"Finirà, me l'hai detto tu,ma non sei sincera,
te lo leggo negli occhi, hai bisogno di me.
Forse vuoi dirmi ancora no, ma tu hai paura,
te lo leggo negli occhi, stai soffrendo per me.
E nei tuoi occhi che piangono,mille ricordi non muoiono.
Perdonami se puoi e resta insieme a me.
Tra di noi forse nascerà un amore vero"
"Te lo Leggo negli Occhi", è il testo oscenamente sdolcinato, di una canzone degli anni '60.
La cantava Dino, un tizio dall'occhio ceruleo di cui si sono perse le tracce da decenni.
-"Però le parole arrivano"- mi ha detto A. un amico musicista.
Il messaggio è chiaro e semplice.
Chiunque ascolta la canzone la interpreta nello stesso modo.
In altre parole il pensiero e l'emozione che voleva esprimere l'autore della canzone, che credo sia Sergio Endrigo, attraverso l'interprete "arrivano", inalterati, all'ascoltatore.
Si, qualcuno sbadiglierà, altri si commuoveranno pensando ad amori lontani, altri ancora sorrideranno di amori nuovi, ma nessuno metterà in dubbio il senso ultimo del brano: "Te lo Leggo negli Occhi".
Internet, la meravigliosa biblioteca di Babele che ci permette di attingere al sapere universale come fosse il pozzo di casa, ci ha trasformato.
Cambiando la nostra maniera di comunicare abbiamo cambiato anche il nostro pensiero.
Per non scomparire nel fiume infinito di parole che esonda, ad ogni ora del giorno, da pc e telefonini, abbiamo cominciato a cercare modalità espressive non ordinarie, sintetiche, interessanti.
Ci siamo trasformati tutti in esperti di marketing, alla ricerca delle migliori strategie per vendere noi stessi.
E vai con l'aforisma, con la frase ad effetto, con l'originalità grafica o linguistica.
Si litiga, ci si lascia, ci si denuncia per un sms o un email.
Le lettere maiuscole, che un tempo ci informavano dell'inizio di un nuovo paragrafo o del nome proprio, adesso sostituiscono gli sguardi e le inflessioni della voce:
"x favore" è una preghiera , "X Favore!" è una minaccia.
E la cosa più interessante è che chi legge muta il proprio stato d'animo a seconda della grandezza delle lettere, cosi che alla fine, per un errore di battitura si rischia di perdere il lavoro o rompere un'amicizia.
Ci si guardasse negli occhi sarebbe un altra cosa, ma ormai sembra impossibile comunicare in maniera diversa.
Un altra cosa che mi ha fatto notare A. il musicista, è quella del controllo.
Nella biblioteca di Babele dove, in teoria, vige la piena libertà di espressione, siamo tutti potenzialmente controllati e controllori.
Lo sappiamo, e quindi utilizziamo un linguaggio obliquo.
Spesso è una necessità: ogni cosa che scriviamo sul pc potrebbe essere usata contro di noi.
Ricordo un episodio buffo nella mia causa di separazione.
Avevo scritto per un forum letterario un testo intitolato "Le Mutande di Federica".
Parlavano continuamente, in quel Forum, di Proust e della "madeleine", che fa piombare nel passato il protagonista di "Alla Ricerca del Tempo perduto" e così per provocare avevo sostituito alla fragranza del dolcetto il profumo di sapone di Marsiglia delle mutande di una inesistente amante del passato.
"Fedigrafo!"
"Ma dai si capisce che è uno scherzo!"
Niente da fare, la realtà virtuale, con le sue mille possibilità di interpretazione, è più vera della vita.
Questa paura più o meno conscia, del controllo porta a modificare ulteriormente le nostre modalità espressive.
Così non solo cerchiamo le parole giuste, che facciano colpo e riescano a venderci meglio, ma cerchiamo pure di mascherare le nostre vere intenzioni, di non essere troppo espliciti.
Più aumentano le possibilità di comunicare e meno sappiamo parlare al cuore degli altri.
"Ma ti rendi conto che Provenzano comunicava con i Pizzini!" mi dice A.
Già.
Il capo della mafia spostava fiumi di denaro, ordinava omicidi, faceva e disfaceva giunte e consigli di amministrazione con i "pizzini", foglietti di carta scritti a mano.
Bene, si dirà, e con lo yoga cosa c'entra?
Beh....diciamo che, almeno a leggere i testi più antichi, lo scopo dello Yoga è quello di portare alla luce, alla coscienza, un nucleo puro, luminoso, eterno che sonnecchia dentro di noi.
Un Angelo Caduto? Un Dio Annichilito? Il Brahman?
Io credo si tratti semplicemente dell'Essere Umano.
Lo yoga ci fornisce spazzole, stracci e detersivi per ripulire il corpo e la mente e mostrarci la nostra vera natura.
Ci dà accesso alla stanza segreta del cuore: è lì che si nasconde il nucleo luminoso dell'esistenza.
Un qualcosa che si esprime con luce e suono.
Niente di vago o indefinito ma un universo intero, con tanto di stelle e pianeti, che vibra in noi.
Non basta saperlo o dirlo.
Va visto e ascoltato.
Ma come si fa nell'Era della Biblioteca di Babele, a vedere ed ascoltare davvero?
Tutti noi parliamo e scriviamo continuamente di Ascolto Interiore e di Vedere con la maiuscola, ma, appunto, ne scriviamo e ne parliamo scegliendo, anche nelle relazioni non virtuali, le parole più adatte a vendere il nostro pensiero e la nostra persona.
Il motto del nostro tempo è se non appari non esisti, e anche i più accesi nemici del Mercato Globale si adeguano perché, giustamente, vogliono esistere.
Solo se esistiamo possiamo vendere i nostri prodotti che magari sono, o pensiamo siano, il bene comune, la felicità, la Conoscenza.
Oppure vendiamo la nostra carenza d'amore in cerca di sicurezze affettive e di conferme.
Il capo della Mafia voleva essere invisibile e, insieme, voleva che il proprio pensiero arrivasse ai suoi uomini chiaro, semplice, inalterato.
Niente giri di parole, niente linguaggi obliqui o codici da spie.
Un foglietto di carta scritto a mano e uno sguardo, occhi negli occhi.
C'è molta ironia nella storia dei "pizzini".
Noi, più o meno consciamente, studiamo sempre nuove strategie di comunicazione per entrare nel Mercato, chi invece il Mercato lo gestisce, si affida a modalità arcaiche.
I mafiosi conoscono l'animo umano meglio di tanti insegnanti di Yoga.
So che il mio ragionamento apparirà sciocco, ma pensiamoci un momento.
Parliamo sempre di sincerità, di verità, di dialogo da cuore a cuore e poi invece di aspettare che le parole vengano spinte in superficie dalla marea delle emozioni cerchiamo la maniera migliore per "catturare l'attenzione".
Sarà mai possibile vedere e ascoltare l'Universo in noi se monitoriamo incessantemente le reazioni altrui ai nostri gesti e parole?
Ogni volta che scegliamo una parola, un'immagine o un abito non per esprimere il nostro pensiero e le nostre emozioni, ma per piacere agli altri, nascondiamo un pochino di più la nostra vera natura.
ogni volta che , con le migliori intenzioni, ci adeguiamo alle leggi del mercato, svendiamo un pezzetto della nostra umanità.
Alla fine non sapremo più riconoscere neppure la nostra faccia e qualcuno, per noi invisibile, deciderà della nostra vita con uno sguardo e un appunto scritto a mano su un foglietto di carta stropicciato.
te lo leggo negli occhi, hai bisogno di me.
Forse vuoi dirmi ancora no, ma tu hai paura,
te lo leggo negli occhi, stai soffrendo per me.
E nei tuoi occhi che piangono,mille ricordi non muoiono.
Perdonami se puoi e resta insieme a me.
Tra di noi forse nascerà un amore vero"
"Te lo Leggo negli Occhi", è il testo oscenamente sdolcinato, di una canzone degli anni '60.
La cantava Dino, un tizio dall'occhio ceruleo di cui si sono perse le tracce da decenni.
-"Però le parole arrivano"- mi ha detto A. un amico musicista.
Il messaggio è chiaro e semplice.
Chiunque ascolta la canzone la interpreta nello stesso modo.
In altre parole il pensiero e l'emozione che voleva esprimere l'autore della canzone, che credo sia Sergio Endrigo, attraverso l'interprete "arrivano", inalterati, all'ascoltatore.
Si, qualcuno sbadiglierà, altri si commuoveranno pensando ad amori lontani, altri ancora sorrideranno di amori nuovi, ma nessuno metterà in dubbio il senso ultimo del brano: "Te lo Leggo negli Occhi".
Internet, la meravigliosa biblioteca di Babele che ci permette di attingere al sapere universale come fosse il pozzo di casa, ci ha trasformato.
Cambiando la nostra maniera di comunicare abbiamo cambiato anche il nostro pensiero.
Per non scomparire nel fiume infinito di parole che esonda, ad ogni ora del giorno, da pc e telefonini, abbiamo cominciato a cercare modalità espressive non ordinarie, sintetiche, interessanti.
Ci siamo trasformati tutti in esperti di marketing, alla ricerca delle migliori strategie per vendere noi stessi.
E vai con l'aforisma, con la frase ad effetto, con l'originalità grafica o linguistica.
Si litiga, ci si lascia, ci si denuncia per un sms o un email.
Le lettere maiuscole, che un tempo ci informavano dell'inizio di un nuovo paragrafo o del nome proprio, adesso sostituiscono gli sguardi e le inflessioni della voce:
"x favore" è una preghiera , "X Favore!" è una minaccia.
E la cosa più interessante è che chi legge muta il proprio stato d'animo a seconda della grandezza delle lettere, cosi che alla fine, per un errore di battitura si rischia di perdere il lavoro o rompere un'amicizia.
Ci si guardasse negli occhi sarebbe un altra cosa, ma ormai sembra impossibile comunicare in maniera diversa.
Un altra cosa che mi ha fatto notare A. il musicista, è quella del controllo.
Nella biblioteca di Babele dove, in teoria, vige la piena libertà di espressione, siamo tutti potenzialmente controllati e controllori.
Lo sappiamo, e quindi utilizziamo un linguaggio obliquo.
Spesso è una necessità: ogni cosa che scriviamo sul pc potrebbe essere usata contro di noi.
Ricordo un episodio buffo nella mia causa di separazione.
Avevo scritto per un forum letterario un testo intitolato "Le Mutande di Federica".
Parlavano continuamente, in quel Forum, di Proust e della "madeleine", che fa piombare nel passato il protagonista di "Alla Ricerca del Tempo perduto" e così per provocare avevo sostituito alla fragranza del dolcetto il profumo di sapone di Marsiglia delle mutande di una inesistente amante del passato.
"Fedigrafo!"
"Ma dai si capisce che è uno scherzo!"
Niente da fare, la realtà virtuale, con le sue mille possibilità di interpretazione, è più vera della vita.
Questa paura più o meno conscia, del controllo porta a modificare ulteriormente le nostre modalità espressive.
Così non solo cerchiamo le parole giuste, che facciano colpo e riescano a venderci meglio, ma cerchiamo pure di mascherare le nostre vere intenzioni, di non essere troppo espliciti.
Più aumentano le possibilità di comunicare e meno sappiamo parlare al cuore degli altri.
"Ma ti rendi conto che Provenzano comunicava con i Pizzini!" mi dice A.
Già.
Il capo della mafia spostava fiumi di denaro, ordinava omicidi, faceva e disfaceva giunte e consigli di amministrazione con i "pizzini", foglietti di carta scritti a mano.
Bene, si dirà, e con lo yoga cosa c'entra?
Beh....diciamo che, almeno a leggere i testi più antichi, lo scopo dello Yoga è quello di portare alla luce, alla coscienza, un nucleo puro, luminoso, eterno che sonnecchia dentro di noi.
Un Angelo Caduto? Un Dio Annichilito? Il Brahman?
Io credo si tratti semplicemente dell'Essere Umano.
Lo yoga ci fornisce spazzole, stracci e detersivi per ripulire il corpo e la mente e mostrarci la nostra vera natura.
Ci dà accesso alla stanza segreta del cuore: è lì che si nasconde il nucleo luminoso dell'esistenza.
Un qualcosa che si esprime con luce e suono.
Niente di vago o indefinito ma un universo intero, con tanto di stelle e pianeti, che vibra in noi.
Non basta saperlo o dirlo.
Va visto e ascoltato.
Ma come si fa nell'Era della Biblioteca di Babele, a vedere ed ascoltare davvero?
Tutti noi parliamo e scriviamo continuamente di Ascolto Interiore e di Vedere con la maiuscola, ma, appunto, ne scriviamo e ne parliamo scegliendo, anche nelle relazioni non virtuali, le parole più adatte a vendere il nostro pensiero e la nostra persona.
Il motto del nostro tempo è se non appari non esisti, e anche i più accesi nemici del Mercato Globale si adeguano perché, giustamente, vogliono esistere.
Solo se esistiamo possiamo vendere i nostri prodotti che magari sono, o pensiamo siano, il bene comune, la felicità, la Conoscenza.
Oppure vendiamo la nostra carenza d'amore in cerca di sicurezze affettive e di conferme.
Il capo della Mafia voleva essere invisibile e, insieme, voleva che il proprio pensiero arrivasse ai suoi uomini chiaro, semplice, inalterato.
Niente giri di parole, niente linguaggi obliqui o codici da spie.
Un foglietto di carta scritto a mano e uno sguardo, occhi negli occhi.
C'è molta ironia nella storia dei "pizzini".
Noi, più o meno consciamente, studiamo sempre nuove strategie di comunicazione per entrare nel Mercato, chi invece il Mercato lo gestisce, si affida a modalità arcaiche.
I mafiosi conoscono l'animo umano meglio di tanti insegnanti di Yoga.
So che il mio ragionamento apparirà sciocco, ma pensiamoci un momento.
Parliamo sempre di sincerità, di verità, di dialogo da cuore a cuore e poi invece di aspettare che le parole vengano spinte in superficie dalla marea delle emozioni cerchiamo la maniera migliore per "catturare l'attenzione".
Sarà mai possibile vedere e ascoltare l'Universo in noi se monitoriamo incessantemente le reazioni altrui ai nostri gesti e parole?
Ogni volta che scegliamo una parola, un'immagine o un abito non per esprimere il nostro pensiero e le nostre emozioni, ma per piacere agli altri, nascondiamo un pochino di più la nostra vera natura.
ogni volta che , con le migliori intenzioni, ci adeguiamo alle leggi del mercato, svendiamo un pezzetto della nostra umanità.
Alla fine non sapremo più riconoscere neppure la nostra faccia e qualcuno, per noi invisibile, deciderà della nostra vita con uno sguardo e un appunto scritto a mano su un foglietto di carta stropicciato.
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