lui.
Tara se ne accorge.
Gli blocca la gola per impedire che la tossina discenda nello stomaco (è per quello che Shiva ha la gola blu....), poi lo trasforma in un poppante e lo allatta, salvandogli la vita.
Da aprile ad ora ho vissuto in pieno il mito dell'Oceano di Latte.
Mi sono intossicato con il veleno di altri, mi sono scoperto presuntuoso, mi sono ritrovato bambino piagnucolante e sono stato salvato da una "madre".
Grande lezione.
Facciamo attenzione affinché la nostra filosofia, le elucubrazioni sul Sé e sul distacco non ci allontanino troppo dalla vita reale.
Le riflessioni, ardite, interessanti, giuste, sul Brahman Nirguna, il vero sé, l'identità tra Atman ed Universo sensibile, quando provengono da una mente non ancora completamente pacificata, rischiano di allontanarci dalla verità anziché indirizzarci sul giusto sentiero.
La tentazione di ingurgitare o fingere di ingurgitare, il veleno del dolore, della malattia, della morte altrui è forte: "Sono uno Yogin! Un Filosofo! un Asparsin!", ma questo può portare all'arroganza, alla presunzione, alla disumanizzazione.
"Dedicato a te: In memoria di Paolo Proietti".... Quante volte leggendo Shankra o Gaudapada mi sono sentito a casa.
Sembrava che avessero scritto per me.
Quante volte mi sono sentito fuoco incolore, al riparo dal vento e dall'acqua dell'Oceano.
Poi mi sono ritrovato bambino, sperduto, piangente.
Oggi mi sono commosso guardando un pianta che stava morendo.
Le ho dato quattro gocce di Fiori di Bach (Rescue) e dopo poche ore le foglie si sono rialzate, hanno riacquistato colore.
Incredibile.
Fino ad un mese fa dicevo che i Fiori di Bach erano un giochino new age, uno stupidaggine, una cosa non interessante.
Ammettere di aver torto è sempre difficile.
Nessuno sa perché funzionano i Fiori di Bach.
Si dice che alla base ci sia l'Amore, e la maggior energia vibrazionale, più pura, dei fiori rispetto agli esseri umani.
Chi è più utile agli esseri umani? il fiore che rallegra i sensi e cura il dolore o il filosofo che sviscera i testi antichi?
Un passo indietro.
Mi viene voglia di dire che occorre fare un passo indietro.
Le teorizzazioni scollegate dall'aspetto pratico possono essere pericolose, portano alla disumanizzazione.
Opinione personale ovviamente.
Ma ho tanta voglia di chiacchiere al bar, di guardare persone negli occhi, di ridere insieme.
Ho voglia di Umanità.
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