Patañjali, il fratello di Kŕṣṇa. Una delle più antiche edizioni dello Y.S. è quella pubblicata a Pune nel 1947, Ānandāśramamudraṇālaye 1904 (Ānandāśrama Sanskrit Series, 47), con il titolo: "Yogasutra with Bhasya (Pātañjalayogaśāstra) Based on the edition by Kāśinātha Śāstrī Āgāśe" Si tratta di un testo di grande interesse che invito i miei colleghi a scaricare e/o copiare [ https://gretil.sub.uni-goettingen.de/gretil/1_sanskr/6_sastra/3_phil/yoga/patyogbu.htm ] Trai motivi di interesse, secondo me, c'è l'invocazione a Patañjali, dedicata, pare, da Vyāsa, agli "studenti" [...]. L'invocazione attribuita a Vyāsa esordisce con una affermazione abbasyanza generica, ovvero "[Sia lode a] colui che si incarna in molteplici forme [...]". Tra queste molteplici forme, secondo Vijñānabhikṣu (XVI secolo d.C.), c'è anche Balarāma, il fratello maggiore di Kŕṣṇa. Già questo potrebbe essere fonte di riflessioni intriganti, ma la cosa più importante,
3.14 è un altro di quei versetti in cui risulta evidente l'impossibilità di comprendere Yoga Sutra senza leggere il commento di Vyāsa. Credo che con tutta la buona volontà immaginabile nessun praticante potrenbbe arrivare a comprendere 3.14 senza leggere le spiegazioni. Anche perchè si fa uso di termini , come dharma o śānta, che solitamente vengono tradotti in modi affatto diversi: qui dharma significa "qualità", nel senso di "potere" insito in un particolare oggetto o gruppo di oggetti: il Dharma dell'argilla ad esempio è il vaso, o la statua o il bicchiere; śānta invece rappresenta ciò che "tramonta" ciò che è "passato". Un'altra cosa importante è l'assoluta necessità di conoscere il Sāṃkhya: senza la conoscenza dei 25 principi e delle relazioni tra Suono, orecchio, Spazio ecc. questo versetto - e tutto lo Yoga Sutra - sarà completamente incomprensibile. 3.14: शान्तोदिताव्यपदेश्यधर्मानुपाती धर्मी ॥३.१४॥ In caratteri latini: ś