"- Se le stelle apparissero una volta ogni cento anni
l'uomo conserverebbe il ricordo della città di Dio -
Non ricordo chi l'abbia scritto, ma è proprio una bella frase.
Se il sole ci mostra il mondo senza pudore, è con discrezione che i ricami oro e argento delle stelle ci portano fuori dalle tempeste, e addolciscono il vuoto angosciante della notte.
Troppo caldo il sole per fartelo amico, neppure puoi guardarlo negli occhi.
Con le stelle è diverso: godi della loro danza, sempre nuova, le saluti prima dell'alba, come un Romeo sorpreso dal canto dell'allodola, e dopo il tramonto le ritrovi lì, appese al cielo".
Ryu No Kokyu
Lo Yoga è una danza, la danza degli Dei.
Non mi stanco mai di ripeterlo.
Eppure ogni volta che un gesto, ripetuto magari mille e mille volte, prende vita, mi sorprendo.
La vera bellezza è effimera.
Ed è insolita.
La perla di rugiada, al primo sole, emoziona più di un gioiello antico e la rosa che sboccia sulla pietra, inattesa e solitaria, irride, insieme, la roccia e l'artista più osannato.
All'improvviso, a volte, l'asana, la mudra o la sequenza si fanno danza, e il Corpo dello Yogin si scopre palcoscenico per il Nataraja e la sua Sposa.
A volte, mica sempre.
Gli Dei sono capricciosi forse, o forse siamo noi che non abbiamo ancora appreso a perfezione l'Arte della Resa.
Arrendersi alla Gravità è l'unico modo per spiccare il volo.
Arrendersi alla saggezza antica del corpo è la sola via per uscirne, dal corpo, e per "vedersi visti".
In fondo la meditazione non è altro che farsi spettatori di sé, guardarsi come si guarda il campo scosso dal vento.
O l'onda che si spinge fino in cielo per abbracciar la Terra.
Ecco il trucco!
Quando l'Asana, la Mudra, la sequenza si nutrono della nostalgia delle stelle come l'onda si nutre di quella della Terra, il gesto si fa meditazione e lo Yoga Arte.
Le stelle, ancora loro.
Sono mesi che ricordo, leggo e scrivo di stelle, il piccolo grande segreto dello Yoga.
Per gli indiani dei Veda Shiva, il Nataraja è la costellazione di Orione e la sua cavalcatura è il Toro che gli si para di fronte.
La danza degli Dei è, anche, il girotondo, consolatorio, delle stelle.
Consolatorio, perché è vero che
"Se le stelle apparissero una volta ogni cento anni l'uomo conserverebbe il ricordo della città di Dio" ,
ma che angoscia sarebbe, notte dopo notte, annegare gli occhi nel vuoto!
Il sorriso della luna piena parrebbe triste e il disciogliersi delle sue sorelle puzzerebbe di morte, come il pesce vecchio.
Lo Yoga si fa Danza quando ci si arrende alle stelle.
Lavorando in due il gioco dell'abbandono si fa più facile, ascolti te stesso e ascolti l'altro, il tuo respiro si fonde col suo e la pelle si fa sottile per meglio sentire il gioco dei muscoli.
Ci si arrende all'altro come alla gravità e la bellezza, la grazia, sbocciano. Inconsapevolmente.
Involontariamente.
Non c'è volontà nella Bellezza.
Volontà forse, con la maiuscola, ad intendere una Legge che non può essere scritta né detta, ma nell'Arte non c'è spazio per l'IO VOGLIO:
l'Onda della Bellezza è anarchica e bizzosa, come gli Dei o la donna che ami. Tu non puoi decidere quando inarcherà la schiena, come un drago antico, per slanciarsi verso il Cielo, verso le stelle, né puoi costringerla a rimanere al tuo fianco, quando il richiamo della sua casa di cristallo si farà risacca.
Puoi solo aspettare.
La Bellezza è Eterna, proprio perché effimera.
Su di Lei il Signore del tempo non ha potere alcuno.
Quando arriva la riconosci subito.
Il gesto, anche il più banale, si muta in poesia, si fa rotondo, morbido, dolce e sembra che dia luce.
Questo è proprio strano.
Però accade.
Sarà suggestione, ma quando ti "arrendi" il corpo pare più luminoso e il movimento, anche solo di una mano, disegna l'aria come fosse sabbia.
Forse al richiamo della Bellezza, le stelle nascoste in noi, nell'oscura memoria delle cellule, fanno capolino.
O magari è il corpo dello Yogin a rendere l'aria specchio, e la luce che si vede non è altro che il riflesso della Vita che sgorga dalla pelle, la carne i muscoli.
Quando dagli asana insorge la Danza degli Dei, lo spazio si fa denso e il corpo irradia luce.
Normale per chi prende sul serio i versi antichi, straordinario per chi non sa che la Poesia è rivelazione e l'Arte scienza.
Gli dei dormono in noi e come i sogni si destano al primo sonno.
Non il sonno del corpo, intendo, ma l'affievolirsi della presunzione, del credere che la volontà possa dominare la Natura.
Basta arrendersi alla saggezza del corpo e gli dei aprono gli occhi (i tuoi occhi!) per mostrarti ciò che è.
Non la realtà fantastica e barocca della mente, ma proprio quello che è.
La mente umana è golosa di sistemi, calcoli e progetti.
Il corpo, invece, vuole solo danzare.
Chi può biasimarlo?
In fondo è nato per quello
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